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Economia | 21 novembre 2019, 13:26

Occhio alla tassazione nel trading online

È ormai noto a tutti che il fenomeno del trading online ha preso piede anche in Italia. Centinaia di migliaia di italiani investono in autonomia i propri risparmi

Occhio alla tassazione nel trading online

È ormai noto a tutti che il fenomeno del trading online ha preso piede anche in Italia. Centinaia di migliaia di italiani investono in autonomia i propri risparmi, nella maggior parte dei casi attraverso conti online aperti presso broker o banche.

Che cosa è il trading online?

Il trading online (TOL) è quell’attività che prevede l’acquisto e la successiva vendita di titoli e strumenti sui mercati finanziari. Le negoziazioni avvengono ad oggi tramite Internet o app, grazie ai software messi a disposizione dai broker online. In pochi semplici passaggi dunque, ogni investitore, dal più grande al più piccolo, può investire in azioni, obbligazioni, ETF, Forex e tanti altri prodotti. Una volta aperto un conto di trading presso un broker, attraverso la piattaforma si potranno effettuare le operazioni e gestire il portafoglio. Proseguendo nell’articolo troverai maggiori informazioni su come scegliere un broker.

Un aspetto ignorato nel trading online: il trattamento fiscale

Se ogni trader si preoccupa scrupolosamente di dove e come investire in borsa, spesso finisce col dare poca importanza alla tassazione delle attività di trading. Questo aspetto però non può essere sottovalutato, anzi, come vedremo nel corso dell’articolo, esso rappresenta uno dei fattori principali su cui verte la profittabilità dell’investitore privato.

Così come qualunque attività imprenditoriale, non seguire una strategia fiscale può portare a pagare più tasse del dovuto, compromettendo così la nostra redditività. Conoscere dunque le normative fiscali italiane, i meccanismi e le eventuali modifiche, ci consentirà di mitigare l’impatto diretto che le imposte possono avere sulla nostra attività di trading.

Le tipologie di reddito

Secondo la normativa fiscale italiana, la negoziazione dei vari strumenti finanziari (azioni, ETF, derivati ecc.) può generare due tipologie di reddito:

  • I redditi diversi di natura finanziaria: ossia le plusvalenze maturate dall’acquisto e successiva vendita di uno strumento (capital gain)

  • I redditi di capitale: un provento derivante dal possesso di attività finanziarie, come ad esempio i dividendi, gli interessi o le cedole.

Nei successivi paragrafi ci andremo ad occupare di come vengono tassate le plusvalenze secondo il fisco italiano.

La tassazione delle plusvalenze

Nel trading online e negli investimenti in generale, quando in una negoziazione il prezzo di vendita è superiore a quello di acquisto, la transazione genera una plusvalenza (capital gain in inglese). In caso contrario genera una minusvalenza (capital loss).

Secondo la normativa fiscale italiana, le aliquote attuali sulle rendite finanziarie si sono assestate al 26% per tutti gli strumenti finanziari, eccezion fatta per i Titoli di Stato, la cui aliquota è ridotta al 12,50%.

A chi spetta il calcolo e il versamento delle imposte? Il legislatore italiano prevede che l’investitore ha la possibilità di decidere il regime fiscale da adottare per le sue attività di trading. Più nello specifico, egli potrà decidere se adottare:

  1. Il regime dichiarativo: l’investitore si occuperà di calcolare, dichiarare e versare al Fisco tutte le imposte generate dalle attività di trading nel corso dell’anno fiscale.

  2. Il regime amministrato: l’investitore affida all’intermediario finanziario con cui opera la gestione della fiscalità.



Perché è importante la scelta di un broker

Come anticipato nel precedente paragrafo, il trattamento fiscale del trading online dipende dal regime fiscale che adottiamo. Se la scelta di base è quella di usare il regime della dichiarazione, con alcuni broker e banche è possibile optare per il regime del risparmio amministrato.

Alcuni broker infatti sono abilitati ad agire sul territorio italiano da sostituto d’imposta. Che cosa significa? Avendo essi una stabile organizzazione in Italia, si sostituiscono al trader nella compilazione e dichiarazione delle obbligazioni fiscali, versando poi direttamente al fisco le eventuali imposte.

I principali broker sostituti d’imposta in Italia sono Fineco, ActivTrades, Directa, Binck Bank, Webank, Banca Sella.

Per i broker esteri dunque trova applicazione solamente il regime dichiarativo. Se si decide di fare trading con broker come DEGIRO, Interactive Brokers, Etoro, Plus500 ecc. saremo costretti a provvedere in prima persona all’adempimento degli obblighi fiscali. La via più facile in tal senso consiste nell’affidarsi a studi di commercialisti specializzati in conti esteri, i quali possono gestire la pratica fiscale grazie a software dedicati.

In conclusione, il tema della fiscalità nel trading online è un argomento complesso e che non va assolutamente sottovalutato. Occorre infatti distinguere i vari regimi fiscali disponibili, il modo in cui avviene la compensazione delle minusvalenze e tanti altri fattori che possono permetterci di ottenere un’ottimizzazione fiscale. Ottimizzazione fiscale che si traduce in una minore base imponibile da tassare e, di conseguenza, in un miglioramento dei nostri rendimenti di trading al termine dell’anno.





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