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Attualità | 10 gennaio 2020, 07:30

5G tra sviluppo tecnologico e sicurezza per la salute: successo di pubblico per il convegno di Finalborgo (FOTO)

Un dibattito vivace e molto partecipato ieri sera per un argomento sviscerato da molteplici angolazioni

5G tra sviluppo tecnologico e sicurezza per la salute: successo di pubblico per il convegno di Finalborgo (FOTO)

Esistono rischi con l'arrivo della nuova tecnologia di telecomunicazione di quinta generazioni? In cosa lo sviluppo e l'innovazione tecnologica possono aiutare l'umanità, e non solo facilitarne l'esistenza, aldilà delle comodità? A queste domande ha provato a rispondere il convegno voluto dall'amministrazione comunale a Finale Ligure e tenutosi ieri sera nell'Auditorium di Santa Caterina.

Una serata divulgativa, un dibattito per capire quale potrà essere il futuro e quale incidenza potrà avere lo sviluppo delle nuove tecnologie di rete sulla quotidianità. Un modo di porre lo sguardo su diversi punti di vista per raggiungere poi ognuno ad una propria conclusione, vista l'incertezza scientifica che avvolge ancora l'argomento 5G.

A fare gli onori di casa il presidente del Consiglio Comunale Franco De Sciora il quale ha voluto ringraziare il sindaco Frascherelli, presente insieme a tanti altri colleghi del territorio, per aver allargato la discussione all'intera popolazione e non solo alla sala consiliare, e la presidentessa della Seconda Commissione comunale, la consigliera Tiziana Cileto, che ha curato alcuni aspetti del convegno ad iniziare dalla discussione in Seconda Commissione che negli scorsi mesi ha portato prima a fermare momentaneamente l'arrivo dei nuovi trasmettitori e poi all'organizzazione del convegno.

Circa tre ore di appassionato dibattito, a partire dalla storia delle telecomunicazioni e dalla spiegazione di alcuni concetti basilari sulle onde radio e sull'elettromagnetismo, fino ai risvolti più tecnici. Il tutto con i risvolti che la quinta generazione di telefonia mobile andrà ad avere sulla salute.

Ad aprire le danze è stato, in veste di moderatore, il dottor Gianfranco Porcile, referente ligure dei medici per l'ambiente. Dalla sua esperienza di oncologo è giunto un monito, diventato poi quasi un ritornello per l'intera serata: nell'uso degli strumenti che l'innovazione fornisce all'umanità è fondamentale applicare il "principio di precauzione", secondo il quale nulla andrebbe messo in commercio senza certezze dei suoi effetti.

Una prudenza condivisa da ogni relatore, seppur con sfumature differenti. Errato però inquadrare gli interventi in un semplicistico "pro e contro", come ha sottolineato la professoressa Fiorella Belpoggi dell'Istituto Ramazzini di Bologna secondo cui "sbagliamo se diciamo che il 5G è cancerogeno, ma sbagliamo allo stesso tempo se diciamo che non comporta nulla". 

Gli studi svolti dall'istituto di ricerca, in collaborazione con l'americano NTP, hanno infatti evidenziato, insieme ad altri esempi riportati dall'ingegner Davide Maria Palio, come esista una correlazione tra onde elettromagnetiche a radiofrequenza ed incidenza cancerogena, in particolare per quanto concerne tumori al cervello ed al cuore, da aggiungere ai problemi alla fertilità.

La dottoressa non ha mancato di sottolineare come nel 2011 lo IARC abbia collocato gli stessi campi tra i "possibili agenti cancerogeni per l'uomo", classificando come "limitate" le evidenze epidemiologiche e "non sufficienti" quelle sugli animali. Portando un rischio basso ma statisticamente in grado di coinvolgere miliardi di persone. Basti pensare all'alto numero di dispositivi a cui veniamo quotidianamente esposti: ad oggi si calcolano nel mondo circa 20 miliardi di device connessi, che entro il 2025 dovrebbero diventare 55 miliardi.

Posizione in larga parte condivisa dal professor Andrea Grieco, fisico che da anni si occupa di inquinamento elettromagnetico. Dopo aver introdotto l'argomento della serata da un punto di vista tecnico, specificando come quelle emesse dal segnale 5G non siano radiazioni ionizzanti, ossia non in grado di spezzare i legami chimici ma per le quali non è garantito non creino danni biologici.

Come procedere quindi? La risposta l'ha fornita la dottoressa Belpoggi: "Andiamo incontro ad una tecnologia molto invasiva senza saperne nulla. Spendiamo fondi per mandare i turisti nello spazio, è mai possibile che non si possano impegnare risorse nello studio di queste tecnologie?". 

Ricerca senza dubbio. Prudenza si, ma con fiducia verso le aziende attive nel campo delle telecomunicazioni. E' stata questa la presa di posizione di Pietro Guindani, presidente del CdA di Vodafone Italia, secondo cui "le imprese non devono finanziare la ricerca, portando ad esiti di parte. Piuttosto devono incrementare gli stanziamenti pubblici verso di essa, senza sostituirsi agli scienziati. Ma nessuno di essi, se intellettualmente onesto, potrà dire che i campi elettromagnetici facciano male in assoluto, piuttosto qualcuno dirà che entro certe soglie si limitano i rischi. Non esistono agenti che non facciano male, anche l'acqua in grandi quantità causa danni. E' una questione di dosi".  

Se però la scienza non ha ancora fornito risposte certe, ad applicare il principio di prudenza ci ha pensato lo Stato italiano. In Italia il limite di legge per l'esposizione ai campi elettromagnetici è estremamente più cautelativo che in moltissimi altri Paesi: 6 V/m rispetto ai 61 vigenti in altre nazioni.

"Stabilire che questi limiti vadano mantenuti è ciò che possono fare i governi e la priorità che si deve avere. In tempi brevi non possiamo dire no al 5G 'tout-court' ma possiamo impegnarci a non esporre i cittadini oltre questi limiti" conclude la professoressa Belpoggi. 

"Mettendomi nei panni di un'autorità la chiave è rriferirsi a fonti qualificate ufficiale, anche perchè il principio di precauzione è già stato adottato dal Governo italiano col limite dei 6 V/m e nei vent'anni in cui è stato applicato nulla è accaduto per giustificare un innalzamento del livello di guardia" è invece la posizione conclusiva di Guindani.

Un dubbio etico ha chiuso poi l'intera serata. A porlo il professor Grieco, rispondendo ad una domanda sui cambiamenti che l'evoluzione della tecnologia potrebbe portare sull'ambiente e sugli ecosistemi: "Fino a qualche tempo fa l'evoluzione culturale andava più velocemente o di pari passo con quella tecnologica. Adesso siamo in un tempo dove non è più la nostra cultura a guidare la tecnologia, ma è quest'ultima che ci trascina. Dove? Forse in paradiso, forse no, nessuno ad oggi lo sa. Le aziende fanno business seguendo la politica, quindi è ad essa che dobbiamo rivolgerci se non vogliamo correre così velocemente".

Durante la serata spazio anche alla solidarietà, con la raccolta fondi a favore dell'Istituto Ramazzini di Bologna.

Mattia Pastorino

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