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Sanità | 16 gennaio 2020, 10:31

‘Lo psicologo in farmacia’: la Liguria si sta attivando, ma il progetto è ancora all’inizio

La presidente dell'Ordine degli psicologi della Liguria Mara Donatella Fiaschi: "Il fenomeno per ora è spontaneistico, mentre occorre una legge che ne strutturi la presenza e la garanzia dei pagamenti"

Mara Donatella Fiaschi Presidente Ordine degli Psicologi della Liguria

Mara Donatella Fiaschi Presidente Ordine degli Psicologi della Liguria

Non sarebbe bello, e soprattutto utile, entrare in farmacia e, oltre a comprare medicine, misurarsi la pressione e pesarsi, avere anche a disposizione gratuitamente uno psicologo? In realtà si tratta di un servizio che potrebbe essere attivo, e da anni, in tutta Italia, Liguria compresa, ma che nei fatti non è ancora strutturato, ma lasciato alla libera iniziativa dei singoli.

Lo Psicologo in Farmacia”, infatti, è solo uno tra i diversi servizi previsti dalla Legge 69 del 2009, che ha conferito alla farmacia di comunità una serie di prestazioni e funzioni che dovrebbero renderla un Centro Socio Sanitario polifunzionale, cioè un luogo qualificato di offerta di prestazioni sanitarie e di consulenza, insomma, e non solo di vendita di farmaci. Allora perché non troviamo in ogni farmacia di Genova, e del resto della Liguria, uno psicologo pronto ad ascoltarci?

“Da diversi anni come Ordine degli Psicologi della Liguria – spiega la Presidente Mara Donatella Fiaschi - ci siamo occupati di promuovere quest’opportunità, ma il fenomeno per ora è spontaneistico, perché non c’è una legge che preveda la presenza strutturata dello psicologo in farmacia”. Per cui nel 2016 l’Ordine degli Psicologi, congiuntamente con Federfama Genova e l’Ordine dei Farmacisti di Genova, ha emanato le linee di indirizzo per questo servizio e attivato diverse iniziative, come incontri pubblici e corsi di formazione, oltre a progetti pilota in farmacia, “perché questo tipo di opportunità offerta al cittadino potesse essere condivisa”.

E si tratta di un servizio importante, appunto, perché è una consulenza “che parte dall’intercettazione di un disagio psicologico, dovuto, per esempio, a un lutto o a una separazione, o un bisogno più importante, come un disturbo o una patologia psicologica, che possono essere indirizzati verso contesti pubblici o privati”, spiega Fiaschi. In questo modo ne trarrebbero vantaggio sia le persone sia le strutture pubbliche, in quanto “l’obiettivo è fare uno screening ed evitare che chi presenta disagi psicologici, ma non disturbi conclamati, vada a intasare le Asl”.

Ma non è finita qui: la presenza dello psicologo in farmacia servirebbe anche ad accogliere quelle persone che non riconoscono di avere un bisogno o non vogliono andare dallo psicologo: “l’offerta può indurre le domanda e aiutare a superare stereotipi e pregiudizi nel rivolgersi a uno specialista di questo tipo”.

Per questo la sinergia tra psicologo e farmacista, che, nel rapporto di fiducia con l’utente è il primo a intercettare un eventuale bisogno psicologico, è importantissima, perché è anche il farmacista stesso ad avere la necessità di “imparare a gestire aspetti emotivi che riguardano la comunicazione col cliente,  che può essere in difficoltà, aggressivo o insistente, ma anche col proprio team”, come è emerso anche dai progetti pilota già sperimentati.

Dunque il problema qual è? Il reperimento delle risorse per pagare la prestazione degli psicologi. Infatti, secondo le linee guida nazionali, in farmacia si prospettano sei incontri gratuiti col paziente, ma “questo accade laddove il professionista venga pagato, come a Roma, con gli psicologi di Farmacap, che sono retribuiti dalle farmacie comunali del Lazio; mentre noi qui abbiamo deciso per un solo incontro gratuito, in quanto bisogna ancora trova un accordo per garantire la remunerazione ai nostri psicologi”.

Quindi, tracciate le linee di indirizzo e fatti gli incontri di formazione, quello che si deve fare in Liguria oggi è passare alla fase successiva, che preveda un accordo con le farmacie comunali, secondo il modello laziale, o tra farmacisti privati e psicologi, come “previsto nelle linee guida nazionali, anche usando fondi che possono derivare da enti o associazioni, come avviene in Lombardia con gli Ats (Ambiti Territoriali Sociali), che stanziano una quota insieme ad altre realtà, come quella dei farmacisti consorziati, che vogliono offrire un servizio in più ai clienti grazie alla presenza dello psicologo”.

E dal momento che si tratta di un servizio per la salute pubblica, “come Ordine degli Psicologi della Liguria continueremo a lavorarci con Federfarma Genova e Ordine dei Farmacisti – conclude la Presidente Fiaschi - anche perché, come nel Patto sulla Salute del Ministero è indicata la possibilità di dare più importanza alla farmacia dei servizi, per esempio inserendo la figura dell’infermiere di famiglia, così vorremmo che a livello nazionale fosse inserito anche lo psicologo, per creare una sorta d’equipe multidisciplinare che offra un servizio di prima accoglienza in farmacia”.

Anche perché nella sperimentazione della farmacia dei servizi è indicato di favorire l’aderenza alla terapia “che non richiede solo la presenza dell’infermiere, ma anche del professionista che, specie in caso di malattie croniche, faccia sì che il paziente si senta psicologicamente motivato a seguire la terapia in modo corretto e continuativo”.

Medea Garrone

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