Un passo avanti... un passo indietro. Se dovessimo dare oggi un titolo a quello che sta accadendo sul Lupo potremo senza timore di smentita chiamarlo "propaganda wolf". Si? Perché? Siamo nell'era degli influencer e larga parte di ciò che ci viene propinato con gradualità, con la lentezza della penna, diviene parte della nostra conoscenza, come e quasi fosse sempre stato in noi.
Attenti al lupo non è più allora un grido di allarme o di pericolo, almeno non più. E' semplicemente una declinazione simpatica di un modo di essere, una canzone di Dalla o, alla peggio, uno slogan per luoghi come Bibbiano. Se però è detta in certi ambienti di montagna o nei salotti bene di Roma e Milano è ancora una bestemmia.
Si, perché nessuno ha più paura del lupo, lui è entrato nelle nostre abitudini e oramai è tanto vicino a noi da percepirne il respiro. Orbene, questa manipolazione avvenuta sul lupo, da cattivo a buono, ha prodotto sul tema natura diversità e preservazione.. un lavaggio del cervello ai più tanti e prosegue con l'indottrinamento dei più giovani sin dalla tenera età.
Non ci si interroga più su quali cambiamenti radicali questo comporti sull'ambiente e sulla vita fuori dai centri commerciali, dagli uffici o dalle fabbriche e dalle nostre case; se, ad esempio, permarranno le comodità assodate e se anche le abitudini a delegare entreranno in crisi. Di certo le distrazioni di massa sull'argomento incideranno profondamente sulle abitudini e produrranno nel medio termine la corsa ai modelli negativi del passato (che verranno sdoganati come buone pratiche e opportune soluzioni). Sarà che allora, come sempre accade in Italia, per gli argomenti spinosi, il tutto verrà ridotto ad un forma di poco interesse, dove la realtà scomoda sarà sostituita da qualcosa di conveniente e le bugie degli influencer torneranno a fingere di essere vere.
Ivano Rozzi