Sanità - 16 febbraio 2020, 06:00

Quando i bambini sono dei “veri duri”: come dentista e genitori possono gestirli

Esistono bambini che, per essere avvicinati, richiedono davvero una tecnica psicologica ben precisa; di solito sono bimbi molto intelligenti, con un carattere già parecchio forte fin da piccoli e, se si sbaglia il primo approccio, è poi difficile recuperare.

Quando i bambini sono dei “veri duri”: come dentista e genitori possono gestirli

Cari lettori di Savona News, quando mi sono iscritto a “Il Dentista dei Bambini” ( www.ildentistadeibambini.it ) ho potuto iniziare a beneficiare della formazione e aggiornamento specifici in odontoiatria pediatrica che il gruppo offre a chi ne fa parte.

Uno degli appuntamenti “fissi” che possiamo frequentare ogni anno è col Dr. Roberto Olivi Mocenigo di Modena, uno dei primi dentisti d’Italia che, già parecchie decine di anni orsono, ha scelto di dedicarsi esclusivamente all’odontoiatria pediatrica, diventandone un luminare.

Roberto, ogni volta, condivide con noi la propria esperienza ed è anche grazie ai suoi consigli che ho imparato a gestire alcuni bambini su cui colleghi generalisti hanno avuto delle difficoltà.

Esistono bambini che, per essere avvicinati, richiedono davvero una tecnica psicologica ben precisa; di solito sono bimbi molto intelligenti, con un carattere già parecchio forte fin da piccoli e, se si sbaglia il primo approccio, è poi difficile recuperare.

Il “segreto” è, con tutta la dolcezza possibile, far capire al bimbo stesso che, in questa situazione, non è lui a decidere; questo comporta, talvolta, un tempo indefinito durante la prima visita e richiede la fiducia e collaborazione del genitore.

Proprio questa settimana ho visitato un bimbo così: si chiama M., compirà fra poco tre anni, genitori splendidi che delegano poco ai cartoni animati e leggono dei libri con lui, gli danno il buon esempio sulla sana alimentazione e anche delle regole di comportamento, ma M. ha anche 4 nonni che, probabilmente, pendono dalle sue labbra quando lui li guarda con quegli enormi occhioni blu e questo gli dà molta sicurezza, tant’è che “mette in riga” pure  i cuginetti più grandi.

Come facciamo con tutti i bambini, anche M. la prima volta è stato accolto cercando di creare un ambiente poco “medico”, aiutati dai palloncini e dalle grandi sagome dei personaggi dei cartoni animati. L’obiettivo (soprattutto coi più piccoli) è sempre quello di guadagnare la loro fiducia, arrivare con loro a contare i dentini, inquadrandoli con la nostra telecamera e fornire ai genitori alcuni consigli per una corretta prevenzione della carie.

M. però (forse per un ricordo negativo legato ad una vaccinazione) ha iniziato a dire “non voglio” rifiutandosi di entrare nella sala operativa. A questo punto, grazie alla fiducia manifestata dalla mamma, gli abbiamo spiegato che nel nostro studio c’è una regola: quando un bimbo entra non può andare via se non mi ha fatto vedere i dentini, ma che lui poteva scegliere se farlo in braccio alla mamma, sulle piccole sedie dell’attesa oppure in piedi.

M si è giocato tutte le sue armi, alzare la voce, qualche lacrimuccia, mettersi nell’angolo vicino alla porta… ogni volta gli dicevo “allora cosa hai scelto? Qui oppure di là sulla poltrona?” e al suo diniego gli si rispondeva: “pensaci, passo fra poco e poi mi dici cosa preferisci fra queste due possibilità”.

Intanto con la mamma (che doveva limitarsi a sorridergli rassicurante senza intervenire nel nostro dialogo) vedevamo come si evolveva il suo atteggiamento. Siamo andati avanti quasi un’ora e mezza (intanto utilizzavo il tempo per fornire un po’ di informazioni utili alla mamma) ma alla fine M. ha visto come la poltrona assomigliasse ad uno scivolo ed ha deciso da solo di salirci e di fare qualche fotografia sorridendomi. Ha quindi preso la macchinina che gli abbiamo regalato per “quanto era stato bravo”, mi ha “battuto il cinque” ed ha detto che torna la settimana prossima per imparare come si lavano i dentini.

È stato un lavoro complesso che ha comportato tempo e pazienza ma, se lui avesse capito che impuntandosi avrebbe “vinto lui” la prossima volta sarebbe stato ancora più difficile.

Il nostro obiettivo finale è sempre quello di portare i bambini a vivere serenamente il rapporto col loco “amico dentista” e a fare in modo che, con le opportune manovre di prevenzione, il loro sorriso rimanga sano senza dover arrivare a fare niente di complicato.

Per questo è importante vedere i bambini prima possibile (anche a un anno di età…) ed entrare nella loro routine, se poi, come (fortunatamente quasi sempre…) non sono dei “duri” come M. la visita si risolve molto semplicemente… ma non potendo saperlo prima, il dentista pediatrico deve essere sempre preparati “al peggio”!

 

Se avete domande su argomenti che non trovate sul mio sito www.attiliovenerucci.it , potete scrivermi a: dottore@attiliovenerucci.it  .

Buona Domenica!

 

Dr. Attilio Venerucci

Prof. A contratto c/o

Master in Laser Dentistry

Università degli Studi di Genova

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