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Economia | 17 marzo 2020, 15:50

Coronavirus, ecco chi resta fuori dai 600 euro per le partite Iva: "Noi, messi in secondo piano"

Si tratta di tutte le categorie che non rientrano sotto la copertura previdenziale dell'Inps, ma a singole casse professionali

Coronavirus, ecco chi resta fuori dai 600 euro per le partite Iva: "Noi, messi in secondo piano"

"Seicento euro una tantum per il mese di marzo". Da un giorno esatto (è stato annunciato lunedì pomeriggio dal premier Giuseppe Conte) è questo uno degli argomenti più caldi in una società ormai costretta in casa dal Coronavirus e dai provvedimenti restrittivi del Governo.
A tanto ammonta la somma che, secondo il Decreto "Marzo", sarà destinata ai lavoratori non dipendenti in Italia, alla luce delle difficoltà economiche di queste settimane. Dunque partite Iva, da sempre ferita aperta quando si tratta di leggi e sostegno, ma anche lavoratori "titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa", iscritti alla Gestione separata e "non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie". Con loro anche gli operai agricoli a tempo determinato e i lavoratori dello spettacolo".

Un bonus che, per la fase di erogazione, chiama in causa direttamente l'Inps, cui le persone interessate dovranno fare richiesta per ottenere i soldi. Richiesta che poi sarà vagliata e verificata nella sua correttezza.

Così recita il testo diffuso dall'esecutivo. Ma chi resta fuori? I dubbi interpretativi sono molti. E questo non deve stupire, visto che si tratta di decreti di poche pagine redatti in tutta fretta sotto la pressione del momento e dell'emergenza nazionale. E che probabilmente saranno oggetto di ulteriori specifiche e approfondimenti. Ma allo stato attuale i punti interrogativi non mancano e la platea di coloro che potrebbe essere costretta a rimanere a guardare si annuncerebbe nutrita.

In attesa della versione definitiva del decreto, però, a occhio sembrano restare fuori soprattutto le cosiddette "professioni": lavoratori autonomi, sì (nella maggior parte dei casi), ma che facendo capo a casse previdenziali diverse dall'Inps non possono certo aspettarsi che la stessa dia loro dei soldi. Dunque, almeno in buona parte dei casi, si guardano intorno con grossi dubbi architetti e ingegneri, ma anche chimici, geologi, agronomi e biologi. E poi i farmacisti, i commercialisti, i ragionieri, i notai, i medici, gli psicologi, gli infermieri, i giornalisti, gli agenti di commercio e simili. Lavoratori, peraltro, che rispetto ad altri potrebbero avere qualche difficoltà anche nel poter dimostrare concretamente di quanto possa essere calato il proprio volume d'affari in un arco temporale così ristretto.

Massimiliano Sciullo (Redazione TorinOggi)

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