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Sanità | 24 marzo 2020, 14:35

Coronavirus, Santa Corona senza mascherine e protezioni: "Ci sentiamo carne da macello"

"Dovremo sanificare quanto già usato, ma nessuno ci ha ancora garantito che ci sia un potere filtrante dopo la sterilizzazione"

Coronavirus, Santa Corona senza mascherine e protezioni: "Ci sentiamo carne da macello"

"Non abbiamo più mascherine e non ne arrivano. Dovremo sanificare quelle che abbiamo già usato, ma nessuno ci ha ancora garantito che ci sia un potere filtrante dopo la sterilizzazione". Gli infermieri del Pronto Soccorso del Santa Corona di Pietra Ligure manifestano tutta la loro preoccupazione dovuta alla mancanza di dispositivi di protezione durante i loro turni di lavoro in piena emergenza Coronavirus.

"Il Pronto Soccorso e il Santa Corona in generale si trovano ormai ad affrontare casi conclamati di Coronavirus - spiegano gli operatori del punto di primo intervento pietrese, sottolineando l'impegno del nosocomio nella lotta al Covid-19 - sono settimane che abbiamo dedicato un'area del Pronto Soccorso ai pazienti con problemi respiratori, oltre agli spazi dedicati in Medicina d'urgenza e della Chirurgia protesica (area Covid-19 ndr)".

Proprio per aiutare il Pronto Soccorso del Santa Corona, nelle ultime ore è partita una raccolta fondi (leggi QUI) finalizzata all'acquisto di presidi per la ventilazione non invasiva e di dispositivi di protezione individuale per i pazienti ed il personale del pronto soccorso. Un'iniziativa che ha fatto seguito al progetto denominato "Covid-19: Santa Corona nel cuore" (leggi QUI) che ha raccolto più di 130.000€ grazie alle donazioni sul c/c dell’Asl 2 “Savonese”. "Da noi per ora sono arrivati cinque ventilatori, ma non dispositivi di protezione" fanno sapere gli infermieri del Pronto Soccorso pietrese relativamente alla raccolta fondi già conclusa.

"Lavorare così non è umano, prima di aiutare gli altri dobbiamo essere sicuri noi - continuano dal punto di primo intervento - abbiamo scritto anche ai vertici regionali e ci è stato detto che le mascherine arriveranno, ma al momento non abbiamo ricevuto nulla. Siamo tutti preoccupati, oltre che per noi anche per le nostre famiglie: ci ritroviamo ad affrontare un virus potenzialmente letale e ci sentiamo carne da macello. Veniamo mandati in prima linea e ci sta, è il nostro lavoro, però vorremmo lavorare in modo corretto e protetti. Alcuni di noi sono già risultati positivi, siamo preoccupati ed arrabbiati. Lavorare non ci ha mai spaventato, ma vorremmo farlo preservando la nostra salute: siamo stanchi sia fisicamente che mentalmente, se ci dovessimo ammalare non riusciremmo poi ad aiutare gli altri".

Alle comprensibili preoccupazioni, si aggiunge inoltre la mancata possibilità di effettuare i tamponi: "La psicosi ormai dilagante porta sempre più persone a presentarsi al Pronto Soccorso per richiedere di essere sottoposti ai tamponi, pratica che al momento non è ancora concessa agli operatori sanitari - concludono gli infermieri - monitorare le nostre condizioni ci renderebbe quantomeno più sicuri e ciò sarebbe d'aiuto in questa difficile situazione".

Roberto Vassallo

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