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Attualità | 27 marzo 2020, 10:00

Venerdì con... #Immaginafamiglie. Il supporto psicologico ai tempi del Coronavirus

Da oggi, venerdì 27 marzo, e fino alla fine di questo stato di emergenza, la consueta rubrica quindicinale curata dalla Associazione di Promozione Sociale (APS) Immaginafamiglie diventa settimanale

Venerdì con... #Immaginafamiglie. Il supporto psicologico ai tempi del Coronavirus

Molti di voi si sono accorti, o si accorgeranno nei prossimi giorni, che si stanno moltiplicando le offerte di supporto psicologico in questo periodo di paura del contagio.

Le ASL, molte associazioni e molti colleghi che generosamente hanno deciso di donare il loro tempo si offrono per aiutare le persone ad affrontare la paura, il senso di minaccia, l’angoscia, il lutto che questa situazione di epidemia ha portato. Ma come mai è così importante questo supporto? La risposta sta in una sola sigla: PTSD. PTSD, ovvero disturbo da stress post traumatico. È un disturbo che sopraggiunge nei mesi successivi a un forte trauma.

Ma partiamo dall’inizio: cos’è un trauma? In psicologia si indica generalmente con trauma un evento talmente sconvolgente da mettere a repentaglio la nostra vita o la vita di chi ci è vicino, un episodio o una serie di episodi talmente soverchianti da farci sentire completamente impotenti. Un incidente, una rapina, una rissa violenta. Ma anche una malattia. O la morte improvvisa di un nostro caro. Questo si intende con trauma. E il trauma produce uno stress intenso, molto intenso.

Se per ragioni che dipendono dalla gravità della situazione affrontata o dalla nostra storia personale o dalla nostra capacità di resilienza (bellissima parola, significa “capacità di riprendersi dopo una difficoltà) non riusciamo a far fronte allo stress provocato dal trauma, questo non viene elaborato, rimane lì, attivo nelle profondità del nostro cervello e lavora. Lavora incessantemente per spingerci a elaborarlo, ad andare oltre, ad affrontarlo.

A questo punto, mesi dopo l’evento traumatico, possono iniziare i sintomi. Pensieri intrusivi, immagini che si ripresentano mentre facciamo altro o nei sogni. Sensazione di star rivivendo l’evento, flashback, intense emozioni negative improvvise. Percezione continua di una minaccia che potrebbe piombarci addosso, ansia, costante vigilanza. Allora si inizia a non dormire, a evitare posti o persone o attività che ci ricordano l’evento traumatico. Ci si isola, a volte. Si cerca di spegnere la mente con sostanze o alcol, a volte. Ci si fa del male, a volte. Purtroppo per noi l’epidemia da coronavirus rischia di essere un lungo trauma. Inoltre coinvolge praticamente tutta la popolazione.

Ciò significa che tra 4/6 mesi potremmo avere un aumento delle persone affette da disturbi d’ansia, che abusano di sostanze, con depressione. Potremmo essere tutti molto più infelici, più irritabili e più nervosi. Insomma, potremmo stare male. Inevitabile? No, anzi ci sono dati che ci indicano che il supporto psicologico durante il trauma o subito dopo il trauma riduce notevolmente il rischio di sviluppare PTSD. E questo è fantastico.

Per questo molti colleghi si stanno organizzando per offrire supporto. E anche questo è fantastico. Inoltre in molti casi questo supporto è gratuito. Super fantastico. Però ora tocca voi, tocca a voi chiamare e prendervi cura di voi.

Siamo chiusi in casa da alcuni giorni, stiamo perdendo la voglia di ballare sui balconi e di fare video divertenti, spero manterremo lo stesso entusiasmo, ma purtroppo non ci conto. Non ci conto perché questo ritiro necessario non è uno scatto, è una maratona.

E dobbiamo imparare a dosare le energie, distribuire le risorse, impostare una routine del benessere. Dormire il giusto, mangiare sano e a orari regolari, dedicarci agli hobby, rimanere in contatto con parenti e amici, prenderci cura del nostro aspetto, della nostra igiene personale e del posto dove viviamo. In modo regolare, impostando dei tempi che possano essere mantenuti a lungo. Anche un paio di mesi. E cercare supporto quando la condizione inizia a diventare pesante. Parlare con un professionista se l’ansia sale alle stelle. Parlare con un professionista se ci si sente troppo abbattuti per alzarsi dal letto. Parlare con un professionista se si ha continuamente paura di ammalarsi o di essere contagiato. Parlare con un professionista se saltano sonno e alimentazione: insonnia e inappetenza sono un campanello di allarme.

Noi ci siamo. Sappiamo quanto è delicato questo periodo per il benessere dei membri della nostra comunità e, di conseguenza, della comunità intera. Sappiamo che dare supporto ora può aiutare a ridurre gli accessi futuri al Centro di Igiene Mentale, l’uso di psicofarmaci, il bisogno di fare ricorso a una psicoterapia o a renderla più efficace e breve. Noi abbiamo molti motivi per esserci. Perché non sono sicura che, come dicono gli hashtag, andrà tutto bene. Però sono sicura che se le cose andranno male, faremo il possibile per sistemarle.

Ricordiamo che lo sportello INFORMALEFAMIGLIE presso la sede in lungocenta 12 è chiuso in relazione ai dispositivi di protezione e contenimento del contagio Covid 19. Ci stiamo attrezzando per poter aprire una versione dello sportello On line per arrivare alle nostre famiglie e proporre un' alternativa all'isolamento che tutti stiamo vivendo in questo momento.

Autore di questo articolo:

D.ssa Laura Casnaghi, psicologa e psicoterapeuta. Amo la psicologia, amo il mio lavoro e amo farlo bene. Per me farlo bene significa essere presente, sincera, pratica, aggiornata. Mi piace ciò che è scientifico e validato, preferisco utilizzare metodi di cui ho testato l’efficacia. Sono una psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Sono una terapeuta EMDR. In questo momento di quarantena sto cercando di offrire servizi gratuiti: #restoacasaconlapsico (rubrica di consigli al tempo del coronavirus su YouTube) e il numero di supporto psicologico per l’emergenza (tel. e wa.: 3407192984). Mi piace usare i social. Mi piace fare la mia parte nel volontariato tramite associazioni come #ImmaginaFamiglie. Mi piace fare ricerca. Posso parlare di psicologia per ore. “Niente di ciò che è umano può essermi estraneo” diceva Terenzio, e io ne ho fatto tesoro nella mia professione. Poi sul comodino ho i romanzi di Palahniuk (quello di Fight Club per intenderci), perché non è che mi prendo sempre troppo sul serio.

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