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Sanità | 28 marzo 2020, 16:30

Coronavirus, dubbi su ricette dematerializzate, assenza di tamponi e DPI per i medici. Dottor Tersidio: "Siamo stati abbandonati" (VIDEO))

Abbiamo fatto il punto della situazione con il segretario provinciale della Federazione Medici di Medicina Generale Savona

Coronavirus, dubbi su ricette dematerializzate, assenza di tamponi e DPI per i medici. Dottor Tersidio: "Siamo stati abbandonati" (VIDEO))

Da circa una settimana è attivo il il processo di erogazione dei farmaci a seguito di ricetta dematerializzata che prevede nuove procedure per ridurre gli spostamenti, evitare gli assembramenti negli studi medici e semplificare l’iter di accesso all’assistenza farmaceutica.

Non tutto però è filato liscio, in quanto i pazienti, confusi dalla novità si sono recati in farmacia con non poca preoccupazione visti i numeri e i codici della ricetta da presentare.

I pazienti infatti non dovranno più recarsi presso lo studio del medico per avere la stampa del promemoria ma il medico, dopo aver generato come di consueto la ricetta dematerializzata per ciascun paziente, potrà fornirla all’assistito tramite l’invio del promemoria (ricetta) tramite posta elettronica ordinaria o posta elettronica certificata (PEC), invio del numero di ricetta elettronica (NRE) tramite sms o, in alternativa, tramite applicazione per telefonia mobile che consente scambi di messaggi e immagini (alla quale risultino registrati sia il medico prescrittore sia l’assistito) oppure comunicazione telefonica del numero di ricetta elettronica (NRE): il medico prescrittore comunica il codice al numero di telefono fisso o mobile indicato dall’assistito.

Abbiamo provato a chiarire alcuni dubbi con il segretario provinciale Federazione Medici di Medicina Generale Savona Angelo Tersidio.

Per dematerializzata pura l’ottimale sarebbe potersi presentare con il proprio tesserino sanitario e il farmacista rilevato il codice fiscale del paziente può estrapolare le ricette presenti, questo pare non sia possibile per ora e quindi si sono organizzati degli escamotage diversi. Qualche persona non ha però la stampante e quindi dovrà registrarsi il codice alfanumerico composto da 15 numeri che è in alto a destra, lo deve consegnare al farmacista che deve recuperare la ricetta i quali la devono comunque stampare. Stiamo attendendo, in Toscana lo fanno, dove i gestionali inviano direttamente l’sms con il numero, da noi non è ancora così, aspettiamo che la Regione attivi un sistema di messaggistica. Nel frattempo per chi non ha mail e sms comunichiamo i codici anche telefonicamente”.

E’ cambiato completamente il nostro lavoro, siamo stati abbandonati, non abbiamo i presidi, viviamo una situazione di angoscia perché non possiamo andare ad assistere i nostri pazienti, a doverli visitare solo per telefono. Ce le inventiamo tutte, dal videconsulto, whatsapp, skype, il telefono, non perché vogliamo nasconderci, ma dobbiamo tutelare noi stessi, le nostre famiglie e i pazienti stessi. Perchè andando dai nostri pazienti se ci contagiamo diventiamo i primi vettori” continua Tersidio.

Sono circa una quarantina i medici che hanno perso la vita a causa del Covid19 e più della metà sono medici di medicina generale.

Proprio perché noi siamo andati nei primi momenti, a mani nude, senza protezione. Ci dà un immenso dispiacere non poterli assistere, si creerà sicuramente nel prossimo futuro un grande problema, ora stiamo gestendo, in attesa, tutti i soggetti cronici a seconda delle patologie replicando i farmaci, consigliandoli, ma poi dovranno fare esami diagnostici, di laboratorio che in questo momento sono praticamente sospesi. Gli studi saranno vuoti e poi ci sarà un boom” prosegue il dottore.

E’ molto complesso, anche perché noi ci arrovelliamo per selezionare i pazienti, per non creare affollamento cercando di screenarli e lo stanno facendo tutti i medici di famiglia. Ricevo telefonate dai pazienti che mi segnalano di avere problematiche di tipo febbrile, ad oggi ne sto monitorando 5, di questi sono pazienti che da giorni hanno la febbre, li ho segnalati all’ufficio di igiene il quale compila una scheda, in base alla mia segnalazione valuta se inviare il gruppo che gli fa il tampone. Un soggetto è risultato positivo ed è stato ricoverato ad Albenga e aveva problemi respiratori, un altro, stavo per portargli io un saturimetro, si tratta di un modo per poter monitorare la situazione d’ossigeno e vedere se desatura facendo un working test e anche lui faranno il tampone”.

La decisione, per ora, di non effettuare i tamponi ai medici e agli infermieri sta creando problemi e malumori all’interno delle strutture ospedaliere.

Lo chiediamo da tempo, ce lo auguriamo. Non abbiamo più la forza di chiedere i DPI che non abbiamo ancora visto, noi li compreremo, non li possiamo pretendere, però non sappiamo dove reperirli” specifica il segretario provinciale della Federazione Medici di Medicina Generale Savona.

La speranza è che diminuisca presto il picco, intanto il dottore prova a lanciare un appello.

"Sicuramente se dicono che i contagi, o soggetti positivi, fossero ad esempio oltre 60mila, potrebbe essere un’ipotesi, ma credo non sia reale, che siano il doppio o forse il triplo. Abbiamo tanti soggetti con piccole febbri a casa che sostanzialmente stanno bene, ma abbiamo comunque consigliato di stare 15 giorni a casa per vedere l’evolversi della situazione. Ci sono anche i contagi interfamiliari, soggetti che diventano positivi, ma che hanno una famiglia e bisognerebbe fare i tamponi a tutti i membri. Sicuramente i prossimi giorni credo che siano decisivi per capire se la curva scende. Vedo purtroppo ancora troppa gente per strada e soprattutto le persone dovrebbero rendersi conto che dovrebbero uscire con una mascherina, anche fatta in casa, non protegge dal prendere il Coronavirus, ma protegge in un certo qual modo da trasmettere il virus” conclude il dottor Angelo Tersidio.

Luciano Parodi

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