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Attualità | 21 agosto 2014, 11:30

Blocco retributivo per la Polizia ed è protesta dei sindacati

Il Coisp sull’ipotesi della proroga del blocco retributivo per altri 2 anni: “Nessuno può arrivare a tanto, sapendo oltre tutto perfettamente quali saranno le reazioni del Comparto e dell’intero Sistema sicurezza!”

Blocco retributivo per la Polizia ed è protesta dei sindacati

La situazione sicurezza nelle nostre città diventa sempre più difficile, molti gli interventi effettuati e molti quelli che dovrebbero essere effettuati, ma se da un lato le richieste di interventi aumentano dall'altro lato i tagli al settore si fanno sempre più insistenti.

Diversi i commissariati che rischiano di essere chiusi, ma non solo, adesso anche la notizia di un blocco retributivo per altri 2 anni, da qui la reazione dei sindacati di categoria.

“Nessuno, nemmeno il più spericolato ‘giocatore d’azzardo’, potrebbe mai arrivare al punto di compromettere definitivamente il Sistema Sicurezza di un Paese come l’Italia, la cui democrazia e la stessa sua struttura stanno in piedi praticamente solo grazie a quello. Confidiamo in questo per affermare che l’ipotesi di un prolungamento dell’odiosa ed ingiusta penalizzazione economica che subiscono da anni i più bersagliati e maltrattati Servitori dello Stato italiano, ci pare letteralmente inconcepibile”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così l’ipotesi, paventata dalla stampa, di una proroga per altri due anni del blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, dopo quello quadriennale che dovrebbe concludersi con il 2014, e che “metterebbe definitivamente in ginocchio - spiega il leader sindacale - il corpo e l’anima di un Apparato che non si regge veramente sulle spalle di ‘alti papaveri’ che a mandare i propri figli all’università ci arrivano comunque, ma si regge sulle ore trascorse di notte nel chiuso di una volante, o su quei servizi di appostamento che possono durare giorni interi, o sulle ore passate alla guida di auto di scorta, o sui massacranti turni di lavoro nei centri di accoglienza per immigrati, o su quelle uscite da incubo per andare a fare ordine pubblico, o sulle schiene piegate sopra alle scrivanie di chi sa quando comincia ma non ha idea di quando potrà finire il coordinamento del lavoro altrui, e su tanto, tanto altro ancora che fanno madri e padri di famiglia per poco più di mille euro al mese, senza potersi garantire altre entrate neppure se gli rimanesse la forza per provarci”.

“I Poliziotti italiani non hanno più risorse di scorta da tirare fuori -insiste il Segretario Generale del Coisp-. Non si sono mai sottratti al dovere di partecipare ai sacrifici che lo Stato ha chiesto loro, ma già anni luce fa partivano con un credito che le Istituzioni non potranno mai onorare. Sono i peggio trattati d’Europa, i peggio trattati in ogni Amministrazione contemplata, e pur non avendo più soldi da mettere ci mettono comunque già molto di più di quel che dovrebbero in termini di lavoro e di risultati. Non è umano né accettabile pretendere ancora di più, e noi che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentarne la voce e le legittime istanze, non consentiremo che si giochi con le loro esistenze come si fa con gli inutili sprechi che si possono tagliare o comprimere per far quadrare il bilancio di bottega”.

“Siamo certi che questo nuovo allarme rosso potrà rientrare al più presto quando qualcuno si degnerà di dirci qualcosa di concreto, senza abbandonare il Paese solo alle  ricostruzioni e alle valutazioni della stampa. Una cosa però è certa - conclude Maccari -, questo continuo rincorrersi di notizie che oggi affermano tutto e domani il contrario di tutto, ha del delirante (basti pensare che fino a pochi giorni fa tuttiinneggiavano al Ministro della Difesa che aveva fatto intravedere la possibilità di sbloccare i trattamenti economici per i militari anche prima della fine dell’anno), e getta ancor di più in un dannosissimo sconcerto migliaia di donne e uomini che hanno votato la propria esistenza al servizio dello Stato e che però, proprio per questo, conducono una lotta impari per garantirsi una vita appena dignitosa,e comunque senza mai trovare alcun giusto riconoscimento al proprio sacrificio che non è pari, nella sua specificità, a quello di alcun altro dipendente statale. E’ necessaria, urge, la chiarezza e l’onestà che sono le uniche armi rimaste ad una classe politica che ha perso per strada in questi decenni ogni credibilità ed ogni ambizione di autorevolezza”.

 

rg

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