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Savona | 30 ottobre 2014, 16:45

Halloween, 31 ottobre. Un tempo era “Benedizione o maledizione?”. Oggi è diventato “Dolcetto o scherzetto?”

Per contrastare quella notte durante la quale la tradizione pagana era solita sacrificare le cose più care al dio delle tenebre che prendeva possesso del creato nel periodo invernale, quando le tenebre prevalgono sulla luce, Papa Gregorio II “trasferì” Ognissanti da maggio al 1 novembre

Halloween, 31 ottobre. Un tempo era “Benedizione o maledizione?”. Oggi è diventato “Dolcetto o scherzetto?”

 

Halloween, 31 ottobre. Che significa? E’ una composizione di più parole inglesi “All Saints Day Even”, serata di Tutti i Santi.

Nel nono secolo Papa Gregorio II con l’intento di aiutare il popolo cristiano a superare riti pagani che venivano comunemente celebrati nella notte antecedente trasferì la festa di Ognissanti, dal mese di maggio al primo novembre. In quella notte nella tradizione pagana era consuetudine sacrificare le cose più care al dio delle tenebre che prendeva possesso del creato nel periodo invernale, quando le tenebre prevalgono sulla luce.

I sacerdoti druidi andavano in ogni casa per ricevere l’offerta che aveva lo scopo di placare gli spiriti malefici, così non avrebbero maledetto o portato alla sciagura gli abitanti. La domanda era: benedizione o maledizione? Coloro che si rifiutavano di donare l’offerta ricevevano ritorsioni e disgrazie.

Anche lungo i secoli questo appuntamento è rimasto tra i più importanti del calendario satanico, oltre che per la stregoneria e lo spiritismo.

In questi ultimi decenni il mondo dell’esoterismo ha trasformato questo avvenimento in un rituale collettivo altamente propagandistico, interessando e coinvolgendo i bambini e i giovani. La domanda originaria si è trasformata così in: dolcetto o scherzetto? Assumendo un significato sempre più legato all’occultismo e quindi all’esaltazione dell’orrore e della morte.

Halloween è tra i più antichi riti celebrativi la cui origine risale alla notte dei tempi. La sua crescente popolarità anche in Europa, deriva dalla tradizione Americana nella quale la notte di Halloween è la notte dei travestimenti e del famoso “Trick or Treat” (scherzetto o dolcetto). Ma molti non conoscono la vera storia di Halloween…

A ben vedere Halloween non ha origini americane, ma è una festa perfettamente europea che ha origini pagane e pone le sue radici nella civiltà Celtica. Questo antico popolo, stanziato nelle terre di Gran Bretagna, Irlanda e Francia, festeggiava l’inizio del Nuovo Anno il 1 novembre: giorno in cui si celebrava la fine della “stagione calda” e l’inizio della “stagione delle tenebre e del freddo”. La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre era il momento più solenne di tutto l’anno druidico e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione, chiamata “notte di Samhain”. Tutte le più importanti leggende celtiche  sono ambientate in questa notte e molte di esse riguardavano la fertilità della Terra e il superamento cosmico, nonché l’inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain appunto. Per i Celti, popolo dedito all’agricoltura e alla pastorizia, la ricorrenza che segnava la fine dei raccolti e l’inizio dell’inverno assumeva una rilevanza particolare in quanto momento di radicale cambiamento: le greggi venivano richiamate dai verdi pascoli estivi e le persone si ritiravano nelle case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali, passando il tempo a raccontare storie e svolgere lavori di artigianato.

I Celti credevano inoltre che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 ottobre) Samhain, Signore della Morte e Principe delle Tenebre, chiamasse a sé  gli spiriti dei morti, in un giorno in cui tutte le leggi dello spazio e del tempo erano sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. Una leggenda racconta che tutte le persone morte l’anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno venturo, così i bambini andavano di casa in casa raccogliendo legna per formare un enorme falò al centro della cittadina. Quando il falò bruciava, nei villaggi ogni altro fuoco doveva essere spento, per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi.  Il rito prevedeva anche lo spegnimento del Fuoco Sacro e la riaccensione di un Nuovo Fuoco (che simboleggiava l’arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. Per la sacra cerimonia, i Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un’oscura foresta di querce (albero scaro) dove offrivano sacrifici di sementi e animali, danzando e cantando fino al mattino. Si sanciva così il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiava che la metà oscura dell’anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l’atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando così a questo rito la rappresentazione ciclica del tempo.

Gli antichi Celti temevano specialmente il momento del crepuscolo poiché credevano che in quel particolare frangente gli spiriti potessero vagare sulla Terra. Con il loro aiuto Samhain (la terribile divinità della notte) avrebbe potuto imprigionare e uccidere il Sole, senza il quale la vita intera sarebbe terminata. Era quindi necessario offrire dei sacrifici per placare gli spiriti erranti e per ossequiare la divinità. L’usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween, nasce proprio dalla tradizione Celtica di festeggiare per 3 giorni mascherandosi per esorcizzare e spaventare gli spiriti indossando le pelli degli animali uccisi durante i sacrifici del 31 ottobre. Vestiti con queste maschere grottesche i Druidi ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro.

Nella tradizione celtica non esistono né diavoli, né demoni, tuttavia le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose. Le leggende narrano che nella notte di Samihain le Fate erano solite fare alcuni “scherzetti“ agli umani, portandoli a perdersi nelle “colline delle Fate” dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti quindi, per guadagnarsi il loro favore erano soliti offrire cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle case. Un’altra origine del detto “trick or treat” (l’odierno “Scherzetto o dolcetto”) si fa risalire al periodo in cui i primi cristiani, in cammino da un villaggio all’altro, elemosinavano per un pezzo di “dolce dell’anima”, che altro non era se non un tocco di pane. Più “dolci dell’anima” si ricevevano, più preghiere si sarebbero recitate per i defunti della generosa famiglia. Da qui il famoso gioco del ” trick o treat” nella quale i bambini travestiti con costumi “mostruosi e terrificanti” vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta.

Le festività in onore della fine dell’estate non erano però una prerogativa celtica: l’ultimo raccolto dell’anno era infatti un evento festeggiato contemporaneamente in molte diverse culture e anche i Romani, intorno al 1 novembre, onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini, con offerte varie (sopratutto mele) per propiziare la fertilità futura. Quando durante il primo secolo i Romani invasero la Bretagna, vennero a contatto con le celebrazioni celtiche e, con i passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unificarono: i sacrifici furono abbandonati lasciando al loro posto l’offerta di effigi da bruciare, mentre l’usanza di mascherarsi da fantasmi e streghe divenne parte integrante del cerimoniale. Malgrado l’avvento del Cristianesimo queste tradizioni, profondamente radicate nella popolazione, non vennero scalfite e l’antico rito celtico-romano rimase.

Visto che la Chiesa Cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogitò un tentativo per farne perdere il profondo significato: nell’835 Papa Gregorio spostò così la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1 Novembre, pensando di poter dare un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l’influenza del culto di Samhain non fu sradicata e la Chiesa fu costretta ad aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il Giorno dei Morti, celebrato il 2 novembre in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari che, mascherati, accendevano dei falò. Tuttavia l’usanza e il significato dell’antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, dove il 5 novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.

La tradizione di festeggiare la vigilia di Ognissanti ha dunque origini britanniche e più precisamente celtiche: la sera precedente al 1° Novembre era infatti chiamata “All Hallows’ Eve“, in seguito abbreviato in “Hallows’Even”, poi in “Hallow-e’en” ed infine in “Halloween”.

Ma il popolo dei Celti non usava mettere per iscritto le sue tradizioni, bensì le tramandava oralmente, così che di generazione in generazione le leggende e le credenze legate a questo giorno si sono arricchite di nuovi particolari. Lo sviluppo di oggetti e simboli associati ad Halloween si è andato così formando col passare del tempo. Molte delle attività svolte durante Samhain erano legate alla credenza che nella notte di fine estate le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si assottigliassero, ed oggi si sono sviluppate in vere e proprie tradizioni di Halloween. Da qui l’uso di lasciare davanti alle porte delle abitazioni dei dolcetti, in modo da ingraziarsi le anime dei defunti, o di apparecchiare la tavola per la cena di Halloween aggiungendo un posto in più, per rendergli omaggio. Altra usanza che si è andata affermando col tempo è quella di appendere lanterne ricavate nelle zucche, le famose jack-o-lantern, per guidarne invece il cammino. La zucca intagliata, che rappresenta l’icona fondamentale della festa di Halloween, è conosciuta ormai in tutto il mondo. Pochi, però, sanno a cosa si riferisce esattamente. Per trovare una spiegazione, bisogna risalire a una vecchia leggenda della tradizione irlandese, quella che parla di quell’anima prava di nome Jack.

Costui, una vecchia canaglia ubriacona e taccagna, che lavorava come fabbro, si trovava ad arrancare faticosamente verso casa nella notte di “Ognissanti” (All Hallows Eve), pieno di birra scura fin sopra gli occhi. Ma ormai il suo fegato era allo stremo dopo tante fatiche alcoliche, e quella notte stessa un attacco di cirrosi epatica sarebbe stata la sua condanna. La fortuna volle che il Diavolo, avido e in anticipo sui tempi, decidesse di reclamare la sua anima prima che il senno dell’irlandese svanisse del tutto. Jack, vista la sua pessima situazione, decise di giocarsi il tutto per tutto. “Senta, signor Diavolo, non potrebbe aiutarmi a prendere quella mela lassù, all’estremità di quel ramo? Le sarei grato per tutta la vita…”, gli disse. Il Diavolo, non vedendoci possibilità d’imbroglio, si mise sulle spalle di Jack, al fine di afferrare il pomo. Una volta, il suo superiore aveva imbrogliato l’uomo, con quel frutto, ma questo povero Diavolo, che non conosceva la legge del contrappasso, ignorò la valenza simbolica del gesto. Mentre lo afferrava, il furbo Jack incise rapidamente sul tronco dell’albero una croce, così che il Diavolo non riuscì a scendere, rimanendo appeso al ramo. Nel tentativo di impietosire Jack, il Diavolo gli promise di lasciarlo in pace per dieci anni. Ma Jack rilanciò: “Se la faccio scendere, signor Diavolo, lei mi deve promettere che non pretenderà mai più la mia anima”. Il Diavolo accettò, ma il fegato di Jack non tenne conto di questi accordi e un anno dopo decise che non ce la faceva più, così Jack  morì. Siccome di andare in Paradiso proprio non era il caso, visti i suoi trascorsi goderecci, Jack si presentò alle porte dell’Inferno, ma il Diavolo gli sbarrò la strada. “Una promessa è una promessa”, disse furibondo, “pertanto, caro il mio Jack, vattene da qui: io non ti voglio.” Jack si guardò indietro, e vide solo buio, sulla via che avrebbe dovuto ricondurlo a casa. “Non mi può aiutare a trovare la strada, signor Diavolo?” Il principe delle Tenebre prese così un tizzone infuocato dalla fornace eterna e glielo lanciò. Jack, che aveva con se una grossa rapa, la intagliò e ci mise dentro il pezzo di carbone incandescente, per illuminarsi la strada. Da allora, nella notte di Halloween, se aguzzate bene la vista, vedrete una fiammella che vaga nell’oscurità alla ricerca della strada per casa. Quello è Jack O’Lantern.

La zucca subentrò poi quando gli immigrati irlandesi, fuggiti dalle loro terre per la carestia della metà del XIX secolo, una volta arrivati in territorio americano, non trovarono rape sufficientemente grosse da poter essere intagliate. Quel che trovarono fu invece una notevole quantità di zucche, degno sostituto della rapa. La zucca viene quindi utilizzata per tenere lontane dalle case gli spiriti dei defunti che, al pari di Jack, tentano di ritornare alla propria casa.

Oggi purtroppo poco rimane di queste antiche valenze, Halloween, la notte magica per eccellenza, è ormai assurta a simbolo per tutti gli appassionati di horror e diviene occasione, anche per chi non ama il genere, di travestirsi e partecipare a party di vario genere. È divertente, strana, diversa, trasgressiva, ci si traveste da fantasmi, Dracula, zombie e si balla… Gli adepti del satanismo e della magia riconoscono nel 31 ottobre uno dei giorni più importanti nell’anno: la vigilia di un nuovo anno per la stregoneria. L’enfasi di Halloween è oggi posta sulla paura, sulla morte, sugli spiriti, la stregoneria, la violenza, i demoni. E i bambini sono particolarmente influenzabili in questo campo, a cui l’industria cinematografica ha dato abbondante contributo nella glorificazione e promozione dei contenuti.

Forse, celebrando quella che è divenuta una delle feste più attese dell’anno, non sarebbe poi male ricordare che le origini di questa festività erano profondamente collegate ai ritmi delle società agricole, che celebravano i cicli naturali che scandivano le loro vite, ringraziavano la madre terra per i frutti del raccolto, ed esorcizzavano la paura della buia e fredda stagione invernale, identificata con la morte. Queste le origini della festa di Halloween, che poco a che vedere avevano con il sovrannaturale e molto con le reali difficoltà di una vita che dipendeva dalla benevolenza delle stagioni!

 

S.O.

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