Valorizzare i forti

La parola chiave è valorizzare. Interessante e seducente per come suona, ma spesso si può tradurre con "sbolognare a tutti i costi per fare un po' di cassa". Questo vale soprattutto per i beni pubblici piazzati negli avvisi di vendita. Sono anni che il Demanio cerca di racimolare un po' di finanze cedendo una serie di proprietà - dismesse o abbandonate - che gestisce per conto dello Stato.

E' un procedimento laborioso e complesso: si tratta di beni, spesso ex militari, che vengono messi all'incanto con prezzi molto suadenti. Ma sono strutture talmente degradate (o troppo massicce) da risultare indigeste a qualsiasi investitore. Non si sa come convertirle, soprattutto.  

Così, anno dopo anno, queste strutture che un tempo vantavano la loro storia, restano o scheletri o fantasmi. Per esempio le tante caserme del ponente ligure, i forti e i baraccamenti, e possiamo metterci dentro anche l'ex base Nato di Calice Ligure, diventata oggetto di scoperta dei suoi trascorsi "misteri" (oltre che di rave party).

Il destino di ogni costruzione è nel suo uso, naturalmente. E' notizia di ieri la trasformazione dell'antico Palazzo del Poligrafico e della Zecca dello Stato, a Roma, in un hotel superlusso controllato dai cinesi.

Spiace, però, che diverse aree meritevoli non possano essere "valorizzate" da altri soggetti pubblici, piuttosto che privati, perché tornino ad avere una funzione per la collettività. Non tutte, certamente, ma alcune. La solfa è la solita: mancano i denari.

Speriamo che Casa Gavotti, dimora storica sull'ex statale del Sassello, abbia presto una nuova dignità. In un modo o nell'altro. E' tra i beni messi in vendita dall'Agenzia del Demanio. In trecento anni di storia, al bivio fra Liguria e Piemonte in quel di Pontinvrea, è stata testimone di molti eventi: dalle lotte sabaude alla guerra austriaca, dai saccheggi francesi ai conflitti mondiali. Da trent'anni versa in stato di desolazione. Cosa farci è una sfida difficile.