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Solidarietà | 24 aprile 2014, 12:29

Pietra Ligure: dopo la scomparsa di Suor Bruna chiusa la casa famiglia "Farsi Casa"

“Lei è mancata domenica pomeriggio già il mercoledì dopo “Farsi casa” è stata chiusa, speriamo che una decisione possa arrivare a inizio giugno e che l'importante attività della casa famiglia possa riprendere" così la signora Anna che per anni ha prestato attività di volontariato all'interno della struttura

Pietra Ligure: dopo la scomparsa di Suor Bruna chiusa la casa famiglia "Farsi Casa"

Domenica 6 aprile, una data difficile da dimenticare per tutta la comunità pietrese che, in quella giornata, ha subito la perdita di Suor Bruna dell’Oca, fondatrice nel 2003 della Casa famiglia “Farsi casa” e deceduta all’età di 65 anni a causa di una grave malattia che non le ha lasciato alcuno scampo.

E la casa famiglia? Quale è stata la sua sorte?

Ci racconta la signora Anna che ha svolto per anni volontariato all’interno della stessa a fianco di suor Bruna “Lei è mancata domenica pomeriggio, l’ho vista andarsene tra le mie braccia, e già il mercoledì dopo “Farsi casa” è stata chiusa – aggiunge poi – Suor Bruna era malata ormai da 8 anni, ma non ha mai interrotto la sua attività. Ha sempre cercato di aiutare le famiglie che accoglieva nella struttura, si trattava di donne con bambini, a volte anche piccoli, di ogni nazionalità, religione e cultura. Non ha mai chiesto a nessuno di che religione era o di pregare con lei, ma ha accolto sempre tutti con la massima attenzione e con l’affetto di una vera madre”.

Ed è così che grazie alla sua costante presenza la Casa Famiglia di Pietra Ligure ha potuto, per anni, accogliere centinaia di famiglie, aggiunge la volontaria “Nei periodi più intensi abbiamo ospitato anche 12/13 donne con i loro figli e ci siamo sempre occupati delle esigenze di tutti. Noi volontari 4 o 5 al mattino e altrettanti al pomeriggio aiutavamo a svolgere tutte le attività legate alla struttura ma era Suor Bruna che era presente sempre, 24 ore al giorno 7 giorni su 7 ed affrontava anche situazioni particolari. Non era raro trovarsi di fronte donne con forti disagi, a volte perseguitate dagli ex compagni, che andavano supportate e a volte anche protette. Per questo, quando è mancata è stato necessario chiudere la struttura che necessita di una presenza costante, di un responsabile che sia sempre lì”.

E dunque la decisione del comune di trasferire l’unica famiglia che era ospitata, nell’ultimo periodo, all’interno della struttura in un albergo e di sospendere, almeno momentaneamente l’attività.

Anche Dario Valeriani, che nel suo ruolo di assessore alle politiche sociali ha avuto molto a che fare con Suor Bruna afferma "La sua figura era fondamentale per tutta la comunità, non era solo importante. Ha fatto tanto per tante persone. ha accolto ragazze che hanno subito violenza e famiglie in difficoltà non tirandosi mai indietro di fronte alle difficoltà e vivendo della provvidenza come amava dire lei. Era una donna forte che dava coraggio e forza a tutti. Purtroppo senza di lei la struttura ha perso il suo fulcro fondamentale e ha dovuto chiudere e la famiglia che era ospitata è stata trasferita in albergo, ma sarebbe fondamentale che "Farsi Casa" potesse riprendere la sua attività. Non so se potrà mai esserci una persona come lei, ma spero che qualcuno possa riprendere il suo operato"

Ci conferma la signora aAnna“Suor Bruna ultimamente stava male, non riusciva più ad occuparsi di molte cose, ma aveva comunque deciso di accogliere la famiglia della quale si è preoccupata e preoccupata fino alla fine. Si trattava di una mamma di origini africane che aveva subito il lutto per la perdita del marito italiano e si era trovata da un giorno all’altro senza più risorse o possibilità con due figli piccoli da accudire, ora non so che fine abbiano fatto, so solo che sono stati trasferiti in un albergo, ma io credo che l’affetto e l’assistenza che offriva Suor Bruna nella struttura siano insostituibili”.

E dunque che ne sarà di “Farsi Casa”? questa è la domanda di tutti i volontari e di tutta la comunità.

La struttura, infatti, della diocesi era gestita da Suor Bruna e da altri due responsabili, una coppia residente, però, a Torino e che non potrebbero assumersi presumibilmente, il ruolo di grossa responsabilità di essere presenti per mandare avanti le attività della casa famiglia, ma una speranza si sta riaccendendo, infatti, ci riferisce la signora Anna, che un incontro è già previsto per il mese di giugno e in quell’occasione si parlerà della possibilità di riaprire la struttura “Si trattava di un ex alloggio per le suore riconvertito per accogliere le famiglie in difficoltà, era stato ristrutturato almeno in parte alcuni anni fa ed era un punto di riferimento fondamentale per le attività di solidarietà e volontariato della zona. A mio avviso sarebbe importante la sua riapertura e sono convinta che sarebbe quello che avrebbe voluto Suor Bruna. Ogni volta che la vado a trovare al cimitero che si trova proprio di fronte la casa famiglia, mi si stringe il cuore nel vedere l’edificio chiuso e sono convinta che Suor Bruna stia guardando da lì il luogo al quale ha dedicato l’anima e il corpo sperando, con noi, che possa continuare a dare assistenza ancora a molte altre famiglie

Mara Cacace

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