- 12 dicembre 2009, 11:57

Piazza Fontana, Savona. Parla il giudice Fiorenza Giorgi

In questa piazza, luogo di operosi incontri civili, il 12 dicembre 1969 un criminoso attentato recava tragica sfida alla città e alle Istituzioni Repubblicane. Milano popolare e democratica onorava con determinazione unitaria il sacrificio delle vittime innocenti, mobilitandosi contro l'attacco eversivo e contro ogni tentativo di avventurismo autoritario a riconferma dell'attualità dei valori di libertà e giustizia, cardini del rinnovamento civile e sociale del paese

 

Milano pose il 12 dicembre 1979

 

Millenovecentosettantanove. Erano passati dieci anni dalla strage di Piazza Fontana. Dopo Leone, Presidente della Repubblica era il Savonese Sandro Pertini. Milano ricordava così le diciassette vittime, chiamandole per nome. Ogni volta che passo da piazza Fontana e leggo queste parole, mi commuovo come un cretino: mi sembra di sentire queste parole lette alla Piazza con la sua voce. Se lo immagini, è perfetto. Sembrano anzi scritte da lui stesso. Il Partigiano Sandro Pertini, nato accanto a Savona, e qui mai abbastanza amato, il 25 aprile del 1945 la grande Milano l'aveva liberata, e non per modo di dire. Era lì. Fu la sua voce inconfondibile ad annunciare a Milano via radio, che l'insurrezione era cominciata. Oggi per la commozione basta un click, <A href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/56/Pertini_proclama_lo_sciopero_generale_a_Milano_25_aprile_1945.ogg" target="_blank" ;>qui</A> :

 

Quando scoprirono la lapide con queste parole in Piazza Fontana, Sandro Pertini c'era. E fu presente a Bologna nell'agosto del 1980, quando avvenne "l'altra" strage. Piazza Maggiore traboccava, e mentre il sindaco Renato Zangheri parlava alla folla commossa, Sandro Pertini guardava dritto, tenendo la sua mano ferma sul leggìo, una solidarietà così palpabile, da passare alle cronache e poi alla storia. Era lì, e non per modo di dire. Ammetto che anche quella foto, mi ha sempre commosso come un cretino.

 

Milano, 12 dicembre 1969

 

Avevo due anni quella sera, ma è come se ricordassi l'espressione pensosa e cupa di mio padre, la tv in bianco e nero nel piccolo soggiorno di una casa popolare di via Morgantini a Milano, costruita fisicamente con le macerie lasciate dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Milano, quarant'anni fa. Un'esplosione, in centro. Le prime notizie parlano di una caldaia. No. E' stata una bomba. La "prima" bomba. Nascosta in una borsa di lusso in pelle nera, nel salone della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Diciassette morti e 88 feriti. Moriva in quel boato anche il sogno italiano del 1968, mentre prendeva corpo violento un'ombra sinistra (o destra?) che con il tempo assumerà un nome: strategia della tensione.

 

Pochi minuti dopo quella di Piazza Fontana esplodono a Roma altre tre bombe: alla Banca Nazionale del Lavoro nei pressi di via Veneto, all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento. Diciassette feriti, nessuna vittima, un Museo, già allora, come poi nel 1993 in via dei Georgofili a Firenze e al Padiglione di Arte Contemporanea - PAC - a pochi metri dal Palazzo di Giustizia di Milano. Curioso.

 

Nessuna vittima.

 

La stessa notte viene ritrovato a Milano un altro ordigno pronto ad esplodere, nella sede dell'allora Banca Commerciale Italiana. La bomba viene disinnescata. Costituisce un reperto preziosissimo per le indagini MA: viene fatta brillare e distrutta. Bel colpo. Teniamolo a mente come direbbe il povero Lucarelli...

 

Savona, qualche anno dopo. Tra la primavera del 1974 e quella del 1975, la città viene scossa da una serie di 12 attentati dinamitardi. Dodici bombe delle quali poco si parla nelle cronache nazionali, anche perchè è difficile scrivere che "fortunatamente" vi morì una "sola" persona, l'anziana signora Fanny Dallari, e non sul colpo. Terribilmente, c'è "poca notizia" per le cronache nazionali, che non intravedevano il filo tutt'altro che rosso che collega le bombe e le stragi; grandi e "piccole". Strategia della tensione: ombra grigia che descrive in un solo disegno attentati devastanti come Piazza Fontana a Milano, e lo stillicidio di attentati dinamitardi nel savonese.

 

Vale la pena ricordare l'impressionante sequenza di quelle "piccole" bombe, e soprattutto i loro strani bersagli, perlopiù civili abitazioni, con un intento chiaro: seminare il terrore in modo capillare in una città - simbolo della Resistenza, una città operaia, forse una città che bisognava far star buona...

 

Vediamo l' "elenco obiettivi" degli ordigni:

 

- 30 aprile 1974 : Portone di un edificio in via Paleocapa

- 9 agosto 1974 : Centrale Enel di Vado Ligure

- 09 novembre 1974 : Provincia di Savona, locale caldaie

- 12 novembre 1974 : Scuola di via Machiavelli

- 16 novembre 1974 : Viadotto ferroviario del Santuario

- 16 novembre 1974 : Civile abitazione in via dello Sperone

- 20 novembre 1974 : Civile abitazione in via Giacchero

- 23 novembre 1974 : Stazione dei Carabinieri di Varazze

- 23 novembre 1974 : Autostrada Savona - Torino Loc. Cadibona

- 24 febbraio 1975 : Palazzo della Prefettura

- 25 febbraio 1975 : Traliccio ENEL a Madonna degli Angeli

- 26 maggio 1975 : Fortezza di Monte Ciuto

 

Uno strano misto. Strano molto.

 

A parte le abitazioni, obiettivo originale che fa pensare alla volontà di creare una minaccia diffusa, tra i bersagli c'è una caserma dei Carabinieri, come nella strage di Peteano sulla quale i depistaggi sono stati ampiamente accertati; un traliccio Enel come per Giangiacomo Feltrinelli - ucciso dalla "sua" bomba a Segrate tre anni prima; e l'ordigno contro la Prefettura di Savona che per confondere le acque è quasi perfetto.

 

Per questi dodici attentati a Savona, come per Piazza Fontana, non c'è un mandante né un colpevole.

 

Nel 1975 Fiorenza Giorgi stava finendo il liceo. Oggi è un Magistrato del Tribunale di Savona. Quando all'inizio degli anni '90, l'allora PM Tiziana Parenti le propose l'archiviazione per gli attentati di Savona, il Giudice per le Indagini Preliminari Fiorenza Giorgi la accolse, ma nel suo decreto d'archiviazione scrisse: 

 

"Dal 1969 al 1975 si contano 4.584 attentati, l'83 percento dei quali di chiara impronta della destra eversiva (cui si addebitano ben 113 morti, di cui 50 vittime delle stragi e 351 feriti), la protezione dei servizi segreti verso i movimenti eversivi appare sempre più plateale. (Wikipedia, Tribunale di Savona, ufficio del giudice per le indagini preliminari, Decreto di archiviazione procedimento penale 2276/90 R.G. pag 23 a 25)

 

Con una mole di lavoro come la nostra è difficile ricordare tutto - ci racconta Fiorenza Giorgi. Un buon giudice, poi, non deve "innamorarsi" dei casi che ha affrontato, ma concentrarsi sulla serenità di giudizio in quelli che sta affrontando - precisa.

 

Quando iniziai come magistrato ad occuparmi degli attentati dinamitardi in questa città, c'era da parte mia e dei miei colleghi un tentativo quasi disperato di capire il fenomeno eversivo di quegli anni. era tutto molto torbido, questo si. L'esperienza insegna però che laddove la magistratura non arriva a cavare un ragno dal buco significa che qualcuno da qualche parte sta lavorando in "controsenso"; e questo "qualcuno" non è certamente il dinamitardo, che altrimenti non farebbe il dinamitardo...

 

MM: In che senso?

 

F.G.: Usare esplosivi è cosa pericolosa per definizione. E' evidente che vengono mandati dei "travet" a fare il lavoro sporco, non le menti... Era ed è evidente che dietro le bombe di Savona ci fosse qualcuno, ma purtroppo nessuno ha potuto capire chi.

 

MM: Riscontra analogie tra l'attentato di Piazza Fontana a Milano e quelli di Savona del '74 / '75 ?

 

F.G.: ... avevo entrambi i miei nonni che lavoravano all'Ilva. Questo per dirle che Savona era una città Operaia, medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza. Probabile che qualcuno volesse colpire ciò che rappresentava. E' inevitabile vedere similitudini. Anche le bombe di Savona non ebbero un colpevole. Nelle indagini ci finì di mezzo un poveraccio, come stritolato da un ingranaggio.

 

MM: Non si riferisce al figlio dell'allora Prefetto...

 

F.G.: Guardi, il figlio del Prefetto che lei dice non solo è un mio collega, ma è anche un mio carissimo amico. Anche quella fu un'altra bella pensata: venne indiziato un nostro compagno di università che aderiva a circoli liberali. Lui ovviamente si spaventò e cercando di tutelarsi indicò tra le sue amicizie le più influenti della città: il figlio del Prefetto e quello del Presidente del Tribunale. Scoppiò un pandemonio degno di miglior sorte. A rimetterci furono questi ragazzi, che non c'entravano davvero niente. Pensi che una delle bombe al Prefetto demolì il w.c. di casa! Per fortuna in quel momento non era occupato, ma rischiarono seriamente la vita. Ne uscirono tutti assolutamente puliti.

 

MM: E le piste che portavano al terrorismo nero?

 

F.G.: Appunto. Anche per via di cose come questa nessuno si concentrò ad esempio su un sospetto terrorista nero che lavorava in un ristorante di Loano...

 

MM: Dopo gli attentati furono raccolti delle prove?

 

F.G.: Non me ne parli. Molte prove negli anni erano andate disperse. In particolare ricordo che, incredibilmente, i residui di esplosivo raccolti indispensabili per indagini comparative con altre stragi, vennero fatti brillare. Distrutte le prove. (Idem a Milano, dove nella notte di Piazza Fontana venne rinvenuto un altro ordigno inesploso, anche lì fatto brillare e distrutto per "ragioni di sicurezza" n.d.r.)

 

MM: Ma di chi fu la bella pensata?

 

F.G.: Saperlo... nei casi più delicati, come quello delle bombe di Savona, accadono le cose più rocambolesche. A prove distrutte, però, noi inquirenti potevamo attaccarci al tram.

 

Questa immagine un po' antica, del tram, chiude l'intervista con il Giudice Fiorenza Giorgi. Mi vengono in mente i tram arancioni che da Piazza Fontana sferragliano lenti verso il palazzo di giustizia di Milano, distante poche centinaia di metri. Scorrevano alle spalle dei cronisti di tangentopoli, durante le dirette. Molti di questi sono in servizio ancora oggi.

 

Gli 8 "neofascisti"

 

Secondo l'ex ufficiale del SISMI Francesco Pazienza, l'attentato di Piazza Fontana, come gli altri quella sera a Milano e Roma e qualche anno dopo a Savona, avrebbe dovuto essere come qui un atto puramente dimostrativo. A confessarglielo nel corso di una cena nel 1993, l'ex capo dell'ufficio affari riservati del Viminale, che a quanto riferisce Pazienza avrebbe delicatamente affermato: "Quei cogl....! Sono andati a mettere una bomba e non lo sapevano che il pomeriggio la banca era aperta"

 

Lo si era ipotizzato. Ma che a dirlo sia stato un funzionario dello Stato, lo sappiamo da ieri. L' alto funzionario purtroppo non può più confermare né smentire. Né tantomeno spiegare alla Magistratura un dettaglio fondamentale per la storia recente di questo Paese: chi erano e chi li mandava, quei coglioni?

 

 

Mario Molinari

 

 

Ps, tratto da wikipedia, l'enciclopedia libera a guisa di titoli di coda:

 

Con l'espressione bombe di Savona si fa riferimento ad una serie di attacchi terroristici che tra l'aprile 1974 e il maggio 1975 colpirono la città di savona e il suo circondario.&#8232;L'esito di questi attentati di matrice neofascista provocò, oltre a ingenti danni a edifici pubblici e privati, il tragico bilancio di venti feriti e la morte di Fanny Dallari. In questo contesto almeno due stragi furono evitate per pura casualità e per la pronta reazione dei cittadini presenti. Le indagini sui fatti (le bombe di savona n.d.r) subirono pesantissimi ritardi e, dopo quattro anni di silenzio e immobilità, furono aperte soltanto nel 1979. La loro conclusione risale al 7 luglio 1991 con il decreto di archiviazione firmato del Gip Fiorenza Giorgi su richiesta del Pubblico Ministero Tiziana Parenti. Gli 8 neofascisti sospettati di essere implicati negli attentati, sono stati scagionati dalle accuse sebbene gli elementi raccolti in precedenza, e sviluppati dall'indagine del magistrato Francantonio Granero e dal successore Maurizio Picozzi, confermassero i loro legami con logge coperte e contatti internazionali. Rimanevano quindi senza nome i responsabili del terrore. Nel 1995, su iniziativa del deputato Michele del Gaudio tutti gli atti istruttori legati alla vicenda furono acquisiti dalla Commissione Stragi della Camera dei Deputati presieduta dall'onorevole Pellegrino ma la conclusione anticipata della Legislatura (la XII, da Belusconi a Dini, n.d.r.) impedì di portare avanti il lavoro Commissione, che non è stato ripreso nelle legislature successive. Nel marzo 2006 l'inchiesta è stata riaperta dopo un esposto di un avvocato del foro di Bologna; attualmente (settembre 2008) è in corso l'audizione, da parte del Procuratore Capo del tribunale di Savona Vincenzo Scolastico, di esponenti di movimenti politici di estrema destra negli anni '70, che potrebbero sapere qualcosa sui fatti savonesi.

 

Pps: non sapevo che su wikipedia ci fosse un "portale fascismo" con tanto di dibattito sul colore orbace

 

it.wikipedia.org/wiki/Portale:Fascismo

 

riferimenti:

www.wikipedia.it

www.tribunale.savona.it

www.micheledelgaudio.it

www.truciolisavonesi.it

legislature.camera.it/chioschetto.asp

www.prontoimprese.it/lazio/roma/roma/avvocato|1123716.html

www.rolliblog.net/archives/2004/02/02/tparenti_volevano_qualcuno_con_il_cerino_in_mano.html

local.libero.it/roma/aziende/parenti-avv-tiziana-parenti-tiziana-pascarella-cesare-roma/

www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/home.htm

 

mario molinari

<a href="mailto:ilpunto@savonanews.it">ilpunto@savonanews.it</a>

mario molinari