Politica - 22 gennaio 2011, 15:35

Savona: la replica dei Giovani Democratici sul "caso Ghersi"

Zunino spiega: “L’analisi fatta da Attillio è pressoché semplicistica e non tende a creare quello stesso clima distensivo che egli si auspica"

C’e aria di incredulità nella sede Provinciale dei Giovani Democratici: Andrea Toso (Segretario Gd delle Albisole) e Mattia Zunino (Segretario Gd Savona), dopo le dichiarazioni rilasciate questa mattina da Alessio Attillio, responsabile dei Giovani Padani di Savona riguardo al “caso Ghersi” e all’Unità d’Italia decidono di replicare in merito. Zunino spiega: “L’analisi fatta da Attillio è pressoché semplicistica e non tende a creare quello stesso clima distensivo che egli si auspica. La Resistenza è un periodo fondamentale della storia italiana e la città di cui egli è responsabile, ne è stata la protagonista (bisogna infatti ricordare che Savona ottenne la medaglia d’oro). Detto questo bisogna spiegare ai giovani, se si vuole essere davvero obbiettivi che il nazi-fascismo con la sua politica di neutralizzazione del nemico (carcerazioni, campi di concentramento, torture e fucilazioni) ha portato l’Italia a un clima di esasperazione sfociato in una guerra civile con episodi anche riprovevoli e condannabili che tuttavia devono essere inquadrati nel contesto storico in cui si sono andati a creare.”

Zunino prosegue: “Ritengo che se si vogliono gettare davvero le basi per una cultura condivisa bisogna, inoltre, essere chiari. Il movimento di liberazione nazionale vedeva al suo interno non solo i comunisti ma, anche, il Partito d’Azione, la Democrazia Cristiana, i socialisti, i repubblicani e i badogliani che se non mi ricordo male facevano parte dell’esercito regio. A conferma delle mie parole voglio ricordare ad Attilio che, a Genova, i tedeschi si arresero nelle mani del futuro Senatore Dc Taviani”. A chi gli chiede cosa pensa riguardo alle dichiarazioni sui crimini comunisti: Toso taglia corto “Ma è possibile che ancora oggi si punti su inesattezze per far breccia nei giovani. La storia del PCI è una storia nobile. Un partito che ha contribuito alla nascita della Repubblica, alla stesura della Costituzione (il primo firmatario è, appunto, il comunista Terracini), alla difesa dei lavoratori e sempre contro ogni forma di terrorismo non lo so si può umiliare ogni volta rimproverandogli cose fatte da altre forze si, ideologicamente vicine ma, sempre distanti anni luce nei modi di fare. Le foibe sono riconducibili al comunismo dittatoriale di Tito (Jugoslavia) e non al comunismo democratico italiano di Gramsci, Di Vittorio e Berlinguer.

Concludendo Toso replica anche sulla questione dei 150 anni dell’Unità Nazionale “L'operosità delle collettività italiane presenti in tutti i continenti; la vitalità del nostro sistema imprenditoriale italiano; il coinvolgimento dei nostri scienziati in tanti progetti; i valori unici della cultura italiana, caratterizzata da una straordinaria capacità di rinnovarsi nel rispetto di una millenaria tradizione; l'attività diffusa di numerosi organismi non governativi che operano con spirito di solidarietà fuori dalle nostre frontiere dimostrano, se c’e ne fosse bisogno che l’Italia esiste e la Padania no è un’invenzione dalla A alla Z; l’unica cosa che è nella memoria della Padania è la vittoria ai Mondiali delle nazioni non riconosciute.”