Si tratta di un percorso interamente segnato (segnavia triangolo rosso pieno) che, dalla borgata di Santa Libera, raggiunge la vetta del Monte Carmo, la cui pulizia, ripristino e segnaletica (trangolo rosso pieno) è stata effettuata dai soci Cai di Loano e dal Circolo Giovane Ranzi, con il contributo del Comune di Pietra Ligure e della Provincia di Savona.
Questo sentiero, nei secoli scorsi, aveva notevole importanza per l'allora Comune di Ranzi, (annesso a Pietra Ligure il l" gennaio 1929); per questo motivo i proprietari dei terreni ove avveniva la fienagione erano obbligati, in base ad un regolamento comunale, a prestare tre o quattro giornate di lavoro all’anno per la sua manutenzione.
Ricordiamo che il fieno è stato la “benzina” utilizzata prima della diffusione della meccanizzazione agricola e dei trasporti, in quanto era la fonte energetica dell’alimentazione degli animali (muli, asini, buoi) che fornivano la trazione e la forza necessaria nelle campagne, quindi era una riserva di energia che, raccolta in estate, era utilizzata per il resto dell’anno.
Lungo il percorso, nel XVIII secolo, sempre il Comune di Ranzi, fece costruire tre "cabanui" (caselle di grandi dimensioni) per dare un riparo, in caso di maltempo, ai muli con il carico ed ai loro conducenti.
Il primo è situato a monte della cascina "Zuffo" (u Furmigua); il secondo sorge all'incirca a metà strada tra il primo "cabanun" ed il Bric Colletto, ora di proprietà dei cugini Oliva (Camineve) ed il terzo, attualmente di proprietà della famiglia Porro, fa parte dell' ”Anello delle caselle" e si trova tra il Bric Colletto ed il "Rifugio Pian delle Bosse".
Questo sentiero, denominato "Strada comunale del Giovo", venne ampiamente utilizzato sino a quando durò la fienagione, cioè intorno al 1950, ed i muli lo percorrevano, tra andata e ritorno, in 6 ore ed effettuavano fino a due viaggi in un giorno.
Rappresentò e rappresenta tuttora grande importanza per l'economia agricola di Ranzi, anche perché una buona parte di questo sentiero, dal 1919, è percorsa dall'acquedotto irriguo che dal Giovo di Giustenice, lungo un percorso di 11 chilometri, raggiunge le enormi vasche di raccolta situate in località “Funtanasse”, a monte della Borgata Santa Libera. Tale acquedotto, costruito da privati, fu interamente scavato ed interrato con la sola forza manuale, quindi senza l'ausilio di alcun macchinario.
Il sentiero del fieno si collega con la fitta rete che consente di raggiungere il Carmo e la zona circostante.
Raggiungendo il rifugio “Pian delle Bosse”, di proprietà della sezione e gestito da Lorenzo e Valentina (tel. 019 671790) si può seguire la seconda tappa del il sentiero delle “Terre Alte”, del quale esiste una pubblicazione edita dalla Comunità Montana Pollupice; da Pian delle Bosse partono anche i sentieri “delle caselle” e delle “neviere”, che ci portano a conoscere le testimonianze del lavoro dell’uomo nei pascoli e boschi del Carmo.
Dalla vetta del Carmo interseca l’Alta Via dei Monti Liguri, che prosegue verso il giovo di Toirano o verso il colle del Melogno; altri percorsi permettono di proseguire scendendo a Bardineto e Calizzano.
La giornata si è conclusa in compagnia, in occasione della tradizionale castagnata al rifugio, con polenta, figassin, buon vino, giochi per i più piccoli. Complice l’ottimo tempo atmosferico, i partecipanti sia al percorso (51 persone) sia quelli che si sono recati solo alla festa sono stati numerosi, tutti soddisfatti e si spera nuovamente partecipanti ad altre iniziative Cai per fare conoscere la montagna e quanto rimane della storia delle “Terre Alte”.
Sull’onda del buon risultato del lavoro fatto per il ripristino del “Sentiero del Fieno”, è già allo studio il ripristino del “Sentiero del Ferro”, che dall’approdo di Pietra Ligure, percorrendo la val Maremola, era percorso da carri e muli che rifornivano del minerale la ferriera di Istallo (Magliolo).