Attualità - 19 novembre 2011, 17:05

Ferrania: perentorio il no degli ambientalisti al biodigestore

Dopo il flop dell’assemblea di Carcare, quella di ieri sera è stata decisamente partecipata

Gli ambientalisti ribadiscono il proprio no al biodigestore anaerobico proposto da Ferrania Ecologia e raccolgono firme per chiedere al sindaco, Fulvio Briano, l'interruzione dell'iter amministrativo relativo all'impianto (che, invece, sta procedendo a grandi passi, con giovedì la prima Conferenza dei servizi referente in Provincia).

Nelle intenzioni delle associazioni ambientaliste, a quanto pare, anche il miraggio di un referendum che, però, ha costi – e in un periodo come questo sono importanti anche quelli - e soprattutto regole per essere indetto e per poterlo richiedere, ben precise.

Così come regole ben precise esistono alla base dell’utilizzo di immobili comunali: se, come ha fatto notare qualcuno in assemblea, sarebbe obiettivamente un “esempio di bassa politica” “perseguitare” le associazioni ambientaliste utilizzando in modo strumentale cavilli e norme; allo stesso modo sarebbe altrettanto ingiusto elevare le associazioni ambientaliste sopra le altre, esentandole dal rispetto delle regole a discapito di altre associazioni altrettanto meritevoli, magari culturali o di volontariato, nonché degli stessi residenti, che per utilizzare un Centro ragazzi o qualsiasi altro spazio comunale devono avere autorizzazioni e richiedere permessi.

Comunque sia, gli ambientalisti hanno ribadito i motivi del loro rifiuto dell’impianto. Motivi conosciuti, sottolineati in modo chiaro e perentorio ad esempio da Armando Chinazzo, alla guida della Sezione cairese di Legambiente. Le obiezioni di Chinazzo si possono riassumere in  concetti: “La Val Bormida non deve diventare la valle dei rifiuti, visto che a Cairo abbiamo già una discarica che raccoglie rifiuti non pericolosi da tutta Italia” (e contro la quale questa amministrazione e le associazioni ambientaliste hanno fatto per anni una guerra, perdendo tempo e denaro, per poi accorgersi che l’impianto è gestito nel migliore dei modi e sta ottenendo certificazioni su certificazioni. Anche se, diciamoci la verità, una discarica sotto casa non fa piacere a nessuno).

E questo ci porta al secondo punto: “se si deve proprio fare, perché a Cairo, che ha già criticità ambientali?”. Terzo concetto, riguarda il paragone con l’impianto di Pinerolo: “L'impianto di Pinerolo è pubblico e i benefici vengono divisi tra gli oltre 40 comuni del consorzio. Qui verrebbero soddisfatte esigenze di privati” (e tale obiezione si può leggere in due modi contrastanti: da una parte si può condividere il concetto, “se dobbiamo soffrire, almeno che ci sia un ritorno per il territorio e non solo per i privati”, ma dall’altra, la puzza che si teme, se è del Comune invece della FG Riciclaggi, è meno puzzosa?).

Interessante, invece, il sottolineare che “prima della messa in attività di tale impianto, dovrebbe essere completamente funzionante il sistema per la raccolta differenziata spinta”, proprio perché è con quella che si alimenta l’impianto, altrimenti il rischio è che i rifiuti umidi necessari arrivino da chissà dove. Altra obiezione riguarda l’aumento esponenziale “ del traffico veicolare, con i camion per Ferrania si sommerebbero a quelli che già viaggiano per la Filippa e per l'Italiana Coke”; ed ancora: “sarebbero occupate aree industriali di pregio (che, però, se rimangono vuote di pregiato conservano sempre meno) , e “l'occupazione in termine di lavoratori sarebbe praticamente nulla”. Infine “c'è un forte rischio esplosioni e c'è comunque la possibilità di impestare l'aria con cattivi odori”.

Quello del pericolo di esplosioni a causa del biogas è un timore sottolineato anche dalla presidente dell’Associazione Progetto Vita e Ambiente, Nadia Berretto, che poi ha rimarcato “il timore per un eventuale raddoppio della potenzialità dell’impianto” . La Berretto ha poi puntato il dito contro l’amministrazione comunale cairese, “che non merita certo la nostra fiducia visto l’atteggiamento che ha nei confronti del mondo industriale, delle problematiche ambientali e della necessità non solo di chiedere maggiori controlli, ma poi di farli e di far sì che le aziende controllate si adeguino realmente alla normativa, altrimenti diventa tutto solo un teatrino”.

Alla fine il commento non può essere che di profonda perplessità: ma è davvero così impossibile non sapere la verità su questo impianto? Da un lato si dice che causerà puzza e miasmi, dall’altro no; da un lato che arriverà a 90 mila tonnellate annue, dall’altro che quell’ipotesi è stata accantonata; da una parte che c’è rischio di esplosioni, dall’altra che è assurdo; da una parte che a questo seguirà un inceneritore, dall’altra che c’è già una convenzione per lo smaltimento del rifiuto residuo secco…. Possibile che il cittadino normale debba per forza sentirsi schiacciato tra ricatto occupazionale e allarmismo ambientalista, senza sapere realmente a cosa va incontro?

 

e.m.