E' stato soccorso dai volontari della Protezione Animali savonese il primo merlo nidiaceo caduto da un nido introvabile, in Corso Bigliati ad Albissola Mare (SV); un identico soccorso è stato compiuto lo stesso giorno a Trieste, sempre dai volontari dell’ENPA.
Il piccolo volatile ha circa un mese di vita ed è quindi nato a fine gennaio; ma l'uovo è stato deposto e covato per circa tre settimane e, quindi, è stato deposto intorno all'Epifania, periodo normalmente non idoneo agli amori ed alle nidificazioni degli uccelli indigeni europei sul territorio; da aggiungere che la scarsa luminosità diurna non stimola gli appetiti riproduttivi e, oltre a ciò, la breve durata del giorno nuoce alla possibilità di corretta nutrizione dei nidiacei; infatti in aprile ci sono 12 ore di luminosità e di ricerca del cibo per i piccoli, in febbraio le ore sono 8 ed, i piccoli (un nido di solito ne ha quattro) rischiano quindi scarsa nutrizione e crescita stentata; ed inoltre i lombrichi, loro cibo, d'inverno non vengono alla superficie del terreno, salvo piogge abbondanti e scarso freddo, come avvenuto.
Questo inverno si conferma quindi essere stato quasi una primavera, magari poco luminosa ma ben temperata ed umida; tanto da aver indotto gli uccelli ad un anticipo della stagione degli amori, addirittura a stagione venatoria ancora aperta e quindi in contrasto con la norma europea che proibisce ogni forma di caccia nei periodi riproduttivi e di cura della prole della fauna selvatica. Naturalmente non se ne sono accorti, o forse sì, gli enti (Regione e Provincie) che dovrebbero gestire l’esercizio della caccia non in favore sempre e soltanto dei cacciatori ma come attività secondaria alla tutela della fauna. Ma questi, in una repubblica fondata sulla caccia e sulla pesca, sono ragionamenti da marziani.