Savona - 10 aprile 2015, 17:00

Palazzo di Giustizia di Savona: non solo il destino del colabrodo

L'idea consolatoria di una sicurezza totale, efficace e infallibile, è purtroppo ingenua e paranoica. Basterebbe agire per priorità, in anticipo, e non all'italiana: cioè a posteriori o, per meglio dire, riconoscendo l'errore col buon proposito di metterci una pezza. Ovviamente, dopo il massacro al tribunale meneghino di via Manara, si torna a riflettere sulla sicurezza del palagiustizia di Savona.

C'è poco da dire, visto che molte parole sono state già spese. E' un palazzo capace di annidare, oltre alla polvere e alle stagnazioni d'acqua, ogni tipo d'intruso. La stessa prefetto Gerardina Basilicata ha più volte evidenziato, e in via ufficiale, le criticità del tribunale savonese. La paralisi del metal detector all'ingresso è solo una di queste notorie vulnerabilità.

Le altre, in particolare, sono la mancanza di sorveglianza in punti sensibili, l'accessibilità facile di uffici e archivi, le camere di consiglio spalancate, la porta di servizio del garage e le caldaie esposte al transito di potenziali malintenzionati. Non ci sono dispositivi di controllo sufficienti ad impedire l'ingresso di eventuali pazzoidi che, con sé, vogliano portare strumenti esplosivi o armi.

Per questo gli allarmi bomba vengono presi sempre sul serio e il palazzo viene evacuato, con prudente celerità, al minimo dubbio. E' impossibile blindare tutto. Ma si potrebbe almeno cominciare con l'assoluta priorità: il varco d'ingresso. Rimettere a posto il metal detector e le apparecchiature per filtrare eventuali oggetti o soggetti offensivi. Poi resterebbe l'inagibilità (conclamata) dell'edificio, che a meno di trent'anni dalla sua costruzione, oltre che di dubbia estetica e funzionalità, si rivela pure instabile. E ha persino difetti di accattastamento.  

Un'idea sarebbe quella di pensare seriamente al trasferimento del tribunale nell'attuale Palazzo Nervi, ormai orfano delle funzioni dell'ente provinciale. Sarebbe una sede forse più adatta e meglio controllabile. A quel punto il palazzone architettato da Leonardo Ricci, vacuo e narcisistico, diventerebbe una cattedrale nel deserto. Ma con un po' di lungimiranza ed immaginazione, qualche buon amministratore potrebbe destinarlo alla cultura. Il suo aspetto diventerebbe meno kafkiano e persino un po' più interessante. 

Felix Lammardo