L'emergenza abitativa è la spina di tanti centri urbani. Nella mole di problemi amministrativi, è diventato un argomento che salta all'occhio solo quando i casi umani entrano nelle cronache. In questa paralisi edilizia, di perimetrare mattoni non se ne parla nemmeno. E trovare sistemazioni di fortuna per chi è senza un tetto, disperato, è difficile anche per la politica di buona volontà.
Lo spunto è la situazione di Giuseppina e Massimiliano, che dopo essere stati sfrattati da una casa di Leca d'Albenga vivacchiano alla foce del fiume Centa, come riporta nel suo articolo Cinzia Gatti. Sono innumerevoli i motivi che portano le persone all'indigenza, alla precarietà o ad una vita all'addiaccio, compreso un passato burrascoso, ma il diritto ad un alloggiamento minimamente dignitoso è un principio generale: vale per tutti.
Sarebbe facile polemizzare citando il recente invito delle Prefetture ai cittadini, perché mettano a disposizione abitazioni o strutture per l'accoglienza temporanea dei migranti. E' l'invito rivolto a tutti i Comuni savonesi. Le associazioni accreditate del terzo settore gestiranno i contratti d'affitto con i proprietari, per conto del richiedente asilo, e quest'ultimo dovrà essere inserito socialmente sino al termine della procedura burocratica sul suo status.
Anziché mugugnare su questa iniziativa per i disperati dell'altrove, sarebbe necessario sollecitare il Governo e le Prefetture affinché facciano lo stesso per gli indigenti di casa nostra. Con lo stesso spirito di "accoglienza diffusa". Le case popolari non sono l'unica risposta alla crisi abitativa per gli italiani: si deve agevolare l'affitto, favorire fiscalmente chi compra l'invenduto per poi locarlo, mettere in condizione i locatori di non aver paura (paura, soprattutto, di piazzarsi in casa debosciati che poi occupano l'immobile a scrocco e che non vengono sgomberati quando infrangono i patti).
Un'accoglienza non esclude l'altra. Si fanno leggi sull'emergenza abitativa e poi non si approvano i decreti attuativi per concretizzarle. Alloggi pubblici vengono lasciati senza manutenzione e vuoti, anziché essere assegnati immediatamente. Eppure anche il bisogno esplicito di un tetto e di quattro mura è una richiesta d'asilo.