Savona - 08 febbraio 2016, 17:00

Primarie ciütostu che ninte

E' chiaro che il dibattito savonese che precede le Comunali si trasferisca da "facciamo le primarie?" a "come facciamo le primarie?". Un ragionamento tutto Pd. Sono sbiaditi i fasti delle coalizioni pre-Renzi. Il centrodestra, invece, è come Travolta nel meme virale che lo vede spiazzato e spaesato, scontornato da Pulp Fiction. Quindi il discorso è tutto partitico, ovviamente influenzato dall'esperienza imbarazzante dell'anno scorso (le Regionali) e da quanto accaduto a Milano, dove la China Town si è mobilitata pro-Sala. 

Di volta in volta l'occupazione del Pd, a livello locale più che nazionale, è quella di correggere il tiro sulle primarie per evitare storture. Ammettere dai sedici anni in su? Gli stranieri, ma con quali criteri? Quali i controlli? Quando qualcuno si sente i piedi pestati, alza la voce: ci vuole un albo degli elettori, ci vogliono vincoli di spesa, ci vuole un modello uniforme. Lo faceva Cuperlo, per esempio. 

Nella base c'è la sensazione che primarie siano un bene "ciütostu che ninte", meglio di niente, abbastanza da sorvolare sulle imperfezioni. Però il punto resta nazionale. Non è sufficiente un regolamento quadro che scarica i dettagli sul gruppone dei circoli. Non è serio il metodo "ciascuno si arrangia", così che le correnti dominanti di una certa zona possano varare regole autoreferenziali. L'unica soluzione, per il Pd, è mettere mano allo Statuto. Se Roma vuole. 

Felix Lammardo