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Al Direttore | 26 maggio 2016, 19:15

Savona, è ancora mistero sulla morte di Jacopo, nel lontano 27 maggio 1997

Il racconto di Roberto Nicolick

Savona, è ancora mistero sulla morte di Jacopo, nel lontano 27 maggio 1997

 

Fine maggio del 1997 esattamente il 27, l’intervallo inizia in una classe del biennio di antico Liceo di Savona. L’estate si avvicina, per i giovani studenti che lasciano le aule attraverso i corridoi per consumare la loro merenda. Fuori un sole scalda le strade e le case. Jacopo, un giovanissimo studente, di appena 15 anni, dal carattere sensibile e riservato, inizia anch’esso la breve pausa dalle lezioni, pausa che per lui non avrà mai termine mai: infatti, precipita dalla finestra dell’istituto e muore sull’asfalto di una delle vie centrali di Savona. L’insegnante e i compagni affermeranno di non aver visto nulla, perché tutti assiepati attorno alla cattedra e quindi impossibilitati a guardare verso la finestra. Un tonfo fa correre la gente in strada verso il punto dell’impatto. La prima ad accorrere sul posto, è una donna, una agente della polizia municipale di Savona che tenta di prestare i primi soccorsi e si rende subito conto della gravità della situazione. Jacopo è caduto da una dozzina di metri. Il suo giovane corpo è posizionato in modo scomposto, come una marionetta disarticolata, addossato a due auto parcheggiate nella strada che fronteggia la Scuola. E’ morto quasi immediatamente a causa del violentissimo impatto. Il padre del ragazzo è un politico serio ed onesto, che ha ricoperto l’incarico di assessore e vice sindaco del Comune di Savona. Qualcuno lo chiama al telefono e accorre nella strada , davanti a lui il giovane figlio oramai morto, per lui è un enorme dolore. Da quell'istante inizia una lunghissima inchiesta, che percorre due e opposte ipotesi investigative: il ragazzo si è buttato di sua spontanea volontà, con l’intento di suicidarsi e l’altra ipotesi che sembra molto più grave : è stato spinto da uno o più compagni con cui forse stava litigando. La famiglia di Jacopo esclude immediatamente l’ipotesi del suicidio, non avendo elementi per supportare tale tesi, e chiede con determinazione di proseguire le indagini per fare piena luce sulla tragica morte del figlio, appena quindicenne. Qualcuno afferma che le testimonianze, per sostenere la tesi del suicidio,vengono pilotate, non si sa da chi, e l’inchiesta si orienta in modo pregiudiziale verso questa ipotesi . Una giovanissima vita è comunque andata perduta per sempre e nessuno potrà mai restituire un figlio a dei genitori affranti. A tutt’oggi, nonostante l’archiviazione del caso da parte della magistratura, i dubbi e le perplessità su questa morte, inspiegabile per i genitori, pesano come macigni sulla vicenda. Esistono dei dati oggettivi che fanno nascere molti dubbi sul suicidio. Ammettendo che il ragazzo avesse l'intenzione di gettarsi, come avrebbe potuto sporgersi infatti, indossava un presidio ortopedico che lo imbustava strettamente limitandolo nei movimenti. Davanti alla finestra, inoltre era posizionato un banchetto scolastico, quindi era materialmente impossibile per il povero Jacopo, avvicinarsi al davanzale, sporgersi, scavalcarlo con fatica bloccato come era dal busto e cadere nel vuoto senza un minimo intervento di qualcuno. Inoltre non aveva mai manifestato propositi di morte o di autolesionismo. Jacopo era un ragazzo normale, mite, intelligente e dedito unicamente allo studio, pieno di voglia di vivere e con tanta voglia di crescere e imparare. L’ipotesi della caduta accidentale o volontaria, venne favorita dagli inquirenti, qualcuno, politicamente, avallò e supportò questa tesi, non ascoltando le istanze della famiglia e offendendo la memoria del povero ragazzo, che venne bollato, da morto, come troppo timido, troppo fragile e quindi a rischio di compiere gesti pericolosi per sé stesso. Ci fu una guerra di perizie sulla traiettoria dei corpi sottoposti alla legge della gravità. E’ probabile, anche se non provato, che qualcuno con cui il giovane spesso litigava, aiutò, al di là delle proprie intenzioni, il ragazzo a precipitare,comunque il caso fu archiviato, la classe di Jacopo concluse il ciclo delle superiori senza di lui. Jacopo moriva una seconda volta e poi una terza e poi una quarta mentre la sua famiglia vedeva la Verità calpestata, vivendo con grande dignità questo immenso dolore e per loro questa presunta grande ingiustizia. Qualcuno tentò anche di spillare dei soldi ai genitori, illudendoli che avrebbe trovato delle testimonianze sul fatto: ma erano solo squallidi personaggi in cerca di spiccioli. Sono trascorsi diciannove anni, da quella calda e tragica mattina di maggio, molte testimonianze sono andate perse, sfocate nel calderone del tempo, molta gente che forse sapeva non ha parlato allora non parlerà più, portando con sé negli anni un segreto scomodo e triste: perché e come è morto un ragazzino. Il 28 maggio di ogni anno, presso la Chiesa di San Pietro a Savona, i genitori del ragazzo, che non si sono mai arresi, fanno officiare una messa in ricordo del figlio, per elevare una preghiera ad un ragazzo che se n'è andato dalla vita prima del tempo e senza dubbio contro la sua volontà. Qualcuno sa, ma non vuole che si sappia.

Roberto Nicolick

 

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