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Al Direttore | 27 agosto 2016, 10:15

Solidarietà e omaggio letterario dell'associazione caARTEiv al borgo di Amatrice

"Tutti abbiamo sentito il dovere di essere vicini a queste famiglie disperate"

Solidarietà e omaggio letterario dell'associazione caARTEiv al borgo di Amatrice

"Il dolore che i terremotati del centro Italia stanno passando in questi giorni, a fatica troverà nel tempo la rimarginazione di ferite incolmabili, non solo per le proprietà perdute da ricostruire per ricostruire una propria identità patrimoniale, ma soprattutto per ristabilire un contatto spirituale spezzato con gli affetti lacerati" commenta Simona Bellone, presidente di caARTEiv.

"Tutti abbiamo sentito il dovere di essere vicini a queste famiglie disperate, che avranno non solo bisogno di assistenza primaria finanziaria e di beni di prima necessità, ma anche di un conforto morale, perché il tempo non cancelli questo dolore abbandonandoli nella loro disperazione".

"L'identità patrimoniale e il valore storico di un paese antico, ricco di memorabili tradizioni e vicende personali, è indispensabile decantarlo per i posteri con la letteratura, perché non si affievolisca mai il suo ricordo. Numerose e lodevoli sono le iniziative italiane per la raccolta fondi come la campagna gastronomia solidale, lanciata da Slow Food con lo slogan #UnFuturoPerAmatrice alla quale anche l'associazione culturale caARTEiv aderisce simbolicamente immortalando in versi in romanesco la vera ricetta dell'Amatriciana, secondo piatto internazionale conosciuto al mondo dopo la pizza".

Continua: "Analizzando la storia di questa ricetta, nel tempo e nel mondo, non tutti conoscono i veri ingredienti soprattutto per realizzarne il sugo fedele alla sua identità originaria, tanto che molti chef ne realizzano diverse versioni personali aggiungendo gusti diversi al sapore originario",

Ecco qui sorridendo in rima in romanesco gli ingredienti che occorro per la vera Amatriciana e video lettura: https://www.youtube.com/watch?v=xX46awwVkCI 

Questione de vera Amatriciana

Si pe’ sfizio, te voj fa’ principino de la cucina italiana saputello

ce devi da sape’, come bene mescola’ er sugo e affila’ er cortello,

pecchè pe’ pranza’ da nobile co’ vera gajarda e bona Amatriciana

nun  se po’ lassalla fa’ toppata nova da foresto alla matta carlona. 

Pe’ primo devi d’avecce cor  fratello strutto er blasonato guanciale

da taja’ fino a pezzetti d’arrosola’n tiella callo, come’n gran signore,

pe’ secondo, devi da ‘mpasta’ a mano la pia acqua co’ la santa farina

e taglia pe’ seccalli, cugini spaghetti, bucatini e vermicelli de matina.

Ma si nun stai accorto a sentì la fiaba stellata der vero amatriciano,

‘sta pasta cotta cor sale marino, è n‘artro piatto bono ma profano.

L’orgojo pecoraro d’Amatrice pe’ fa storia der monte contadino,

sta nell’nfocato bacio co’ l’amante peperoncino e gioconno pecorino.

Co’ le mode de città l’hanno maritata dorce pure cor pio pomodoro,

pe’ nun scorda’ de’nsapori’ cor nonno pepe de gricia profumo d’oro.

Si te vie’ voja de don parmigiano, gaio vino, zio ajo e sora cipolla,

ecchite qua, che la prelibbata novella antica nun è più quella bella. 

©Simona Bellone – 26/08/2016

Ricordando in rima romanesca il tragico terremoto del 24/8/16 ore 3:36 (in cui soprattutto Amatrice ha avuto più danni e decessi in confronto degli altri paesi limitrofi, anch'essi comunque disastrati), nonchè la ricetta dell'Amatriciana e il palio degli asini di Amatrice, ecco un'altra poesia subito scaturita dal cuore, con video lettura: https://www.youtube.com/watch?v=B4-DbNXx6d8 

Pianto d’Amatrice

Si gajardo er tricolore campa cor gusto bono de magna’

c’ha der pianto de li bucatini all’amatriciana er d.n.a.,

pecchè si la luna sur Gran Sasso ha brillato la nottata

stanotte s’è scordata d’Amatrice e su fratelli la vejata.

La torre antica s’è fermata muta arricorda’ quell’ore,

pecchè ner vento han tremato le terre cor batticore,

de li su pupi abbraccicati stanchi a le mamme sante

e mo’ sull’arcobaleno pregheno come stelle’nfrante.

Più nun coreno li somari ar palio pe’ le pie amate vie,

se ne so’ iti ‘n file indiane a raja’ ar Creatore le litanie,

manco più li forestieri e li pastori canteno abbraccetto

de li cinquant’anni de sughi pecorino oio e spaghetto.

Piango pe’ voi d’Amatrice come cascate pure de roccia

ariconto d’un paese antico la morte ‘ngrata ‘n saccoccia,

pecchè li Santi lasseno li fanti tutti ner dolore a fatica’

tra pietre, polvere e guanciali tutt’orfani de proprietà? 

©Simona Bellone 24/08/2016

"Infinite condoglianze ai sopravvissuti con un abbraccio al cielo a tutte le anime di chi non ha potuto salvarsi da questo destino atroce" conclude Simona Bellone, presidente di caARTEiv. 

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