Savona - 24 ottobre 2016, 17:00

Pantalone riciclone

La sensibilità verso la gestione dei rifiuti cresce anche in Liguria, terra di infiltrazioni molto dubbie in un settore da sempre appetito delle ecomafie. Per fortuna le amministrazioni locali dimostrano sempre maggiore responsabilità: i Comuni liguri che vedono superare la soglia del 65% di raccolta differenziata sono passati da sedici a trentadue (recente dossier di Legambiente). Sono i piccoli centri dell'entroterra a brillare per virtù, come dimostra, di anno in anno, il premio assegnato ai più ricicloni.

Eppure, nonostante le buone pratiche di tante famiglie e cittadini, le tariffe sui rifiuti solidi urbani rappresentano sempre una stangata. Il Decreto Ronchi risale al 1997 e, da quella data in poi, malgrado la diminuzione dei consumi energetici e il recupero-riuso dei materiali, la spazzatura costa come non dovrebbe costare. Anzi, nella graduatoria nazionale Genova, Savona, Imperia e la Spezia si collocano oltre la media dell'esborso pro capite, ponendosi tra le città più care quanto a batosta comunale sullo smaltimento dei rifiuti.

Se davvero fosse valido il principio secondo cui chi inquina paga, non sarebbero i cittadini ad essere penalizzati né quei soggetti ai quali si applica la "producibilità presunta di rifiuto più elevata". In Italia, tutto si presume. E invece bisognerebbe verificare le modalità di trattamento in discarica, i reali costi di prelievo e conferimento delle ditte d'igiene urbana e il comportamento di molti assessori e sindaci. Al contrario, però, paga Pantalone, applaudito in quanto doppiamente "virtuoso": perché ha imparato a differenziare e perché continua a sganciare palanche per un servizio dai costi fumosi. 

Felix Lammardo