Savona - 20 gennaio 2017, 17:00

Il pallino della scuola

Una nonna, tra una chiacchiera e l'altra, mi ha detto che una docente avrebbe inflitto a suo nipote una classica punizione risorgimentale: scrivere per cento volte una frase sul quaderno. In quarta elementare. Il valore di una tale pratica, emendante o espiatoria, non si capiva duecento anni fa. Oggi risulta, più che ottusa, crudele e sempre inutile.

Il mondo della scuola è uno specchio dell'approssimazione e del declino di un Paese intero, che pure ha dato tanto alle scienze pedagogiche. Nelle aule non ci sono più i Bottini, i Garrone, i Franti, capaci di intemperanze ma anche di slanci generosi, né maestrine dalle penne rosse. Se del passato resta solo il metodo punitivo, la situazione è grave. La scuola di oggi non è post-unitaria, ma post-disintegrata, nella turbolenza dei ragazzi bombardati da mille sollecitazioni e poveri di stimoli intelligenti. Il discorso non è solo sui discenti, però. E chi insegna? Cosa esce davvero, per esempio, dai corsi di laurea magistrale?

Vero è che i genitori sono sempre pronti alla polemica, difendendo i figli accanitamente anche quando il torto è marcio, ma per il semplice fatto che proprio nelle famiglie (o quello che ne resta) il castigo è un argomento poco soppesato. Gli stessi genitori affibbiano punizioni blande o non le impongono affatto. Maestri e professori, chiamati a governare bande di indisciplinati, ricorrono agli espedienti antichi: anziché sollecitare i giovani con la forza morale della guida e della cultura, cercano di dominarli con le penitenze.

Oltre cinquant'anni fa suonava veritiera una frase di Giovanni Papini, che oggi rimane attuale: "La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri".

Il plauso, invece, va agli autentici insegnanti che ancora amano il loro mestiere e la loro missione, cercando di lasciare un'impronta con idee, ispirazioni e metodologie sincere, robuste, efficaci. Ce ne sono, nel mucchio, e brilleranno attraverso gli occhi dei loro alunni soprattutto negli anni futuri.

Una nota a margine: persino sul sito dell'Ufficio Scolastico Provinciale di Savona campeggia uno svarione. Nel menù a sinistra, c'è la voce "Riforma II° grado". Quando impareranno che quelli romani esprimono numerali ordinali, quindi non devono essere accompagnati dal "pallino" in esponente come i numeri arabi? Se anche lì troviamo una grossolanità marchiana, non ci resta che lo scoramento sull'avvenire della grammatica... o tempora, o mores.

Felix Lammardo