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Curiosità | 12 ottobre 2017, 19:36

Roberto Nicolick: "Un'altra strage a cavallo del '45"

Uno strano caso di violenza e omicidi. Cascina Montà, Pallare

Roberto Nicolick: "Un'altra strage a cavallo del '45"

"E' un periodo convulso, nel territorio compreso tra il mar Ligure e il basso Piemonte, i boschi e le colline sono presidiate da formazioni partigiane, attendate nei pressi di cascine e i centri abitati, invece sono occupati dalle truppe Tedesche e Repubblichine.

Spesso i partigiani per poter mangiare e quindi sopravvivere si recano nei cascinali isolati e “requisiscono” cibo e animali, quando i Tedeschi lo vengono a sapere mettono sotto torchio i contadini che hanno dato supporto ai partigiani anche senza potersi rifiutare.

E' un girone infernale in cui le uniche e vere vittime sono i contadini, che devono anche nascondere le donne di casa, soprattutto quelle giovani, dall'arrivo di questi o di quelli.

Quando accadono dei fatti di violenza, se non si trova un colpevole, è molto comodo attribuirne la paternità ai Tedeschi o ai Repubblichini, i cattivi per antonomasia.

E' quello che accade in una cascina isolata in quel di Pallare, un piccolo centro dell'entroterra, Valbormida, un casolare abitato da una giovane donna, I, da suo marito, M e il loro  figlioletto di appena sette anni. La famigliola campa dei prodotti della terra, sono brave persone, semplici ed oneste. I è giovane e bella.

Un brutto giorno di agosto del 1944, tutti e tre vengono trovati morti, ammazzati senza pietà, forse la donna ha anche subito violenza carnale. La cosa che più colpisce, nella sua inutile crudeltà è l'omicidio del bimbo di appena sette anni.

Chi ha compiuto questa strage non ha avuto davvero pietà. Nulla di meglio che attribuire la paternità della strage ai classici cattivi per antonomasia, ad un fantomatico militare Tedesco uno dei tanti che sono presenti in quella zona,secondo la tesi ricorrente e anche quella più facile, prima avrebbe ucciso il marito poi dopo aver violato la povera Ines, avrebbe anche ammazzato  e il bimbo per non lasciare scomodi testimoni.

Così, di questa strage se ne appropria la mitologia resistenziale, qualcuno coglie la palla al balzo, la povera I diventa una martire, suo malgrado, della brutalità nazista, il suo nome appare nei vari martirologi e a tutti gli effetti è arruolata nel palma res delle vittime del nazi fascismo.

Ma stranamente i nomi del marito e del piccolo non appaiono, non vengono strumentalizzati. 

Il Comando Tedesco hanno sempre negato questa atrocità, mentre ne hanno ammesso altre, molto più gravi, fatte passare, sotto la veste  della rappresaglia su civili, quindi non avrebbe senso questo comportamento.

Allora si affaccia un'altra ipotesi, qualcuno del posto, che conosceva la famigliola e che corteggiava da tempo Ines, dopo l'ennesimo rifiuto ha deciso di prendersi quello che voleva nonostante tutto, ha ucciso l'unica difesa presente, il marito, ha stuprato la povera I ed infine ha eliminato l'unico testimone scomodo che magari poteva riconoscerlo, il piccolo di sette anni. Per fare tutto ciò non poteva bastare un uomo solo, per quanto forte, ce ne volevano almeno tre o quattro e in quel periodo la zona era infestata da gruppi di uomini che vivevano mesi nei boschi a fare la guerriglia ai Tedeschi e ai Repubblichini, senza cibo, dormendo all'addiaccio e soprattutto senza poter frequentare donne." Roberto Nicolick

 

cs

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