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Sanità | 12 gennaio 2018, 18:07

Sanità, riparte la battaglia di Massimo "Max" Biovi: "Sto ancora aspettando delle risposte"

Il celebre "bodyguard dei VIP", che si era incatenato davanti all'ospedale albenganese, deve essere operato: "Devono dirmi se sono operabile o no, ma lo voglio per scritto: ognuno si assume le giuste responsabilità"

Sanità, riparte la battaglia di Massimo "Max" Biovi: "Sto ancora aspettando delle risposte"

Preoccupazione per le condizioni di salute di Massimo Biovi, già militare della “Folgore” e poi “bodyguard dei VIP” (leggi articolo QUI) che, a causa di una serie di complicazioni di salute, ha intrapreso una battaglia per i diritti di tutti i malati che lo ha portato addirittura ad incatenarsi davanti all’ospedale Santa Maria di Misericordia di Albenga (leggi articolo QUI).

Abbiamo contattato direttamente lui, il “Vecchio Leone”, come lo chiamano i suoi amici, per avere un quadro della vicenda. Ci racconta Max Biovi: “Tutto quello che ho fatto finora non è servito a nulla. Il 3 dicembre sono stato visitato, il MIOS mi ha assegnato da fare una serie di analisi, che ho terminato il 20 dicembre. Ho tutti i documenti ufficiali e i referti dettagliati. Eppure da quel momento nessuno mi ha più fatto sapere nulla. Il MIOS è interessato a intervenire o no? Me lo dica, almeno so se dovrò rivolgermi a un altro centro per risolvere i miei problemi.

Il cuore, che era l’aspetto più preoccupante, dice che posso fare l’intervento, tramite analisi con ecocardio doppler e tramite monitoraggio del mio impianto di defibrillazione interno. Le analisi del sangue evidenziano una infezione, non mortale, ma che deve essere controllata. La PET (un tipo specifico di risonanza magnetica tridimensionale) mostra una sacca infettiva e un’anomalia dell’osso del moncone della gamba: non si tratta di una patologia ma di una conseguenza di intervento chirurgico, così si legge chiaramente nel referto. Circa una settimana fa ho avuto uno scompenso cardiaco salvato solo grazie a un intervento tempestivo del defibrillatore, al quale sono seguiti due giorni di ricovero in cardiologia.

La dottoressa della cardiologia mi ha chiesto quando sarò operato, ma le ho risposto che ne so meno di lei. Si tratta della stessa dottoressa che segue la mia situazione e dichiara che sono operabile. Ciò che preoccupava il MIOS era il cuore: ma ora che so di poter essere operabile (pur sempre con il normale margine di rischio), perché nessuno mi fa sapere che cosa mi aspetta? Sto valutando e soppesando le mie prossime mosse, non solo per me ma per diritti di tutti i malati, perché nessuno deve permettersi di prendere in giro chi soffre, quando c’è di mezzo la salute. Voglio sapere se sono operabile o non lo sono, e in entrambi i casi voglio una risposta per scritto e con tutte le motivazioni. Da questa decisione dipende anche il tipo di terapia che sto seguendo adesso e che dovrò fare in futuro, quindi devo avere una risposta al più presto per guarire nel modo più corretto. Coloro che decideranno la mia operabilità o no devono assumersi le loro responsabilità”.

La battaglia di Massimo Biovi è sostenuta anche dal gruppo albenganese dei Cittadini Stanchi, che fin dal primo momento si è schierato a fianco del “Vecchio Leone”: “Vogliamo sapere perché non è stato fatto nulla di quello che era stato dichiarato? Siamo preoccupati per Max e vogliamo delle risposte anche dalla Regione: sia l’assessore alla sanità Viale sia il presidente Toti hanno promesso una rinascita per il mondo ospedaliero savonese in generale, compreso l’ospedale di Albenga. Noi siamo qui, a disposizione per un incontro nel quale vorremmo sottoporre anche a loro il caso di Massimo Biovi, un uomo che merita risposte. Lui ha dato tanto per il bene della gente nella sua vita, come militare prima e come bodyguard poi. Non è giusto che ora che combatte la sua battaglia venga lasciato solo. Noi stiamo con Max”.

Alberto Sgarlato

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