- 23 agosto 2018, 14:06

Il nuovo ponte secondo l'Università di Genova

L'Ateneo genovese ha presentato il gruppo di lavoro messo a disposizione della città per la ricostruzione del ponte Morandi dal punto di vista di progettuale, logistico e ambientale (VIDEO)

Un gruppo di lavoro coordinato dall'Università di Genova si mette a disposizione della città e delle istituzioni per la soluzione dei problemi causati dal crollo del viadotto Morandi. Il proposito è quello di mettere a sistema competenze in ambito logistico, ingegneristico e ambientale. "Nessuna lezione ex cathedra; si tratta di un gruppo aperto è disponibile", assicura il prorettore alla ricerca dell'Ateneo genovese, Michele Piana, che durante la mattinata ha incontrato il Sindaco Bucci, chiedendo di "poter partecipare alla resilienza e alla rinascita di Genova con gli strumenti propri dell’Università: ricerca, tecnologia, conoscenza”.

Il docente di tecnica delle costruzioni del dipartimento di ingegneria civile, Sergio Lagomarsino, dunque, spiega: "Fondamentale l'attività di monitoraggio per capire lo stato di sicurezza del ponte e progettare la demolizione. Come Università mettiamo a disposizione tutti le nostre competenze e i nostri mezzi, dai droni alla galleria del vento, per fare lo studio di ricostruzione del ponte".

Le proposte a breve termine da parte dell'Università riguardano, prima di tutto, quindi, la demolizione del ponte, che necessita un'attività di monitoraggio costante "per capirne lo stato di sicurezza, fare comparazioni con lo stato di salute precedente al crollo, fare rilievi,  e prove sui materiali in sito".

Si passa, poi, alla fase di demolizione. Per il docente l'ipotesi dello smontaggio controllato dei resti del viadotto è da scartare: "Si possono far crollare i monconi con cariche disposte programmate e un effetto controllato; lo smontaggio con mezzi meccanici a quell'altezza, a mio avviso, non è proponibile".

Infine si passa alla procedura successiva, di medio termine, che riguarda la ricostruzione del ponte, per la quale, secondo Lagomarsino, gli 8 mesi prospettati da Autostrade sono "impossibili". "Occorre fare velocemente - osserva - ma bene, per cui ritengo sia necessario almeno il doppio del tempo".

Quanto alla nuova tipologia di ponte, le possibilità da valutare sarebbero tre, come ha mostrato con immagini esplicative: un ponte strallato, su esempio del Rion Antirion, detto anche ponte Charilaos Trikoupis, che attraversa il golfo di Corinto ed è il ponte strallato più lungo del mondo. Oppure un ponte sospeso, come lo statunitense "A. Murray MacKay", che si trova nella penisola di Halifax. O ancora una tipologia più semplice e diffusa di ponte a travata, che "si trova in Italia e in Spagna, per esempio", che, però, può creare dei problemi dal punto di vista della luminosità dove ci sono zone ferroviarie, come nel caso della Valpolcevera.

Enrico Musso, docente di economia dei trasporti, evidenzia, invece, l'urgenza legata alla viabilità cittadina, che va ripensata. In un progetto a breve termine occorre "muovere le persone sposando il minor numero di veicoli possibile - spiega - per cui va potenziato il trasporto pubblico e va promossa una maggior educazione alla mobilità condivisa, per esempio con l'uso del carpooling o l'abitudine alla cosiddetta mobilità dolce, con il bike sharing". A questo si dovrebbe aggiungere un potenziamento della mobilità via mare, che "è poco sfruttata, ma si potrebbe incrementare pensando alle zone strategiche della città che sono sul mare, come la stazione Principe e l'aeroporto". Senza dimenticare che anche il trasporto ferroviario può essere potenziato: "ci sono stazioni intermedie sottoutilizzate, così come alcune fermate".

Inoltre, sempre nella logica della smart city, il docente ha messo in rilievo l'importanza della tecnologia e dello smart-working: "Occorre iniziare ad abituarsi a un diverso sistema di vita, a partire dal lavoro, fatto da casa o in co-working, e all'uso di Internet per ciò che riguarda la fruizione dei servizi pubblici: troppe persone si spostano per andare direttamente negli uffici anziché usare il sistema digitale, sia per i servizi comunali sia per quelli municipali". 

Infine Mauro Mariotti, docente di Scienze della Terra, sottolinea come "il nuovo progetto del ponte deve tener conto della condizione ambientale della Valpolcevera, e in generale del ponente, che dovrebbe diventare un laboratorio di sostenibilità ambientale". Infatti, un progetto complessivo deve "tener conto del fatto che già l'alveo del fiume Polcevera è stato ridotto di circa il 50%" e che il Polcevera è un "corridoio ecologico importante per cui - conclude - non bisogna focalizzarsi solo sul ponte e pensare che laddove si demoliranno case ed edifici sia il caso di far nascere una zona verde".

Il Ministero dell'Istruzione, intanto, ha stanziato 2,8 milioni per garantire la continuità didattica ai 100 studenti delle scuole e dell'università che hanno dovuto lasciare la propria casa a seguito del crollo. Previsti servizi di trasporto dedicati, un numero ad hoc per le informazioni alle famiglie e uno stop alle tasse universitarie per gli studenti sfollati. Sono state attivate una linea telefonica e una email per avere informazioni: 0108331317 e genova@ripartiamodallascuola.it. "L'obiettivo è fare in modo che tutti gli studenti possano proseguire il percorso scolastico con i loro compagni e i loro insegnanti. Devono poter mantenere i loro riferimenti didattici e affettivi", sottolinea l'assessore regionale Ilaria Cavo

 

rg