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Al Direttore | 22 novembre 2018, 14:12

La testimonianza: "Sono disabile, potrei guidare ma non me lo permettono"

Un nostro Lettore valbormidese: "Ho lavorato per anni su ogni tipo di veicolo. Poi la malattia. E adesso non ho problemi alla guida, ma vengo considerato alla stregua di un tossicodipendente per le terapie che devo seguire"

La testimonianza: "Sono disabile, potrei guidare ma non me lo permettono"

Direttore buongiorno.

Volevo scrivere due righe su ciò che riguarda me e migliaia di persone che vivono la realtà della disabilità.

Sono nato a Milano negli anni 60 da genitori emigrati nella city dalla bassa Ferrarese. Sono cresciuto nelle case di ringhiera di via Paolo Sarpi fino a 4 anni, oggi diventate residenze della comunità cinese.

Trasferitici brevemente in quel di Corsico per poi abitare fino a 18 anni nel quartiere Giambellino. Potevo incontrare gente come Vallanzasca oppure il Gaber al bar Gino.

Abitavo poco distante e capitava di fare incontri del genere. Il mio era un quartiere popolare simile ad un grande paese. tutti conoscevano tutti.

Ho imparato sin da subito che la vita mi avrebbe messo davanti ad ostacoli enormi e che avrei dovuto affrontare situazioni difficili. Allora non sapevo il perchè ma il mio presagio era corretto.

Eravamo bambini che imparavano presto e sapevamo che nessuno ti avrebbe mai regalato niente.

Si imparava a guidare una moto da cross a 10 anni. Magari c'era chi ti faceva guidare la macchina che non avevi ancora finito di frequentare le scuole medie.

Imparavi a smontare un motore di una moto o di una macchina per gioco. Sì, perchè quelli erano i nostri passatempi.

Ho imparato a guidare un po' di tutto in vita mia. Volente o nolente il Giambellino mi ha plasmato, sotto questo punto di vista.

Dai motorini assemblati con il fai da te con pezzi ritrovati qua e là, a moto di grossa cilindrata.

Poi le automobili e qualsiasi altro mezzo avesse delle ruote.

Una volta trasferitomi in Val Bormida all'età di 18 anni mi sono dato ad autocarri, trattori, macchine agricole varie, muletti, pale caricatrici, terne, escavatore, per poi prendere la patente C nel 2008 per la quale mi era stato consigliato di dare l'esame anche per la categoria E in quanto sapevo a memoria anche tutte le norme che portano a conferire la patente, appunto, anche per questa categoria.

Avrei voluto fare l'autista di Autocarri e potevo persino guidare Autotreni, Autoarticolati e Autosnodati.

Ho rinunciato solo per una questione di costi della stessa.

Nel 2015 ho cominciato a non stare bene e l'ASL dopo innumerevoli visite ed accertamenti, la commissione medica mi ha dichiarato invalido al 90% in stato di gravità.

Questa forse è la sfida più grande che dovrò affrontare "mi sono detto" 5 anni fa.

Adesso so per certo che è ancora peggio.

Da quella data è cominciato un calvario burocratico che fa passare la voglia di curarsi, ma non quella di guidare.

Ho una passione sfrenata per tutte le competizioni motoristiche e per me guidare un auto, seppur invalido, non è che una sfida come nelle corse, ma la competizione è solo tra me e me.

E nonostante tutto non ho nessun problema mentre guido proprio perchè in auto mi sento a mio agio.

Durante l'ultimo rinnovo della patente, per la quale ho ritenuto onestamente di declassare da C a B proprio perchè non mi serve e perchè so che le CML non effettuano test adeguati come nei paesi anglosassoni,

mi vedo sospendere la patente perchè assumo due piccole pastigliette prescritte dal medico che mi hanno equiparato ad un tossicodipendente. 

Sono rimasto allibito e soprattutto mortificato. Addirittura dovrò fare i test antidroga capelli e urine.

Non credevo a ciò che sentivo.

Non ho alcun problema alla guida di veicoli. Casomai li ho se devo fare lunghi tratti a piedi proprio perchè la malattia mi da qualche problema sui lunghi tragitti a piedi, motivo questo per cui la macchina mi è strettamente indispensabile.

A tal proposito mi è stato persino concesso il tagliando azzurro per i parcheggi per disabili.

Se analizzo coerentemente questa misura drastica nei miei confronti, posso affermare che è stata dettata da un pregiudizio di fondo ( disabile quindi inabile ) ma è l'esatto opposto.

Prendiamo ad esempio una persona come Alessandro Zanardi. Vidi il suo incidente in diretta Tv e subito pensai " è morto".

Invece la sua disabilità e la capacità di ripresa è stata formidabile.

Succede quando non ci si vuole arrendere. Il nostro cervello è in grado di sopperire a disagi inimmaginabili.

La medicina, quella delle commissioni legali, che decidono sulla nostra sorte, sembra non conoscere queste meccaniche. Non sanno nulla della persona interessata eppure ti giudicano seduta stante.

4 parole e la tua vita cambia ulteriormente in peggio.

Non esistono forme di riguardo per chi è in difficoltà. Sulla carta ci sono tantissime belle parole ma la realtà è che chi si ritrova in una situazione di svantaggio è costretto a tirare fuori gli artigli,

e che siano belli affilati. Nonostante questo mi ritrovo relegato in casa e a non poter muovermi autonomamente. Sono stato, di fatto, emarginato.

Dovremmo imparare dai paesi anglosassoni che su queste tematiche la sanno lunga.

La patente si rinnova addirittura online. Non esistono code in sale di aspetto dove la persona è messa in condizione di assomigliare a una pecora. 

Se hai problemi psicofisici ti fanno fare i test. Se sei giudicato e valutato avviene solo tramite riscontri oggettivi e non sullo scambio di quattro parole ed un certificato medico che non dice nulla ( sono elencati i farmaci ma non le posologie… non ha senso )

Se sei anziano ( avviene in Canada e in Gran Bretagna) ti reinsegnano a guidare e se hai i requisiti ti viene concessa la patente. In Italia la tendenza è quella a discriminare gli anziani.

Comunque, credo che nessuno deve essere messo da parte se prima non si sono fatti accertamenti seri.

Questo è ciò che dovrebbe fare una società civile, che non risiede di certo nella nostra Italia.

Distinti saluti.

Lettera Firmata

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