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Economia | 24 agosto 2019, 06:54

Davide Serra, i consigli per Roma del nuovo re di Londra

Si definisce "italiano nel cuore ma inglese nella testa", gestisce un fondo che vale almeno 630 milioni di dollari e nel 2014 ha ricevuto la nomina a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana

Davide Serra, i consigli per Roma del nuovo re di Londra

Si definisce "italiano nel cuore ma inglese nella testa", gestisce un fondo che vale almeno 630 milioni di dollari e nel 2014 ha ricevuto la nomina a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. È Davide Serra, l'outsider della finanza mondiale, nato a Genova, laureato a pieni voti alla Bocconi e protagonista incontrastato della City.

Negli anni Novanta arriva a Londra e nel 2006 fonda Algebris, una società che in pochi anni è riuscita a portare nei portfoli degli investitori guadagni che hanno sfiorato la soglia del 40%. Serra è il Golden Boy della finanza internazionale, il Re Mida che è riuscito a gestire con successo fondi multi comparto che trovano la loro ragion d'essere soprattutto in obbligazioni bancarie. I numeri parlano chiaro. In breve tempo Algebris è riuscita nella difficile impresa di creare 5 strategie di mercato diversificate tra loro e di espandersi in 3 continenti, con uffici dove è forte la rappresentanza giovane, soprattutto quella femminile.

Davide Serra è un uomo schietto, capace di un'attenta analisi dello scenario contemporaneo sul quale pesa, e non poco, la Brexit. Siamo a un punto di svolta, secondo il CEO di Algebris, un bivio dove l'Inghilterra deve iniziare a fare i conti con una scelta opinabile e l'Italia può fare la differenza per risollevare le sorti dell'economia interna. Ad aprile di quest'anno il PIL inglese ha subito un calo dello 0,4%, il risultato peggiore da tre anni a questa parte. Secondo Serra questo è uno scenario pericoloso, rinforzato ancora di più dalla posizione radicale e intransigente del Fondo Monetario Internazionale. Tradotto in parole povere, il PIL negativo potrebbe avere la diretta conseguenza di mettere a rischio il posto di lavoro di ben mezzo milione di persone. Un bel problema per una capitale europea che ha fatto della globalità e della competizione rilassata il suo marchio di fabbrica. Una città unica al mondo che però è stata vittima negli ultimi tempi del populismo più sfrenato, culminato con l'assassinio di Jo Cox, la parlamentare laburista uccisa durante la campagna referendaria.

La Brexit porta con sé un pericolo tangibile per Londra, destinata a deporre lo scettro che l'ha vista per decenni come il luogo perfetto in cui investire, l'interlocutore ideale per tutte le capitali mondiali. Il risultato dell'infausto referendum rischia di spostare l'asse della domanda e dell'offerta verso altri mercati come Hong Kong ad esempio, New York o addirittura Shangai. Il problema, secondo Serra, è stata un'informazione pubblica che non ha dato agi inglesi il polso reale della situazione. Nessuna credeva possibile un tale scenario e nessuno ha sottolineato i possibili (e nefasti) risultati geopolitici ed economici di una possibile uscita dal contesto europeo.

Milano come Londra? In una recente intervista il CEO di Algebris ha dichiarato che la Brexit potrà essere un trampolino di lancio perfetto per l'Italia. Facciamo un passo indietro. Il rating nazionale non è certo al livello di quello inglese ma l'assenza della famosa Tripla A, simbolo di un'economia e un'affidabilità indiscutibili, non rappresenterebbe un problema. L'uscita dell'Inghilterra dall'Europa lascia uno spazio, un posto vacante che, con le dovute precauzioni, l'Italia potrebbe occupare, andando a creare un'occasione unica per il nostro paese. È davvero così semplice? Secondo Davide Serra lo potrebbe diventare a fronte di una seria politica, un "piano Marshall" come lo definisce lui stesso, finalizzato al recupero dei tanti cervelli nazionali sparsi per il mondo. Investire è la parola chiave e non soltanto nei mercati finanziari ma nelle persone, nelle eccellenze che spesso abbandonano i nostri confini perché strette da morse burocratiche che sfiorano sovente l'assurdo.

La sinergia auspicata è uno stretto connubio tra capitale e risorse umane da impiegare a livello privato per rilanciare l'economia italiana. Del resto possiamo farlo, visto che disponiamo della quota di risparmi più considerevoli al mondo. Unica pecca: la miopia della Consob e di Bankitalia ha permesso che ben il 90% di suddetti risparmi siano amministrati all'estero, nei mercati irlandesi e in quelli del Lussemburgo. Lo sguardo del fondatore di Algebris si sposta lontano, fino in Cina. Il mondo della finanza mondiale, vivo e vegeto e trasparente grazie alla normativa Facta, non potrà fare a meno degli investitori cinesi. Dopo un periodo di "autodistruzione" che ha visto eclissarsi la sua buona stella, la nazione cinese sta recuperando il ruolo che da sempre le spetta, ovvero quello di un caposaldo dell'economia globale. Secondo Serra, il problema reale è un altro ovvero riuscire a capire quanto il rinnovato successo mondiale possa influenzare (in meglio) il godimento dei diritti civili e politici.

Questo è il ritratto dei possibili scenari che si aprono dopo la Brexit. Serra, da sempre visionario ottimista, crede fermamente nel potere degli investimenti. Per sé e gli altri colleghi auspica un futuro lungo e radioso, dove l'errore di oggi abbia la capacità di diventare la lungimiranza del domani. Sbagliando s'impara, nella vita e in finanza. Questo è il messaggio forte e chiaro dell'uomo che in poco tempo è diventato il re italiano della City (e non solo).

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