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Politica | 27 dicembre 2019, 13:13

Discriminazione e parità di trattamento. In consiglio regionale una proposta del PD

Il firmatario Rossetti: "Assicurare l’uguaglianza dei cittadini attraverso formazione del personale, azioni dirette, piani triennali contro la discriminazione e istituzione della rete e del centro regionali istituzionali a supporto della rete informale già esistente”

Discriminazione e parità di trattamento. In consiglio regionale una proposta del PD

Prevenire e contrastare comportamenti discriminatori e attuare il principio della parità di trattamento sul territorio ligure e attraverso i servizi forniti dagli enti locali”. È questo l’obiettivo della proposta di legge appena depositata dal Gruppo del Pd in Regione Liguria, primo firmatario il consigliere regionale Pippo Rossetti, sostenuta anche da Arci Liguria, rappresentata da Walter Massa, e da Acli Liguria, rappresentata da Chiara Volpato.

Per assicurare l’uguaglianza fra i cittadini, come sancito dalla Carta dei fondamentali dell’Unione Europea e dalla nostra Costituzione – spiega Rossetti – è necessario che le istituzioni, compresa la Regione, scendano in campo direttamente al fianco delle rete informale che in questi anni pur senza il sostegno della Regione ha continuato il suo lavoro nel settore. La proposta di legge chiede alla Regione di contrastare qualsiasi discriminazione diretta o indiretta fondata su nazionalità, sesso, colore della pelle, ascendenza od origine nazionale, etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale e identità di genere, e ogni altra condizione personale o sociale”.

Ma come è possibile intervenire concretamente come Regione Liguria per combattere molestie e discriminazioni? “Innanzitutto - continua Rossetti - va garantito a tutti l’accesso ai servizi (abitazioni, prestazioni sanitarie, trasporto) attuando azioni positive per il superamento di eventuali condizioni di svantaggio legate a forme di discriminazione diretta e indiretta. Grazie a questa legge i soggetti pubblici o privati che stipulano qualsiasi accordo, anche non oneroso, con la Regione dovranno essere sottoposti a verifiche da parte degli Uffici Regionali competenti proprio nel contrasto della discriminazione. Inoltre la Regione Liguria è chiamata garantire sia la formazione del personale regionale attraverso iniziative specifiche (introducendo anche nel codice di comportamento specifiche disposizioni antidiscriminatorie) sia a promuovere, d’intesa con gli Enti Locali e in collaborazione con soggetti pubblici e privati già attivi nel settore, strumenti informativi al fine di veicolare ai cittadini le informazioni utili per la tutela dei propri diritti”.

Questa legge, inoltre, prevede che il Comitato Regionale delle Comunicazioni (CORECOM) effettui periodiche rilevazioni sui contenuti della programmazione radiofonica e televisiva regionale, con l’obiettivo di evidenziare eventuali caratteri discriminatori e segnalando direttamente ai soggetti competenti la presenza di eventuali comportamenti non conformi ai codici di autodisciplina della comunicazione. Per quanto riguarda il diritto alla mobilità, invece, la legge presentata dal Pd chiede alla Regione di rimuovere gli ostacoli che limitano l’accessibilità delle infrastrutture e dei servizi di trasporto. Occorre inoltre riprendere il rapporto istituzionale con l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), che la Regione Liguria è fra le poche in Italia a non avere attivato. L’UNAR invece da dieci anni lavora con la rete informale regionale contro la discriminazione.

Altro punto importante del provvedimento, precisa Rossetti “è l’istituzione di una Rete Regionale istituzionale contro le discriminazioni, in collaborazione con gli organismi di parità regionali e la Consigliera o Consigliere di parità, della Città metropolitana e degli Enti territoriali e in aggiunta la costituzione del Centro Regionale contro le discriminazioni”, patrimonializzando il lavoro che da dieci anni la rete informale svolge sul territorio. Sul piano organizzativo viene proposta una rete costituita dai Nodi territoriali (veri e propri centri operativi sul territorio) e dalle Antenne (costituite da enti, associazioni, istituzioni, organizzazioni dipendenti dal Nodo attivo sullo stesso territorio e tenute a redigere una relazione annuale), una struttura che ripropone il modello del Centro Regionale Territoriale di Prevenzioni e Contrasto delle Discrminazioni, ormai in disuso.

La Giunta dovrà poi predisporre un piano triennale contro le discriminazioni indicando gli obiettivi da realizzare e le risorse da destinare, mentre l’Ufficio del Difensore Civico rileverà autonomamente le segnalazioni ricevute e riporterà annualmente i risultati in una apposita sezione della relazione annuale.

Comunicato stampa

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