Attualità - 21 febbraio 2020, 09:30

Venerdì con... #Immaginafamiglie. Maternity blues e depressione post-partum: come riconoscerle

Dall'associazione di Albenga utili consigli per la neo-mamma e i suoi familiari

Foto di Silvio Massolo - www.silviomassolo.com

Gravidanza, maternità, allattamento. Parole che di per sè suscitano dolcezza e calore ma che non sempre sono vissute con la serenità che uno si aspetta.

In questo articolo vorrei scrivere di quando il periodo successivo al parto, denominato pueperio, si complica e la neo mamma si trova a vivere una serie di emozioni negative alle quali non sa far fronte. Tutte le neo mamme, chi più chi meno, già dall’ultimo trimestre di gravidanza cominciano a sperimentare quella che Winnicott (1975) ha chiamato “preoccupazione materna primaria”.

Con questa definizione si intende uno stato generalizzato di preoccupazione e di regressione emotiva che permetteranno alla madre di sintonizzarsi al meglio con i bisogni del suo bambino una volta nato. I primi giorni dopo il parto sono dunque caratterizzati da forti oscillazioni emotive, dovuti anche ai bruschi cambiamenti ormonali.

La neo mamma si sentirà inadeguata alle nuove responsabilità e spesso potrà trovarsi a pensare “Stavo meglio prima!”, con conseguenti, enormi sensi di colpa. Questo è ciò che “normalmente” una neo mamma si trova ad affrontare ma che, se adeguatamente supportata, sentirà affievolirsi già dopo una decina di giorni dopo il parto.

Nella sfera della “normalità” rientra il baby blues (o maternity blues), caratterizzato da:

• umore deflesso rispetto a prima del parto;

• bruschi e repentini cambi di umore, da un giorno all’altro o anche nella stessa giornata;

• senso di tristezza; incremento della reattività emotiva che porta la donna ad avere reazioni sproporzionate rispetto a quelle che sono solite fare; senso di incapacità nell’accudire il proprio bambino;

• difficoltà ad assumersi le responsabilità che la nascita del bambino comporta.

Solitamente questi giorni di “umore basso” si risolvono velocemente. E’ importante in questa fase che sia la donna che il partner si sentano liberi di esprimere i loro sentimenti, vicendevolmente o a figure esterne, che siano parenti o amici stretti o una figura professionale come l’ostetrica o lo psicologo, per evitare che le sensazioni negative possano sfociare in una depressione.

Ben diversa è la psicopatologia legata al post parto. I dati dicono che almeno il 10% delle donne sviluppa un disturbo emotivo legato al parto e il più diffuso è la depressione post partum (con prevalenza del 10/15%).

I sintomi che la contraddistinguono sono i seguenti, spesso descritti dalle donne con queste frasi:

umore depresso, tristezza: “Ogni cosa ha perso il suo colore”;

pianto incontrollato: “Piangerei sempre”, “Non sono capace di fare niente!”;

sentirsi prive di valore: “Agli altri interessa solo il mio bambino, non come sto io”;

ansia o attacchi di panico;

senso di colpa: “Perchè sto così male adesso che ho questo bellissimo bambino?”; preoccupazione per la propria salute e per quella del bambino;

mancanza di energie: “Sono stanca”, “Tutto quello che faccio è una fatica”;

perdita di interesse in varie attività, tra cui quella sessuale: “Non voglio vedere nessuno”, “Non voglio essere toccata”;

disturbi dell’appetito;

disturbi del sonno, non riuscire a riposare neppure quando riposa il bambino;

senso di disperazione, inadeguatezza e pensieri pessimistici: “Mi sono appena seduta e il bambino ricomincia a piangere”;

instabilità emotiva: “Per un attimo mi sento benissimo e un attimo dopo sono di nuovo a terra”;

pensieri sulla morte e sul suicidio: “A volte penso che tutti starebbero molto meglio se non ci fossi più”.

Nella maggioranza dei casi in cui il disturbo è moderato si ha una remissione spontanea. In quei casi in cui i sintomi qui sopra elencati si protraggono per un tempo significativamente lungo (più di un mese dopo il parto) è necessario pensare di rivolgersi ad un professionista che potrà aiutare la donna nel percorso di cura.

E’ bene ricordare che un disturbo non curato che tende a cronicizzarsi è frequentemente correlato a conseguenze negative sulla salute fisica, emozionale e psichica del bambino. Per concludere, una volta nato il bambino inizia per la donna e per il suo partner un periodo di grande turbolenza emotiva, spesso sottovalutata perchè si è impegnati nella gestione e nella cura del bambino, aspetti sicuramente prioritari ma che possono risentire di una trascuratezza del lato emotivo. In questa fase della vita, ancora di più che in altre, è necessaria la consapevolezza di se stessi e dell’importanza del chiedere aiuto.

Ricordiamo che tutti i giovedì dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 è aperto lo sportello INFORMALEFAMIGLIE presso la sede in lungocenta 12 Albenga cell .347 5031329 - Informazione e consulenza per le famiglie ed i singoli.

Autore di questo articolo:

Valeria Pavan, psicologa psicoterapeuta Sistemico relazionale e terapeuta famigliare e socia fondatrice dell' APS ImmaginaFAMIGLIE.

Sono la Dott.ssa Valeria Pavan, una terapeuta accogliente e empatica, curiosa delle storie dei miei pazienti e motivata a guidarli nel cambiamento. Il mio approccio terapeutico si basa sulla "cura" delle relazioni. I problemi delle persone sono problemi di relazione e pertanto il mio approccio si incentra sulla modifica di modelli relazionali non funzionali. Elaboro percorsi volti alla soluzione di disturbi psicologici quali ansia, depressione, fobia, insonnia, stress, ma anche crescita personale. La curiosità, lo sguardo ampio sul problema, la capacità di mostrare al paziente altri punti di vista. Prendo il mio lavoro molto seriamente, non do risposte affrettate e sopratutto cerco di condurre il paziente alla ricerca della risposta che fa per lui. Il lavoro terapeutico con me è senza dubbio il primo passo per cambiare ciò che non vi fa stare bene.

IMMAGINAFAMIGLIE

Associazione di promozione sociale e culturale – ente del terzo settore

L'associazione è nata dall'iniziativa di un gruppo di professionisti, psicologi, pedagogisti, psicoterapeuti, mediatori, arte terapeuti, fotografi allo scopo di fornire alle famiglie un punto di riferimento per confrontarsi, approfondire, condividere idee, progetti e affrontare le eventuali problematiche che quotidianamente possono presentarsi a loro, creando un luogo di confronto neutro e non giudicante a cui rivolgersi. IMMAGINAFAMIGLIE è un progetto condiviso e partecipato che propone di promuovere attività che nascono da un lavoro di analisi e raccolta dei bisogni sul territorio e dal confronto tra enti, associazioni e privati. La nostra associazione desidera diventare un luogo dove sia possibile trovare la soluzione migliore per quella persona, per quella associazione, per quel gruppo spontaneo, per quel professionista, dove poter affrontare l'argomento che in quel momento è sentito necessario. In ogni attività per noi è fondamentale creare uno spazio e un tempo “accogliente” per chi parteciperà.