Attualità - 26 marzo 2020, 15:00

Liguri nel mondo al tempo del Coronavirus: la testimonianza del cerialese Davide Pittella

Il 28enne di Ceriale vive e lavora da ormai due anni in Argentina: con lui abbiamo parlato di come si sta vivendo la pandemia oltreoceano e della situazione in Italia

Davide Pittella con la compagna Agustina

Con al momento 502 casi conclamati e 8 decessi, l'emergenza Coronavirus è approdata anche in Argentina. Una situazione di oggettiva difficoltà che continua a peggiorare, basti pensare che a Buenos Aires per la prima volta in 43 anni non si è svolta la marcia del 24 marzo (giorno in cui avvenne il golpe militare) in Plaza De Mayo: la pandemia ha infatti fermato le madri dei desaparecidos che, ininterrottamente dal 1977, ogni giovedì scendono in piazza per ricordare la tragedia della dittatura e chiedere giustizia per i loro figli desaparecidos.

A La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires che si trova a circa 40 km dal centro della capitale, da ormai due anni vive e lavora il cerialese Davide Pittella. Con lui abbiamo affrontato il tema Coronavirus, parlando sia della situazione oltreoceano che in Italia:

"Per ora stiamo bene, anche se giorno dopo giorno la situazione sta peggiorando - racconta il 28enne, fidanzato con Agustina e papà di Bautista - Una cosa buona del governo è stata chiudere tutto già 6 giorni fa quando i contagi erano circa 140 e i morti 4, anche se questo non sta calmando più di tanto le cose. Io personalmente, come i miei cugini e tutti gli italiani che vivono qui, siamo molto tristi e preoccupati per la situazione in Italia: ci fa molto male sentire le notizie quotidiane che giungono dal nostro paese d'origine".

"Le restrizioni imposte dal governo? Da 5 giorni possiamo uscire solo per andare al supermercato vicino casa o in farmacia e ovviamente può farlo anche chi si deve recare sul luogo di lavoro - conclude il giovane cerialese - purtroppo però ci sono tanti che non rispettano le regole rischiando così di trasmettere il virus e generando il panico tra la gente che si vuole proteggere".

Roberto Vassallo