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Sanità | 27 marzo 2020, 10:55

Albenga, l'appello del Santa Maria di Misericordia: "Costretti a rilavare i nostri DPI dopo turni massacranti da 7 a 10 ore"

La domanda del personale sanitario: "Sappiamo che sono state fatte donazioni sia di dispositivi che di danaro, vorremmo sapere dove sono finiti"

L'atrio di ingresso dell'ospedale (immagine di repertorio)

L'atrio di ingresso dell'ospedale (immagine di repertorio)

Il personale dell'ospedale Santa Maria di Misericordia di Albenga sta diramando attraverso ogni canale possibile una duplice richiesta: di aiuto e di informazioni.

La parte relativa agli aiuti è facile immaginarla: i ritmi si fanno sempre più serrati, l'intera struttura ospedaliera ingauna è stata dedicata al contenimento dell'Emergenza e le risorse non bastano mai.

La parte "informativa" riguarda invece una richiesta di spiegazioni: l'ospedale albenganese è stato infatti nei giorni scorsi protagonista di importanti donazioni da parte di varie realtà sul territorio, dalle associazioni di volontariato ai comitati di quartiere.

Eppure, stando a quanto riferisce il personale sanitario, queste risorse non sono ancora arrivate.

Meglio di qualsiasi commento, lasciamo la parola agli operatori sanitari di Albenga, riportando qui di seguito integralmente la loro lettera:

"Dopo gli infermieri del Pronto Soccorso del Santa Corona (leggi QUI, NdR), anche il personale del comparto, gli infermieri, gli Oss e i tecnici dell'ospedale di Albenga chiedono di dare voce alla loro preoccupazione dovuta alla mancanza di DPI (dispositivi di protezione individuali).

L'ospedale Santa Maria Misericordia di Albenga da circa 10 giorni è diventato, in quanto presente il reparto di malattie infettive, sito di ricovero di soli pazienti Covid19 conclamati o in attesa di risultato tampone.

Tutti gli operatori sono dunque in contatto con persone positive e per poter lavorare in sicurezza hanno bisogno di una adeguata dotazione di DPI, cosa che nella realtà quotidiana non avviene; arrivano così ordini verbali che dicono di riciclare le mascherine monouso di tipo FFP3 o FFP2 o camici idrorepellenti, che indossati per turni massacranti dalle 7 alle 10 ore sono alla fine zuppi di sudore oltre che contaminati.

Sappiamo che sono state fatte donazioni sia di dispositivi che di danaro, vorremmo sapere dove sono finiti... A noi arrivano soltanto i doni di commercianti e cittadini del posto che ci supportano con affetto portandoci cibo e che ci aiutano a trovare la motivazione per continuare a lavorare".

A. Sg.

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