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Attualità | 04 aprile 2020, 10:26

La Voce dei Giovani con Yepp Albenga: "Stringersi dietro uno schermo"

Se ora ci trovassimo nell’irrealistica situazione di dover parlare con una persona che per la prima volta vede il mondo e ci chiedesse come questo fosse prima della quarantena, come glielo spiegheremmo?

La Voce dei Giovani con Yepp Albenga: "Stringersi dietro uno schermo"

YEPP Albenga è l’associazione che aiuta i giovani a realizzare le proprie idee, a diventare cittadini attivi, e a portare ad Albenga il cambiamento che desiderano. Ha sede nel Centro Giovani di Piazza Corridoni 9, ex Cinema Astor.

Stringersi dietro uno schermo

Se ora ci trovassimo nell’irrealistica situazione di dover parlare con una persona che per la prima volta vede il mondo ed il nostro paese, e ci chiedesse come questo fosse prima della quarantena, come glielo spiegheremmo? Sicuramente un ragazzo o una ragazza direbbe che era un mondo meraviglioso, dove ogni persona poteva spostarsi dove più desiderava, vedere e stringersi a chi voleva e tantomeno aveva limiti alcuni su come gestire il suo tempo libero, un mondo con teatri, musei, concerti e librerie. Eppure come mai siamo dovuti scendere in una situazione del genere per renderci conto della bellezza di cui potevamo disporre?

In un mondo in quarantena il virus sembra quasi passare in secondo piano e il vero “nemico” su cui ci si concentra sono concetti come: isolamento, depressione e tutte le possibilità per gestire il nostro tempo e svago di cui non disponiamo più.

Si può dire che da questo punto di vista siamo fortunati rispetto ad un nostro coetaneo degli anni ‘80 che non aveva a disposizione canali in streaming, internet o app per comunicare in qualsiasi momento con i nostri cari. E si potrebbe anche dire che questo è uno di quei casi in cui la tecnologia sta mostrando tutta la sua potenza comunicativa. È forse questo il motivo per cui sembra che gli anziani soffrano di più questa situazione di reclusione? Dopotutto non avendo dimestichezza con computer o smartphone per un anziano peserà di più la solitudine rispetto ad un giovane, o il motivo potrebbe anche essere una differente percezione del pericolo, dopotutto nelle loro lunghe vite avranno certamente già dovuto affrontare situazioni drammatiche.

Tuttavia si ha l’opinione comune che quello che manchi ai giovani sia unicamente la possibilità di svagarsi, la movida notturna. Parlando invece con alcuni coetanei credo che questa situazione abbia messo in luce non solo l’utilità delle telecomunicazioni ma anche l’importanza del contatto umano (e quanto questo manchi). Credo che quello che manchi di più ai giovani italiani sia la possibilità di una comunicazione con i loro amici e cari che non sia una faccina su una chat, ma una conversazione vera con tutto quello che viene espresso dall’immediatezza della comunicazione non verbale, il contatto fisico e la sua potente semplicità, molti gesti che si facevano causalmente ed in automatico, senza mai soffermarci a ragionare quanto ci facessero stare bene una stretta di mano o un abbraccio.

Per portare un esempio pratico quanto sottovalutato, in molti comuni ci sono alcuni addetti ad occuparsi della spesa per i cittadini onde evitare rischi di contagio in luoghi pubblici e ci si ritrova il necessario davanti alla porta, anche se queste misure sono indiscutibilmente utili è pur vero che si sente la mancanza di tutte quelle figure lavorative con cui si entrava ogni giorno a contatto, come un barista o una cassiera di supermercato, un benzinaio o un parrucchiere, specialmente se pensiamo al fatto che molte volte si usufruiva di questi servizi anche per combattere la noia e scambiare due parole con figure familiari.

Ecco perché si può dire che uno dei più gravi danni che questo virus porta nella nostra società è la necessità di evitare ogni contatto con i nostri simili.

Robert Matafù, 24 anni, studente, ha frequentato il laboratorio di teatro di YEPP Albenga, nel tempo libero si interessa di letteratura, scrittura e giochi di ruolo.

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