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Attualità | 24 aprile 2020, 10:15

Venerdì con... #Immaginafamiglie. La convivenza ai tempi della quarantena. Relazioni e attaccamento

Questo periodo di quarantena costringe molte persone a convivenze difficili, in cui i problemi relazionali si possono acuire

Venerdì con... #Immaginafamiglie. La convivenza ai tempi della quarantena. Relazioni e attaccamento

Questo periodo di quarantena costringe molte persone a convivenze difficili, in cui i problemi relazionali si possono acuire. Alla base dell'approccio che hanno le singole persone alle relazioni c'è l'esperienza avuta nei primi anni di vita (sopratutto nelle fasce 3-6 e 10-13 anni) con le figure che si sono prese cura di loro, i cosiddetti "caregiver".

Lo psicoanalista inglese John Bowlby ha studiato quattro tipi di relazione di attaccamento, che si creano dapprima con la madre e quindi con altre figure di riferimento:

  • Attaccamento sicuro: la madre “sufficientemente buona”, come dice Winnicott, garantisce al bambino l’affetto necessario ma anche le giuste frustrazioni per prepararlo alla vita adulta.

  • Attaccamento evitante: madre anaffettiva che non risponde al bisogno di affetto e protezione del bambino; l’adulto che verrà è a rischio di depressione e nevrosi.

  • Attaccamento ansioso. Madre “preoccupata” che per le proprie paure limita fortemente la libertà del bambino. Possibili effetti nell’adulto, la ricerca di relazioni simbiotiche e dipendenti, oppure il caso opposto, l’impossibilità di relazioni, così come l’adulto reduce da attaccamento ansioso può risultare estremamente pauroso o avere il più totale sprezzo del pericolo.

  • Attaccamento caotico: la figura di riferimento alterna in maniera incomprensibile al bambino tutti gli stile precedenti. È la più perniciosa per lo sviluppo psichico.


Spesso è decisivo il combinarsi di due stili di attaccamento diversi nei due genitori, per esempio Jole Baldaro Verde considera la combinazione madre ansiosa e padre evitante la più negativa. Vediamo ora alcuni tipi di personalità con problemi relazionali, tenendo sempre conto del fatto che le descrizioni sono generiche e spesso è difficile diagnosticare un tipo o un altro.

Personalità schizoaffettiva: ha difficoltà molto gravi nelle relazioni con gli altri, che sfugge, ma è molto angosciato da questa incapacità di relazionarsi, per cui ha una vita molto sofferente.

Personalità schizoide: difficile o impossibile, avere rapporti con gli altri, ma lo schizoide non lo vive con un problema. Se riesce a trovare un occupazione senza rapporti col pubblico può vivere serenamente.

Personalità schizotimica: in questo caso c’è un elemento delirante. Il soggetto rifiuta le relazioni e motiva il proprio comportamento con cause misticheggianti incomprensibili.

Personalità abbandonica: il soggetto, avendo subito nel passato un grave trauma di abbandono o lutto, rifiuta le relazioni o le possibilità professionali sicuro di essere respinto o di fallire; simile è il carattere “del predestinato” (Bergeret) o “anancastico”, personalità depressiva che si sente vittima di un destino segnato e senza speranze.

Tutte queste sono personalità "narcisiste", affettivamente bloccate alla fase psichica della primissima infanzia in cui non si distingue il proprio mondo interiore dalla realtà circostante.

Il narcisista patologico non sa leggere i propri sentimenti né capire quelli degli altri. Può reagire con la violenza o con la fuga alle richieste altrui. Eppure sa essere brillante, molto affascinante, e questo lo rende persona di successo, anche nelle relazioni. Spesso tra due personalità narcisiste nasce un’autentica dipendenza affettiva, come quella che si può avere per droghe o gioco d’azzardo. La persona dipendente presenta aspetti di personalità contraddittori: da una parte una visione di sé svalutante e masochista, dall’altra un vissuto di onnipotenza che la fa sentire capace di vincere ogni sfida col partner. Sono persone divorate dai sensi di colpa. È difficile comunque dire chi sia veramente, in questo tipo di relazioni, la vittima e il carnefice; ognuno dei due lo è, almeno in parte. Una relazione è come un danza, si fa in due e si balla lo stesso tempo. Il partner narcisista approfitta della dipendenza dell’altro, è bugiardo, e ne abbassa ulteriormente l’autostima con tattiche svalutanti: sminuisce, contraddice, umilia, critica, spesso anche in pubblico, controlla le spese, limita i movimenti, boicotta gli interessi, impone coercizioni sessuali. Però è lui a presentarsi come vittima dell’altro. La relazione di dipendenza affettiva può sfociare nel fenomeno estremo dello stalking, e si presenta in categorie diverse:

  • Ossessivi: incapaci di lasciar andare il partner, di accettare la fine della relazione.

  • Ambivalenti (o evitanti), incapaci di sopportare la solitudine come di portare aventi una relazione appagante. Sono infelici perché soffrono la solitudine ma non sanno sopportare una relazione.

  • Sabotatori: interrompono la relazione non appena questa fa un salto di qualità, e prende la forma di un legame importante.

  • Relazionali: hanno bisogno di essere coinvolti in una relazione stabile, non è importante amare, essere amati, o quali siano le qualità del partner.

  • Romantici: sono attratti non da una relazione in sé, ma dal momento di passione che si vive all’inizio di una relazione, che poi annoia ben presto. Da non confondere con le dipendenze da sesso.

  • Seduttori rifiutanti: interessa solo conquistare un partner, che dal momento in cui accetta è svalutato e rifiutato.

  • “Torchbearers”, da un modo di dire inglese. Possono innamorarsi solo di chi li rifiuta.

Si può uscire da relazioni di questi tipo, ma è molto difficile. Come nel caso della dipendenza da droghe o alcool la persona deve prendere atto di essere coinvolta in un comportamento patologico e smettere di incolpare sé stessa di quello che le accade. Esistono ormai gruppi di auto aiuto come per gli alcolisti e i servizi, non più SERT ma SERD, trattano anche questi casi.

Autore di questo articolo:

Alfredo Sgarlato, nato a Ceriale l'8/1/1963 è psicologo e mediatore familiare. Iscritto all'albo degli psicologi della Liguria, ha avuto esperienze nel campo delle residenze per psicotici, delle tossicodipendenze, nella scuola e nella libera professione. Alla professione di psicologo aggiunge un'intensa attività di volontariato presso l'Unitre Comprensoriale Ingauna (di cui è anche stato presidente) e altre associazioni culturali del territorio, e nel tempo libero si occupa di giornalismo culturale.

Ricordiamo che il progetto Incontralefamiglie sportello online prevede un

CENTRALINO SOCIALE, numero telefonico a disposizione per:

• informazione sui servizi per le famiglie disponibili ad Albenga e dintorni;

• chi volesse fare quattro chiacchiere per superare il senso di solitudine;

• ricevere su appuntamento una prima consulenza: psicologica, pedagogica, mediazione famigliare, counseling.

Reperibilità telefonica giovedì ore 10/12 e 16/18 al numero 347 5031329 


 


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