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Economia | 16 agosto 2020, 07:00

CBD legale: storia di un business di successo

Il cannabidiolo, principio attivo della cannabis, è utilizzato per tantissimi prodotti.

CBD legale: storia di un business di successo

CBD legale: utilizzare questi termini significa chiamare in causa uno dei business più profittevoli degli ultimi anni. Il cannabidiolo, principio attivo della cannabis, è utilizzato per tantissimi prodotti. Prima di dettagliarli, vediamo alcuni passaggi della ‘storia’ di questo business.

Tutto, almeno per l’Italia, è iniziato nel 2017, quando è entrata in vigore la Legge 242/2016, disegno normativo messo a punto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della cannabis, una pianta che, tra i numerosi vantaggi, ha quello di lasciare estremamente nutrito il suolo in cui viene coltivata.

Questa legge ha cambiato la storia in quanto, per la prima volta in Italia, ha permesso di parlare di cannabis non terapeutica - la distinzione è fondamentale - senza chiamare in causa aspetti illegali. Dal 2017, infatti, è possibile commercializzare e consumare cannabis non terapeutica caratterizzata da una percentuale di THC compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%.

Questa peculiarità rende la cannabis legale una sostanza non stupefacente. Priva di effetti collaterali, per sicurezza dovrebbe essere assunta dopo aver consultato il proprio medico di fiducia.

La New Canapa Economy

La cannabis light, caratterizzata dalla presenza di un alto contenuto di CBD legale, è da anni al centro di quella che molti chiamano la New Canapa Economy. Di cosa si tratta? Di un giro d’affari di diverse decine di milioni di euro - siamo a oltre 40 - che riguarda sia growshop fisici, sia negozi online. Quando si pensa in particolare a questi ultimi, è il caso di ricordare che non si rivolgono solo a chi consuma cannabis per rilassarsi, ma anche a chi, per esempio, ha problemi di celiachia o di intolleranza al glutine e ha bisogno di farine alternative a quella di grano duro. Sì, hai capito benissimo: il business della canapa, riguarda anche la farina e i prodotti alimentari.

Quando si parla della New Canapa Economy, è necessario ricordare anche l’aumento dei terreni coltivati con questa pianta. Dal 2013 al 2018, la loro estensione è quintuplicata.

 

E-commerce di cannabis light: perché si tratta di un’opportunità di business interessante

Già solo i numeri che abbiamo appena ricordato dovrebbero far capire il valore che può portare un e-commerce di cannabis light. Per comprendere ancora meglio la potenziabile scalabilità del business, è il caso di fare riferimento ai mesi del lockdown che l’Italia si è appena lasciata alle spalle. In questo lasso di tempo, i gestori degli e-commerce hanno visto i loro giri d’affari decuplicare in poche settimane.

 

A cosa è dovuto tutto questo? Innanzitutto al potenziale rilassante del CBD o cannabidiolo. Durante la quarantena, lo stress ha fatto parte della vita quotidiana di tantissime persone. Grazie al CBD è possibile attenuare alcuni dei suoi effetti, in primis l’insonnia.

Come aprire un e-commerce di cannabis light

A questo punto, è naturale chiedersi quali siano i consigli da seguire per aprire un e-commerce di cannabis light. La prima cosa da considerare è la distinzione tra franchising ed e-commerce aperto da zero. Nel primo caso, si ha il vantaggio di avere alle spalle un marchio consolidato. Nel secondo, invece, si ha maggior libertà creativa.

Nel primo caso, si ha a che fare anche con il vantaggio di prodotti certificati. Per essere commercializzabili, i prodotti a base di cannabis light devono essere appositamente registrati. I semi, per esempio, devono essere inclusi nel Registro Europeo delle Sementi. I commercianti devono fornire ai singoli acquirenti il certificato della suddetta registrazione.

Un altro consiglio molto utile quando si punta ad aprire un e-commerce di cannabis riguarda la qualità della presenza online: il sito conta, ma anche i social hanno il loro perché e permettono di fidelizzare gli utenti con contenuti di valore.

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