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Sanità | 19 settembre 2020, 12:10

Scuola e Covid, il pediatra Ferrando: "Le classi sono il luogo più sicuro"

Secondo il medico genovese, “se un bambino risulta contagiato, molto difficilmente avrà contratto il virus all’interno della scuola. Nonni e nipoti? Ok agli incontri, ma sempre meglio indossare la mascherina”

Scuola e Covid, il pediatra Ferrando: "Le classi sono il luogo più sicuro"

Ripresa scolastica e gestione dell’emergenza sanitaria. È il tema principale di questi giorni e terrà banco per moltissime settimane, anche perché la ripartenza delle scuole è la prova principale che il Paese si trova ad affrontare nel periodo post pandemia e post lockdown di primavera. Da lunedì scorso gli istituti scolastici liguri hanno ripreso per la maggior parte con la didattica ‘in presenza’: prevale ovunque una grandissima prudenza, il rispetto di tutti i protocolli è rigoroso, il sistema sanitario è pronto a recepire e a trattare gli eventuali casi di Coronavirus in ambiente scolastico, le linee guida su come comportarsi sono tracciate.

“La situazione - spiega Alberto Ferrando, uno dei più autorevoli, seguiti e stimati pediatri genovesi, specialista dal 1978 e diventato un punto di riferimento sia in materia di cure che di divulgazione medica, attraverso il suo blog, le sue pagine social e le rubriche di medicina - è nettamente migliore rispetto a quella di marzo e di aprile. Non soltanto a livello di diffusione del virus, ma soprattutto a livello di preparazione e di rete sul territorio, sia dal punto di vista delle cure che relativamente alla prevenzione e all’individuazione dei malati. Però bisogna stare sempre molto in allerta, perché il quadro è continuamente in evoluzione. Abbiamo più strumenti, ma dobbiamo essere veloci a metterli in atto”.

Ferrando fa parte di quel gruppo di pediatri che partecipa regolarmente alle riunioni che si svolgono presso l’ospedale ‘Gaslini’, durante le quali vengono stabilite le direttive da adottare in regione, sia negli ospedali che presso gli ambulatori e, ovviamente, presso le scuole.


Dottor Ferrando, la scuola è ripartita ‘in presenza’ e questo è un primo, importante segnale.

“Si tratta di un segnale molto positivo. La gioia che i bambini manifestano è grandissima. Alcuni me lo hanno raccontato venendo in studio, altri mi hanno scritto delle mail. Una la voglio citare: un bambino che mi ha scritto ‘il mio primo giorno di scuola è stato il più bello della mia vita’. Questo ci deve rendere orgogliosi: esser riusciti a riaprire le scuole dopo quello che è successo è un primo, importantissimo traguardo, soprattutto dal punto di vista psicologico, perché i bambini a casa hanno sofferto molto”.


Il recente documento dell’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito il cosiddetto ‘principio della precauzione’. Che cosa significa?

“Il principio della precauzione significa che, in presenza di sintomi sospetti che abbiano una qualsiasi relazione con il Covid, si deve mandare il bambino a fare il tampone. I sintomi possono essere svariati, molteplici e in contemporanea o anche uno solo di essi: febbre sopra i 37,5 gradi, tosse, mal di gola, faringite, difficoltà respiratorie, vomito e diarrea, rinite, congestione nasale. Anche con uno solo di questi sintomi, si dovrebbe andare a fare un tampone di controllo. Mi rendo conto che in molti casi può dare un esito negativo, ma non esistono altri modi per distinguere il Coronavirus da altre patologie. E abbiamo visto, tra l’altro, moltissimi casi di Covid in età pediatrica completamente asintomatici o anche senza febbre. Quindi neppure la febbre è un indicatore preciso”.


Ma con questo ‘principio della precauzione’ se un bambino non è perfettamente in salute, è facilmente passibile di tampone.

“Sì, è così. Per adesso il sistema sta reggendo: i tamponi si effettuano al ‘Gaslini’ ma, già dai prossimi giorni, saranno effettuati anche in altri punti della città. È troppo importante isolare i singoli casi e in questa catena il ruolo del pediatra è fondamentale. Se vengono segnalati sintomi sospetti, il pediatra fa la richiesta per un tampone e la famiglia viene contattata nel giro di poco per effettuare l’esame. Dispiace non poter visitare subito i bambini in ambulatorio e dover fare prima questo passaggio, ma non si possono mettere a rischio tutti gli altri. Il Covid ha cambiato le nostre vite, su questo non c’è alcun dubbio. In futuro, valuteremo se ci sarà la possibilità di allargare un po’ le maglie. Ma questa fase, con la ripartenza delle scuole, è veramente troppo delicata. Quello che possiamo auspicare è che i test diventino sempre più rapidi. Adesso esiste un test di tipo salivare che può sostituire sia il tampone che l’esame sierologico e che è sicuramente meno invasivo degli altri due. Ma deve ancora essere validato. Mi auguro che avvenga presto, perché semplificherà molto le cose. Bisogna fare molta attenzione ai test troppo rapidi, perché possono dare anche molti falsi negativi”.


L’ambiente scuola è un luogo sicuro? Si sente di rassicurare le famiglie?

“In questo momento, l’ambiente scuola è il luogo più sicuro che ci sia. Il più sicuro: più del supermercato, più anche delle stesse abitazioni. E questo perché tutti i protocolli vengono rispettati in maniera rigida. Se un bambino risulta contagiato, molto difficilmente avrà contratto il virus all’interno della scuola, più probabilmente questo sarà successo al di fuori di essa. Il Covid in età pediatrica si manifesta o in maniera asintomatica, oppure in forme molto leggere e quasi sempre curabili molto facilmente. Non è neanche vero che i bambini sono veicoli di contagio superiori rispetto agli adulti. È la stessa cosa, ma bisogna che si faccia molta attenzione quando entrano in contatto con le persone più fragili”.


I nonni, ad esempio.

“Esattamente. I nonni possono frequentare i nipoti. Non è che lo vietiamo, ci mancherebbe altro. Ma giusto avere tutte le precauzioni: quando nonni e nipoti si vedono, è opportuno che indossino tutti la mascherina. Ai nonni, poi, consigliamo il vaccino antinfluenzale, perché questo consente di compiere una diagnosi di tipo differenziale tra quelli che sono effettivi casi di Covid e quelli che invece non lo sono”.


È giusto a scuola sanificare libri, quaderni e cancelleria di volta in volta?

“Il virus può rimanere sulle superfici per ore. Questo è un fatto. Ma se gli insegnanti si mettono a sanificare tutto ogni volta, il rischio è di un blocco totale. La prevenzione si fa lavandosi bene le mani. Mi spiego meglio: se tocco una superficie infetta, entro in contatto con il virus solo se poi mi metto le mani in bocca. Ma se le tengo invece pulite il più possibile, ho svolto una buona attività di prevenzione. E questa nella stragrande maggioranza dei casi è sufficiente. Quindi sono importanti la distanza fisica, la mascherina indosso quando non si sta al proprio banco e l’igiene delle mani. Se si fanno bene queste cose, il rischio è bassissimo”.


C’è grandissima confusione sui certificati medici. Può aiutare a fare un po’ di chiarezza?

“Il certificato medico, o l’autocertificazione, servono soltanto in caso di rientro a scuola dopo una malattia. In caso di motivi familiari, non serve certificato medico. Magari però, in questo caso, è meglio avvisare la scuola anche prima dell’assenza. Nel caso di rientro per malattia, ci sono diverse situazioni: se il bambino non è stato affetto dal virus e quindi non ha effettuato il percorso Covid, è sufficiente che il genitore compili un’autocertificazione che può trovare sul sito dell’azienda sanitaria, dopo aver opportunamente contattato il pediatra. In caso invece di virus, occorre il certificato medico da parte del pediatra. Per i bambini da 0 a 6 anni, invece, occorre il certificato medico solo dopo cinque giorni consecutivi di assenza”.


Mascherina per i bambini. Smontiamo i falsi miti?

“Certamente. I bambini sani che indossano la mascherina chirurgica per più ore al giorno non rischiano la carenza di ossigeno né la morte per ipossia. La mascherina chirurgica previene il diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione del Coronavirus tra soggetti asintomatici. Infine, non ci sono evidenze scientifiche in letteratura che documentino che un corretto utilizzo della mascherina possa comportare un’alterazione della flora batterica e/o disbiosi intestinale. Inoltre, la quantità della propria anidride carbonica respirata da un bambino sano che indossa la mascherina chirurgica è pressoché impercettibile. Quindi anche su questo aspetto occorre che ci si tranquillizzi molto”.


In generale, c’è un messaggio che si sente di lanciare?

“Sì, ed è il messaggio di cercare di essere più positivi, soprattutto gli adulti. Il fatto che la scuola abbia riaperto è un risultato enorme: si cerchi di evitare mugugni e polemiche, perché non fanno bene a nessuno e, soprattutto, non fanno bene ai bambini. La loro felicità dipende dall’atteggiamento con cui gli adulti affrontano questa vicenda, non bisogna dimenticarlo mai. Bisogna che si manifesti tanta positività. I bambini sono felici, la scuola è riaperta. I problemi ci sono, l’allerta deve rimanere alta, ci mancherebbe altro. Ma occorre che prevalgano i messaggi improntati all’ottimismo”.

Alberto Bruzzone

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