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Attualità | 08 novembre 2020, 10:00

La Fiaba della Domenica: "La spina nel fianco"

Ci vuole un Gufo Saggio per capire che cosa affligge un piccolo porcospino

La Fiaba della Domenica: "La spina nel fianco"

Può un porcospino sentire pungere nel fianco ogni giorno, tutti i giorni, tutto il giorno? Come è possibile?- Direte voi? Eppure questo è ciò che capitava a Sentirello, un giovane porcospino di bell'aspetto e di forti aculei che viveva con la mamma ai margini del Bosco Scuro, proprio a ridosso della città Scompaginata.

Ma andiamo con ordine: non era sempre stato così in precedenza.

Una volta Sentirello non abitava in quel posto, tra Bosco Scuro e Scompaginata, bensì sulla Verde Collina, in una bellissima e comoda tana, fresca d'estate e calda d'inverno, situata proprio al centro di un prato di margherite e violette, con qualche viola del pensiero che occhieggiava qua e là, giusto per proporre pensieri di gioia e ringraziamento per ogni giorno che in Terra sorgeva. Come era bello schiudere gli occhi al mattino cullati dal sole nascente dalla brezza mattutina! Com'era bello correre e giocare a nascondino con mamma e papà. Come tutti i cuccioli, Sentirello nascondeva il capino dietro un sasso e credeva di non esser visto, anche se tutto il suo corpicino era in bella mostra! Ma il suo babbo faceva finta di non vederlo e giù risate a crepapelle quando il piccolo correva per primo alla meta! Com'era bello, la sera, prendere sonno cullati dalla dolce voce della mamma che raccontava una fiaba, voce che si alternava a quella profonda del papà che gli augurava la buonanotte.

Ma come l'acqua scorre sotto i ponti, lenta e incessante nel suo andare verso il mare, così come il giorno si alterna alla notte, per poi tornare, gioioso a inondare di luce il mondo e a renderlo di nuovo visibile dopo la coltre di nero che lo ha celato agli sguardi, nello stesso modo Sentirello credeva, pensava, era certo, che la sua vita sarebbe stata sempre uguale, serena, spensierata, riguardata e protetta dal papà e cullata e resa dolce dalla mamma.

E invece... il silenzio, i silenzi, il papà e la mamma che non si guardano più negli occhi, non si tengono più per mano, sono tesi, sbrigativi nel raccontargli la fiaba alla sera, quasi come se pensassero ad altro.

La mamma, che diamine, gli diceva sempre “sei il mio principe e papà è il mio re e io la sua regina” e ora bruciava il cibo sui fornelli, metteva il sale invece dello zucchero, era assente, distratta, arrabbiata. Insomma non lo trattava certo più come un principe e men che meno trattava il papà come un re!

Ma che strani questi adulti” pensava Sentirello “come possono essere capaci di comportamenti così diversi?”.

Prima la mamma aspettava con trepidazione il ritorno del papà dal lavoro, puliva bene la casa, si faceva bella indossando gli abiti più nuovi e profumandosi tutta, urlando di gioia al risuonare dei passi sul selciato davanti alla tana “è arrivato papà, evviva!”, e adesso sembrava quasi che la mamma sperasse che il papà non tornasse, quasi che la sua presenza le desse fastidio.

E il papà veramente non venne più... arrivò al suo posto una lettera di un certo avvocato Talpone dove era scritto che il babbo voleva continuare a essere il suo babbo, ma non gradiva più essere il marito della mamma.

Meno male”, pensò Sentirello nell'immediato, “io il papà ce l'ho ancora!”

Ma subito dopo... paura, stupore, sgomento, sconcerto, incredulità, lacrime amare, e … spina nel fianco!.

Come poteva il papà essere ancora e sempre il suo papà, senza essere più il marito della mamma? Che pasticcio! Che tormento! Che guazzabuglio! E quella spina nel fianco, come se un aculeo crescesse dentro il suo corpo anziché al di fuori, come un turgido fastidioso, doloroso pelo incarnato.

Che brutte le sere senza il papà! Che triste la cena in due anziché in tre!

Il giorno lentamente passava tra la scuola, gli amici, lo sport, ma la sera!

Non passava mai il tempo prima di andare a dormire, la televisione era una noia, i libri non riuscivano a coglierlo. Certo, c'era la mamma che sospirava trattenendo a stento i lucciconi dagli occhi, la sua mamma adorata che ora, nuovamente, gli diceva “sei il mio principe”.

Ma la spina nel fianco non andava via mai...si assopiva con lui e si risvegliava con lui, dolorosa e fedele compagna di ogni minuto del giovane porcospino.

E la spina divenne ancora più profonda: l'avvocato Talpone scrisse ancora.

Scrisse che un certo giudice Tassotogato aveva imposto di vendere la tana sulla verde collina e che del ricavato mamma e papà avrebbero dovuto fare a metà...da buoni amici! E così avvenne! E la spina nel fianco di Sentirello divenne ancora più pungente, un tormento costante che gli toglieva il fiato e il riposo.

Il papà prese tana, una piccola tana, con un bel lettino anche per lui, proprio al centro della città Scompaginata e la mamma ai margini del Bosco Scuro, una tana certamente bella, tenuta linda e profumata, con una cameretta piena di giochi tutta per lui, dove lui passava tutto il tempo a ricordare la Verde Collina e a piangere per la spina nel fianco. Certo al sabato e alla domenica andava nella tana del babbo e con lui allo stadio o a pescare nel fiume.

E in quei giorni la spina faceva un po' meno male, il tormento diminuiva, addirittura spariva quando, con il papà, esultava per il goal della squadra del cuore!

Ma erano solo momenti: invariabilmente, la domenica sera, quando il papà, baciandolo, lo riportava dalla mamma, la spina si faceva un orribile tormento, un dolore costante.

Certo, sia il papà sia la mamma avevano provato mille rimedi: pomate, cerotti, sciroppi, avevano fatto fare al piccolo radiografie, visite da illustri dottori, analisi, consulti, ma senza alcun risultato.

La spina nel fianco era ormai una dolorosa compagnia per il piccolo e una triste impotenza per i genitori che, schiacciati dal senso di colpa, non si parlavano proprio più. E più loro non si parlavano, non si guardavano, non progettavano in comune il futuro del piccolo e più la malefica spina si conficcava nel fianco di Sentirello.

Per fortuna lui aveva una brava maestra, una vera maestra, di quelle che si prendono cura non del registro e del programma, ma di ogni singolo alunno, ascoltandolo e fornendogli cura e aiuto.

La maestra aveva un vero cruccio e il cruccio era proprio Sentirello sempre piegato dal dolore per la spina nel fianco.

E la maestra Chiocciazoè, così si chiamava, pensa e ripensa, pensa e ancora pensa, pensò che non poteva più vedere soffrire così il piccolo porcospino.

Già, lei aveva chiesto, da tempo, di portare il piccolo da Gufo Saggio, il grande saggio che sapeva lenire le pene di tutti gli animali, ma i due genitori avevano sempre evitato di seguire il consiglio semplicemente perché l'uno riteneva fosse compito dell'altra e viceversa.

Ora basta!

Non era più tempo di tergiversare.

La maestra convocò i due genitori e, decisa e perentoria, intimò loro di portare insieme il piccolo da Gufo Saggio e subito, altrimenti avrebbe avvertito il giudice.

Per la verità Chiocciazoè disse anche ai due che erano proprio dei cattivi genitori. Ma come potevano tollerare che il figlio soffrisse ogni giorno per una spina nel fianco?

E andarono, tutti e tre, da Gufo Saggio che così parlò: “Cari genitori, voi dovete parlarvi ogni giorno e vivere insieme la vita di vostro figlio. Non serve viverla separatamente, a turno, per questo avete già la vostra; Sentirello ha bisogno di estrarre la spina dal fianco e questa verrà via, a poco a poco, mano a mano che vi vedrà condividere ogni suo sforzo, ogni sua gioia, ogni sua emozione, ogni suo dolore, ogni suo successo. Non siete più marito e moglie, ma è vostro preciso dovere essere genitori ogni giorno, concertando come prima e più di prima ogni passo per il vostro piccolo, condividendo con lui ogni attimo della sua giornata. Quindi parlatevi, sorridetevi, perché no, abbracciatevi fraternamente e la spina nel fianco di Sentirello diverrà solo un lontano ricordo”.

I genitori, a queste accorate parole, alzarono il capo, si guardarono negli occhi già pieni di lacrime e annuirono, mostrando di aver davvero capito.

La spina faceva già un po' meno male...

Tratto da: "Le fiabe per... la famiglia allargata (un aiuto per grandi e piccini)", di Elvezia Benini, Giancarlo Malombra e Cecilia Malombra, collana "Le Comete", Franco Angeli Editore. Prefazione di Maria Rita Parsi.

GLI AUTORI:

Elvezia Benini, psicologa, psicoterapeuta a orientamento junghiano, specialista in sand play therapy, consulente in ambito forense, già giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Cecilia Malombra, psicologa clinica, specializzanda in criminologia e scienze psicoforensi, relatrice in convegni specialistici per operatori forensi e socio-sanitari. Autrice di pubblicazioni a carattere scientifico.

Giancarlo Malombra, giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova sezione minori, già dirigente scolastico, professore di psicologia sociale. Autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Associazione Pietra Filosofale

L’Organizzazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante l’esercizio, in via esclusiva o principale, delle seguenti attività di interesse generale ex art. 5 del D. Lgs. 117/2017:

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k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;

In concreto l’associazione, già costituita di fatto dal 27 gennaio 2016 e che ha ideato e avviato il concorso letterario Pietra Filosofale di concerto con l'amministrazione comunale, intende proporsi come soggetto facilitatore, promuovendo e stimolando proposte di cultura, arte e spettacolo sul territorio, organizzazione di eventi culturali e/o festival, ideazione e promozione di iniziative culturali anche in ambito nazionale, costruzione, recupero e gestione di nuovi spazi adibiti a luoghi di Cultura Permanente, anche all’interno di siti oggetto di riqualificazione e/o trasformazione quali ad esempio l’ex Cantiere Navale di Pietra Ligure, come già attuato nel 2018 presso la Biblioteca Civica di Pietra Ligure, ove ha curato un percorso specifico di incontri dedicati alla salute e al benessere attraverso il progetto Il sogno in cantiere": il sogno, in onore e ricordo del cantiere navale che un tempo a Pietra Ligure ha dato vita a tante navi che sono andate nel mondo, vuole ritrovare nel “Cantiere” il luogo di cultura permanente dove poter trascorrere un tempo dedicato al pensiero del cuore, per nutrire l'anima con letture, scrittura creativa, musica, conferenze, mostre.

La “Filosofia dell'associazione” è quella di ridare vita al "Cantiere" in una nuova forma e in un nuovo spazio, ma con lo stesso intento di progettare e costruire "mezzi" speciali, per poter viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare spazio e tempo migliori in cui vivere.

L'Associazione vuole favorire l'alchimia di differenti linguaggi, promuovendo spazi di arte, cultura e spettacolo, convogliando le energie nascoste, rintracciando il messaggio archetipico attraverso la narrazione, tentando di recuperare i meandri del proprio Sé, per creare momenti di incontro, scambio e ascolto e per gioire dell'Incanto della Vita. L'aspetto narrativo si è già concretizzato nel 2016 attraverso l'esperito Concorso letterario sulla fiaba; la fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare. L'intento è quindi quello di compiere il “varo” di un “Festivalincantiere” quale contenitore di numerose iniziative, in primis il recupero del concorso letterario sulla fiaba, per poter consentire di viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare uno spazio e un tempo migliori in cui vivere e per offrire al Comune l'ampliamento della propria visibilità culturale sia a livello locale sia nazionale e oltre.

«I luoghi hanno un'anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» scrive James Hillman

La triste verità è che la vera vita dell'uomo è dilacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro, che il bene sconfiggerà il male, o la gioia si affermerà sul dolore. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre: se così non fosse finirebbe la vita. (C.G.Jung, L'uomo e i suoi simboli)

Pedagogia della fiaba

La fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare e non come un competitor o peggio come un diverso stigmatizzabile in minus da omologare coercitivamente.

"L'aspetto linguistico così intenso ed evocante contesti e costrutti, spesso caduti nell'oblio, è il necessario contenitore, è la pelle del daimon che consente a ciascuno di riappropriarsi di conoscenza e di dignità, ricordando a tutti e a ognuno che l'ignoranza è la radice di tutti i mali". (Giancarlo Malombra in "Narrazione e luoghi. Per una nuova Intercultura", di Castellani e Malombra, Ed Franco Angeli). 

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