Eventi - 30 novembre 2020, 17:30

La rivista musicale on line "MAT2020" fa rivivere l'epopea del marchio Sperati a Savona, una famiglia legata alla musica

Il periodico è scaricabile gratuitamente. Il numero speciale di questo mese è dedicato a questa famiglia savonese di venditori di dischi e strumenti musicali

C’è chi lo chiama “il disco nero”, chi “il padellone”, chi “il vinilaccio”… Tutti soprannomi affettuosi per definire un oggetto entrato nel cuore degli italiani da più o meno un secolo: il disco a 33 o a 45 giri in vinile. E poi c’è il suo “fratellino” più giovane e più piccolo, il CD (compact disc, disco compatto), che comunque ormai ha passato i quarant’anni di storia. Insomma: che si parli di vinile letto da una puntina o di CD letto da un raggio laser, sono tantissimi gli appassionati che continuano da sempre a collezionare questi oggetti e non intendono piegarsi alla “musica liquida”, quella che si ascolta on line e in streaming dalle piattaforme telematiche ma che non si conserva con devozione come una reliquia.

Il problema è un altro: i dischi ancora si vendono, ma sono i negozi che uno dopo l’altro, flagellati dalla crisi economica, sono ormai nel corso degli anni scomparsi quasi tutti.

A Savona la parola “musica” è stata per lungo tempo legata a doppio filo al cognome della famiglia Sperati. E proprio all’epopea, alla nascita e al declino dei negozi Sperati è dedicato un numero speciale della rivista musicale on line MAT 2020.

MAT 2020 è un periodico gratuito, dedicato alla musica rock (ma non solo) di ogni periodo e di ogni corrente stilistica, scaricabile liberamente dal sito www.mat2020.com; qui, riviste ricche di articoli, reportage di concerti, biografie di artisti, recensioni di album e altro si alternano agli “speciali”, cioè numeri monografici (come questo su Sperati) dedicati a temi culturali sempre legati alla musica.

La sigla MAT fa riferimento all’associazione culturale che ha fondato questa pubblicazione di puro volontariato: il gruppo, infatti, attivo da un decennio, si chiama MusicArTeam. Il numero 2020 e la grafica del logo sono invece un omaggio a quella rivista che in piena “rivoluzione hippy”, negli anni ‘70, portava recensioni e novità musicali nelle case di tutti gli italiani. L’ormai iconico e leggendario “Ciao 2001”.

Di MusicArTeam fa parte Athos Enrile, savonese, polistrumentista per passione (dalla chitarra, al mandolino, alla batteria e tanto altro), ma soprattutto “scrittore di musica” attivo con il suo blog e con tante collaborazioni su più fronti. Proprio Athos Enrile ha voluto ripercorrere la storia di “Casa Sperati” e raccontare questo marchio e questa insegna che cosa hanno significato per generazioni e generazioni di musicofili savonesi.

L’autore racconta così come è nata quest’idea, “figlia” a sua volta di un altro “speciale” incentrato sui tanti negozi di dischi che, con fede incrollabile, tengono ancora alto il vessillo della musica “fisica” un po’ in tutta l’Italia: “L’ultima “fatica speciale” è di poco tempo fa, e riguarda una sorta di mappatura dei negozi di dischi attualmente esistenti, progetto a cui hanno aderito molti “negozianti” in tutta Italia; siamo così riusciti a far conoscere un campione rappresentativo di quella razza di appassionati/coraggiosi che proseguono un’attività che, sulla carta, sembrerebbe senza via di scampo, schiacciata dal nuovo che avanza inesorabilmente. In quella occasione, chi scrive non è riuscito a parlare della sua città, Savona, perché le uniche attività rimaste in gioco non hanno ritenuto di collaborare, rinunciando inspiegabilmente ad una pubblicità gratuita. Non resta che parlare di ciò che è stato.

Questa edizione di MAT2020, incentrata sulla città di Savona, si aggancia in modo naturale a quella dedicata ai “negozi musicali” appena citata, perché è l’occasione per ricordare, sviscerare, indagare, un periodo di vita magico e irripetibile, attraverso una dinastia e la sua attività sul territorio, quella della famiglia Sperati. Il periodo preso in considerazione è molto breve, tra la fine degli anni ’60 e metà dei ’70, ma la narrazione parte da fine ‘800 e si spinge sino alla fine del ‘900. La perlustrazione profonda, almeno negli intenti, avrebbe dovuto essere allargata, ma occorre fare i conti con il gap temporale - parliamo di mezzo secolo - che produce vuoti di memoria, mancanza di documentazione e riduzione dei protagonisti, molti dei quali non più tra noi.

Ciò di cui potrà usufruire il lettore leggendo la storia di Miranda e Pippo Sperati - attraverso la voce degli eredi, dei collaboratori e dei frequentatori dei negozi, delle immagini e dei documenti disponibili -, risulterà affascinante, coinvolgente, capace di ricreare un’atmosfera antica che è certamente caratteristica di una generazione lontana, una storia che è probabilmente paragonabile a tante altre vissute in modo similare in altri luoghi della nostra penisola”.


Alberto Sgarlato