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Eventi | 21 luglio 2021, 10:08

Dal Reparto 77 a Finale: a "Un libro per l'estate" Paolo Milone racconta il suo "L'arte di legare le persone"

Lo psichiatra genovese racconterà la sua scelta di vita di "guardare l’abisso con gli occhi degli altri"

Dal Reparto 77 a Finale: a "Un libro per l'estate" Paolo Milone racconta il suo "L'arte di legare le persone"

Quante volte parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime… In verità, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali.

Paolo Milone, psichiatra genovese di 71 anni, ha lavorato per quarant’anni in Psichiatria d’urgenza, e ci racconta esattamente questo nel suo libro edito da Einaudi dal titolo "L'arte di legare le persone". Un racconto nudo e pungente, senza farsi sconti, che verrà presentato giovedì 22 luglio all'interno della 26esima edizione della rassegna "Un libro per l'estate" organizzata presso i Chiostri di Santa Caterina in Finalborgo dall'Associazione Culturale "Cento Fiori" con Nelly Mazzone e in collaborazione col Circolo degli Inquieti.

Con una musica tutta sua ci catapulta dentro il Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte. Tra queste pagine così irregolari, a volte persino ridendo, scopriamo lo sgomento e l’impotenza, la curiosità, la passione, l’esasperazione, l’inesausta catena di domande che colleziona chiunque abbia scelto di "guardare l’abisso con gli occhi degli altri".

«Si riesce a lavorare in Psichiatria solo se ci si diverte. Io mi sono divertito per anni. Non tutti gli anni: non i primi – troppe illusioni, non gli ultimi – troppi moduli, non quelli di mezzo – troppo mestiere».

Ci sono libri che si scrivono per una vita intera. Ogni giorno, ogni sera, quando quello che viviamo straripa. Sono spesso libri molto speciali, in cui la scrittura diventa la forma del mondo. È questo il caso dell’Arte di legare le persone, che corre con un ritmo tutto suo, lirico e mobile, a scardinare tante nostre certezze.

Con il dono rarissimo del ritratto fulminante, Paolo Milone mette in scena il corpo a corpo della Psichiatria d’urgenza, affrontando i nodi piú difficili senza mai perdere il dubbio e la meraviglia. 

Così ci ritroviamo a seguirlo tra i corridoi dell’ospedale, studiando le urla e i silenzi, e poi dentro le case, dentro le vite degli altri, nell’avventura dei Tso tra i vicoli di Genova. 

Non c’è nulla di teorico o di astratto, in queste pagine. C’è la vita del reparto, la sete di umanità, l’intimità di afferrarsi e di sfuggirsi, la furia dei malati, la furia dei colleghi, il peso delle chiavi nella tasca, la morte sempre in agguato, gli amori inconfessabili, i caruggi del centro storico e i segreti bellissimi del mare. Ci sono infermieri, medici, pazienti, passanti, conoscenti, caduti da una parte e dall’altra di quella linea invisibile che separa i sani dai malati: a ben guardare, solo "un tiro di dadi riuscito bene".

Ecco perché non si potrà posare questo libro senza un’emozione profonda, duratura, e senza parlarne immediatamente con qualcuno.

Redazione

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