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Politica | 08 agosto 2022, 07:36

Tabellina in 10 punti da studiare per partiti e politici se vogliono che qualcuno vada a votarli

Smettetela di dirci "votate noi se non volete che vincano loro" oppure "se state a casa, poi non lamentatevi": siamo grandi abbastanza per capire da soli cosa fare. Non ci interessa quello che avete fatto ma quello che volete fare. Evitate di cavalcare inciampi avversari: diteci bene di voi e non male degli altri. Non rincorrete la visibilità e inutili passerelle elettorali in cui dite sempre le stesse cose. Tenete alla larga dalle liste personaggi che arrivano da Marte

Tabellina in 10 punti da studiare per partiti e politici se vogliono che qualcuno vada a votarli

Visto che a un mese e mezzo dalle elezioni pochi di noi comuni mortali sembrano capirci qualcosa, sempre che ci sia da capire, facciamo come la maestra quando eravamo bambini: una tabellina per politici e partiti in dieci punti, partendo dall'1 e arrivando al 10. Fiutando l'aria che tira, a oggi una minoranza di cittadini è disposta a recarsi alle urne e a dare ancora fiducia alla politica. E, invece, basterebbe imparare a memoria questa tabellina per evitare di rimanere staccati dalla realtà.

1) Smettetela una volta per tutte di dire "votate noi se non volete che vincano loro". Nessuna persona normale, nella sua vita di tutti i giorni, lavora, studia, vive, viaggia, si diverte o soffre per "rovinare" gli altri. Nella vita si fanno le cose perché si è convinti e decisi a farle, non perché si segue il principio "mors tua vita mea". Questo non è un gioco, una serie tv o una partita di calcio. Diteci perché dovremmo votare voi e non perché non dobbiamo votare gli altri: siamo grandi abbastanza per capire da soli. 

2) Non prendeteci per i fondelli con la storiella del "se state a casa, poi non lamentatevi": chi resta a casa lo fa per legittima difesa e cioè perché si è sentito talmente tante volte tradito e deluso, da non credere più a niente e nessuno. Quindi ha tutto il diritto di comportarsi come crede, visto che siete voi gli artefici di quei sentimenti di tradimento e delusione. Siete dunque gli ultimi a doverci chiamare alle urne, anche perché mossi da un interesse di parte: prima di strillare che il voto è anche un dovere, chiedetevi se il vostro dovere l'avete sempre fatto.

3) Mettetevi nei nostri panni e chiedetevi: sul lavoro o in famiglia possiamo permetterci di cambiare "casacca" per convenienza, opportunismo e cinismo, come fanno da decenni alcuni di voi sempre più spesso quando vengono mandati in parlamento da un cittadino che ha scelto anche la "casacca" che dovreste difendere fino alla fine? Durante un campionato, si va fino in fondo con la maglia della propria squadra e, poi, semmai, si cambia aria. Altrimenti si fa la figura dei traditori. Volete mettere fine almeno a questo "mercato" dove si vendono e si comprano fiducia, lealtà e fedeltà?

4) Non diteci, per favore, quello che avete fatto ma al massimo quello che non siete riusciti a fare - l'onestà spesso viene premiata, sapete? - e soprattutto quello che volete fare non in cinque anni, ma nei prossimi dieci (i progetti, perché non siano solo promesse, hanno bisogno di tempo, lavoro e pazienza). Cinque-sei cose, non cento, e giudicheremo quelle: noi sappiamo guardare al futuro ed essere anche lungimiranti, come dovreste fare anche voi.

5) Non ci interessa ciò che farete da oggi alle elezioni quando avrete un momento libero. Evitate foto, tweet, post e dirette Facebook in costume o allo stadio, alle fiere di settembre, a qualunque tipo di inaugurazione o, peggio, sui luoghi di eventuali disastri a cui questo Paese purtroppo è abituato. Comportatevi da persone semplici, serie e normali: fate i vostri bei comizi e restate nel vostro campo d'azione, senza invadere i nostri e dare l'impressione di inutili passerelle elettorali per raccattare qualche voto: non ci casca più nessuno.

6) Evitate di farvi invitare da tutti gli studi televisivi e di riempire ogni spazio di visibilità possibile immaginabile: il troppo stroppia e abbiamo già abbastanza le scatole girate per sentirci anche martellare con la stessa solfa a reti e giornali unificati per altre cinque settimane. Dite qualcosa di diverso, se potete. Non è più tempo, sempre che lo sia mai stato, in cui vince chi si fa vedere o sentire di più. Anzi.

7) Per favore, tenete alla larga dalle liste nomi che arrivano da Marte e non c'entrano un fico secco con il collegio e il territorio dove noi dovremmo andare a votare: non siamo alla pesca del luna park in cui, se siamo fortunati, troviamo il pesce grosso e se siamo sfigati una ciabatta di plastica. Rispettate l'identità e l'appartenenza a luoghi, comuni, province e regioni (secondo voi, perché la gente si fida più degli amministratori locali che dei politici nazionali?).

8) Se decidete di unirvi, apparentarvi, allearvi non fatelo perché ciò vi può recare un vantaggio numerico o personale, o per quanto detto al punto 1: ormai ce ne accorgiamo, e reagiamo di conseguenza. Siate voi stessi. Oppure, se volete sbattere contro un muro, andate avanti così e continuate a fidarvi dei sondaggi, attendendo che finisca come sta finendo da anni, cioè che vengano sbugiardati all'apertura dell'urna (ormai in cabina c'è anche più gusto a votare contro i sondaggi).

9) Lasciate perdere di cavalcare eventuali inciampi avversari che, avvicinandosi il voto, si moltiplicano e si amplificano in base al campo di appartenenza: ci siamo già qui noi a giudicare, valutare e decidere. Non perdete tempo a parlare male degli altri, perché è proprio il tempo che vi sarà mancato per dirci bene di voi.

10) Invece di far durare lo spazio di un giorno, quello dello spoglio, lo spirito cavalleresco del "complimenti al vincitore, saremo un'opposizione leale", oppure "complimenti agli avversari, governeremo per tutti e anche per loro", utilizzate questo spirito ogni giorno da oggi al 25 settembre: avrete almeno battuto l'ipocrisia.

Andrea Confalonieri

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