Curiosità - 15 settembre 2022, 20:10

La Cassiopea Mediterranea fa capolino tra le acque finalesi. Castellazzi (Verdi): "Segno della tropicalizzazione del nostro mare"

Diversi esemplari della colorata medusa avvistati tra il porto di Capo San Donato e Varigotti

La Cassiopea Mediterranea fa capolino tra le acque finalesi. Castellazzi (Verdi): "Segno della tropicalizzazione del nostro mare"

Se la vista di una medusa può evocare immediatamente un segnale di pericolo, vi sono tuttavia esemplari che attirano anche l'attenzione per la loro forma e i loro colori.

E' il caso della “Cassiopea Mediterranea” (Cotylorhiza tubercolata), avvistata nei giorni scorsi in diversi esemplari nel mare di Finale Ligure tra il porto turistico e Varigotti. Si tratta di un bellissimo celenterato di circa 40 cm, non pericoloso per la specie umana, con colori sgargianti e generalmente accompagnato da piccoli pesci pelagici. Si muove appena sotto il pelo dell'acqua seguendo il movimento delle correnti marine per le limitate capacità motorie. Il suo veleno è solo leggermente urticante, innocuo per gli esseri umani.

Una presenza figlia di un preoccupante fenomeno a livello globale, per cui già lo scorso anno, proprio di questi tempi, era stato lanciato l'allarme dopo la schiusa di alcune uova di tartarughe “Caretta Caretta”: il riscaldamento del Mar Ligure provocato dal riscaldamento globale.

E' infatti provato come anche l'abbondanza delle meduse nei mari sia una conseguenza diretta dell'aumento globale delle temperature sul nostro pianeta.

«Il Consiglio Nazionale della Ricerca ha documentato come negli ultimi dieci anni, nel Mar Mediterraneo, il numero delle meduse autoctone sia aumentato di dieci volte. Fatto molto preoccupante, provocato dal progressivo riscaldamento del mare (5/6 gradi) che ha creato le condizioni ideali per uno sviluppo di questi animali marini planctonici, insieme al proliferare sempre più grande di nuove specie ittiche aliene (pesce palla maculato, pesce scorpione, ecc.), entrate soprattutto dal canale di Suez e dallo stretto di Gibilterra (rivista scientifica “Global change biology”)» spiega Gabriello Castellazzi, storico portavoce dei Verdi provinciali e di Finale.

«Nel nostro Mar Ligure, dallo scorso mese di luglio, vengono segnalati consistenti banchi di meduse urticanti - prosegue quindi il portavoce dei Verdi finalesi - La loro presenza massiccia è un sintomo visibile del progressivo aumento di temperatura delle masse d'acqua. I biologi hanno dimostrato come la riproduzione abnorme di questi celenterati sia anche facilitata dal ridursi progressivo del numero di specie marine antagoniste».

«Le meduse sono esseri viventi importanti per l'ecosistema marino perché filtrano e puliscono le acque, rappresentando fonte di cibo per numerosi animali (tartarughe, pesci palla, cetacei ecc.) ed è prudente prestare attenzione alla loro presenza, tenendo conto che è sbagliato, oltre che contro la legge, catturarle o ucciderle» continua Castellazzi.

«La maggior parte di questi Cnidari (dal termine greco “knide” che vuol dire “ortica”) - sottolinea quindi - non rappresenta un pericolo per la specie umana ma, siccome alcuni di questi possono essere effettivamente pericolosi, è consigliabile, in caso di dubbio (specialmente per i non esperti) evitarne il contatto. Quando possibile è utile fotografarli, segnalandone la presenza al più vicino centro di ricerca (in Liguria l'Arpal o l'Acquario di Genova). Le meduse presenti nel Mar Ligure generalmente non sono pericolose e l'irritazione cutanea può essere mitigata con l'applicazione di apposite pomate. In caso di contatto con specie più aggressive è bene rimuovere dalla pelle gli eventuali filamenti dei tentacoli e lavare bene con acqua di mare (non con acqua dolce)».

Compie quindi un breve excursus sulle specie più pericolose Castellazzi: «Tra queste, che è bene non incontrare, possiamo segnalare la “Pelagia noctiluca” (medusa luminosa), urticante e con tentacoli lunghi alcuni metri. Molto più pericolosa è la “Physalia physalis” (Caravella Portoghese), fortunatamente rarissima. Questa medusa non è mortale, ma può causare vomito, svenimento e lasciare cicatrici: difficile da vedere, si rende pericolosa con i suoi tentacoli urticanti, sottili, quasi invisibili e lunghi fino a trenta metri».

Insomma, tra esemplari più o meno pericolosi, spettacolari o “banali” «si tratta dell'ennesimo segnale che dimostra ancora una volta l'urgenza di contrastare l'effetto serra ed evitare la “tropicalizzazione” dell'ecosistema marino» conclude Castellazzi.

Redazione

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