Attualità - 21 ottobre 2022, 18:50

Quando in Val Bormida c'era il mare: coralli e conchiglie raccontano

A Dego si moltiplicano gli studi geopaleontologoci con il professor Briguglio

Un periodo lontano: a Dego tra i 29 e 27 milioni di anni fa c'era il mare. L'intera zona era completamente sott'acqua. Un panorama totalmente diverso da quello odierno che trova conferme nei resti di una piccola, ma rigogliosa, scogliera corallina, ricca di coralli, alghe, molluschi, ricci di mare e altri microorganismi che popolavano il fondale marino. 

Lo scorso mese di settembre il comune valligiano ha siglato un accordo con l'Università degli Studi di Genova. L'obiettivo? Valorizzare e tutelare le evidenze geopaleontologiche. Si tratta di un sito poco conosciuto dal pubblico ma che ha visto i suoi reperti fossili viaggiare per l’Europa (Parigi e Londra) e nel mondo (New York) come indici di classificazione di diversi gruppi fossili, nonché trovare rilevanza nei dipartimenti delle università italiane. Alcuni resti indicano anche la presenza di squali e delfini. 

L'ateneo ligure ha finanziato il progetto presentato da Antonino Briguglio, professore associato di Paleontologia e Paleoecologia in servizio presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita dell'Università di Genova: "L'entroterra savonese offre moltissimi spunti. A Sassello, Mioglia e Cairo Montenotte possiamo osservare siti fossiliferi di notevole interesse". 

"Dego è una zona conosciuta da parecchi anni. I primi studi risalgano alla fine del 1800. I resti sono ben visibili, tra i meglio conservati in Liguria. Ovviamente non stiamo parlando di una barriera corallina australiana, ma comunque di un sistema strutturato e assai particolare. Si tratta di un reef unico al mondo perché racconta la sua storia. Una sorta di sito autobiografico: la nascita, passando per l'espansione e la sua diversità, fino ad arrivare alla morte, avvenuta per soffocamento a causa di un ambiente sempre meno favorevole". 

"La presenza di questi fossili consente di ricostruire la paleogeografia, il clima dell'antica Liguria e le caratteristiche del mare, come le sue correnti, la torbidità e il pH dell’acqua", aggiunge il professore. Ma come nasce il reef di Dego?

"I primissimi coralli sono cresciuti in un ambiente riparato, ai piedi di una piccola falesia o di un promontorio. Questa struttura creava una sorta di baia dove le onde erano basse e il fondale ciottoloso - prosegue - Uno sviluppo, cosi come in tutti gli altri reef liguri, avvenuto all'interno di un sistema tettonicamente instabile a causa dell’orogenesi alpina che andava completandosi. Tale situazione ha portato alla creazione di rilievi sempre più accentuati, nonché alla formazione di reticoli fluviali importanti". 

La crescita si è fatta sempre più lenta, i sedimenti fluviali in un ambiente marino sempre più profondo dato l'innalzamento del mare hanno ricoperto il reef portando alla scomparsa dei coralli. Lasciando solamente alghe, molluschi e piccoli organismi: "Un cambio di biosfera generato dall'aumento di torbidità dell'acqua. I coralli preservati prediligono acque limpide e ben illuminate". 

Il finale della storia è leggibile sulle rocce: "Il clima era diventato tanto caldo da consentire il sostentamento di un reef, ma dato il livello di profondità del mare la luce non aveva nessuna possibilità di raggiungere il fondale - spiega - Questo innalzamento delle temperature è conosciuto con il nome di 'Late Oligocene Warming Event'. A Dego abbiamo chiari segnali che la ripresa delle attività fotosintetiche in acque basse ci sia effettivamente stata durante questo evento climatico". 

Nell'ambito di questa collaborazione tra comune e Università è in programma una giornata di studio su invito: "Ci sarà una parte teorica con l'intervento di esperti internazionali e italiani, nonché la visita all'affioramento", conclude il professore Briguglio. 

In questi giorni l'amministrazione comunale è al lavoro per pulire e mettere in sicurezza il sentiero che porta al sito geopalentologico: "Noi deghesi abbiamo sempre saputo che una volta c'era il mare e della presenza di conchiglie nelle frazioni di Costalupara e Carpezzo. Sono cose che si tramandano, ma nulla più - spiega il vice sindaco Corrado Ghione - Qualche mese fa parlando con un'amica siamo venuti a conoscenza degli studi dell'Università di Genova, cosi contattando l'ateneo, abbiamo scoperto che il sito di Dego è conosciuto in tutto il mondo. Oltre alla scogliera corallina, alcune conchiglie hanno preso il nome di "Degis" perchè ritrovate sul nostro territorio". 

"Come amministrazione comunale abbiamo deciso di valorizzare questo progetto, con l'aiuto prezioso dell'Università di Genova, dello stabilimento Verallia e del Circolo Culturale Dego, soprattutto a scopo turistico e per le scuole. La giornata di studio ha come obiettivo far conoscere questa realtà alle amministrazioni comunali e alle associazioni. In seguito verrà organizzato un secondo evento aperto a tutti", conclude il vice sindaco Ghione.