Attualità - 18 febbraio 2025, 14:54

Giallo esplosione sulla Seajewel, Rete fermiamo le fonti fossili: "Inimmaginabile l'effetto se la nave fosse stata una gasiera"

"I cittadini del comprensorio savonese hanno già pagato e stanno tuttora pagando il loro pesante tributo in termini di rischio ambientale e di inquinamento". La preoccupazione anche di Arci

Non si è ancora placata la preoccupazione per il progetto di Snam per posizionamento della nave rigassificatrice Italis Lng a circa 4 km da Vado e a 2.9 km da Savona, che con le presunti esplosioni sullo scafo della nave petroliera Seajewel ha riacceso ulteriormente l'ansia nei comitati. 

"Non vogliamo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se a meno di 3 chilometri a largo di Savona, al posto della petroliera ci fossero stati un rigassificatore e una nave gasiera che contiene l'equivalente di 100 milioni di metri cubi di gas, ovvero un potere calorico potenziale di quasi un megatone (un milione di tonnellate di tritolo), nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche - spiegano dalla Rete fermiamo le fonti fossili - E sempre a proposito di nucleare, è inimmaginabile anche l'effetto devastante che si creerebbe se l'attentato avvenisse a una centrale nucleare di nuova generazione, progetto recentemente enunciato dal Governatore Bucci". 

Alta l'attenzione quindi anche sull'ipotesi legata al nucleare di nuova generazione in Liguria e al termovalorizzatore da collocare nel savonese. 

"Ormai gli scenari geopolitici internazionali stanno diventando sempre più instabili, e i fattori di rischio attentati sempre più consistenti, come più volte segnalato dai comitati savonesi - continuano - possibile quindi ipotizzare di decidere di installare rigassificatori, depositi di GLN o di bitume o addirittura una centrale nucleare in un'area come quella savonese fortemente antropizzata e con altre rilevanti fonti di rischio: centrale a turbogas, due porti, navi petroliere, tante industrie a Rischio Incidente Rilevante, con almeno 800.000 metri cubi di prodotti petroliferi (più di 10 metri cubi a testa)".

"I cittadini del comprensorio savonese hanno già pagato e stanno tuttora pagando il loro pesante tributo in termini di rischio ambientale e di inquinamento, e non accetteranno mai più altri progetti simili" concludono.

"Ci hanno dato prima dei terrapiattisti e poi, accusa non meno denigratoria e grave, di allarmismi, quando mettevamo in guardia dal pericolo rappresentato dalla presenza della nave rigassificatrice ex Golar Tundra nella rada di Vado - Savona - spiega Franco Zunino Presidente ARCI Savona - Quanto accaduto alla "Seajewel" dimostra, drammaticamente, che le nostre preoccupazioni non erano per nulla esagerate. Non vogliamo neppure pensare alle conseguenze che si sarebbero avute se qualcosa del genere fosse avvenuto alla nave rigassificatrice in rada. Ricordiamo peraltro che nel territorio circostante esistono altre attività industriali sottoposte alla legge Seveso, riguardante attività altamente pericolose. L'effetto "catena" sarebbe stato devastante per un territorio peraltro densamente abitato. La contrarietà al rigassificatore è una scelta sensata, irresponsabile è continuare a pensare di portare avanti un progetto sbagliato dal punto di vista ambientale e pericoloso".