Riceviamo e pubblichiamo questa lettera arrivata alla nostra redazione da Fabio Caffarena:
Il primo maggio, verso le 11.30, ho rischiato un incidente a bordo del mio motociclo: un gruppo di “bikers” è sbucato – contromano – dalla discesa che conduce al campo sportivo Viola e alla Finale Outdoor Base e si è immesso improvvisamente nella provinciale che conduce a Gorra per voltare dopo pochi metri a sinistra ed entrare a Finalborgo da Porta Testa. Il tutto irridendo i motociclisti e gli automobilisti che hanno rischiato uno scontro".
"Quante infrazioni hanno inanellato in una manciata di secondi? I prevedibili, numerosi detrattori di questo mio scritto non evochino l’episodio isolato, perché sono di dominio pubblico le sistematiche infrazioni al codice della strada da parte dei “bikers”. Evidenza involontariamente confermata dai cartelli disseminati a Finalborgo per invitare i ciclisti a portare a mano nel centro storico le loro preziose fuoriserie a pedali. Insomma, una resa a far rispettare le regole, fatta passare per benevola accoglienza turistica. Ma non solo, orribili rastrelliere hanno ormai invaso il Borgo, a scapito delle panchine, per consentire agli avventori dei locali di avere le biciclette vicine, a vista. Certo, sono mezzi costosi, e proprio per questo i loro proprietari potrebbero permettersi parcheggi a pagamento sistemati extra moenia, in spazi da individuare con criterio e appositamente attrezzati".
"A volte alcuni cittadini non possono neppure uscire di casa perché le biciclette sono addossate ai portoni – ma nel 2024 è capitato anche di vederle parcheggiate all’interno dell’Oratorio dei Disciplinanti – in un Borgo ormai a misura di biciclette, appunto, e non di pedoni. In generale, in una città che è disposta a rinunciare alla sicurezza della mobilità pubblica e a parte del proprio decoro per assecondare i “bikers”, che talvolta si ritengono perfino autorizzati a lavare ovunque, comprese le pubbliche vie, i loro mezzi infangati".
"Tutto ciò è frutto di scelte che blandiscono convenienze economiche contingenti: nella narrazione del territorio, il patrimonio storico e culturale del finalese sembra rappresenti un elemento di corredo retorico, un orpello, in rapporto – e probabilmente in subordine – all’”outdoor” (o meglio, all’”universo mountain bike”)".
"Un settore che porta denaro, ma a quale prezzo? Ho l’impressione che la visione sia miope, limitata al piccolo cabotaggio commerciale: ciò potrebbe essere anche un auspicio, perché se si trattasse di una visione a lungo termine della città sarebbe anche peggio. Quanto siamo disposti a concedere, in termini di gestione e salvaguardia del territorio, di decoro, di storia e cultura? Finale Ligure è stata per un secolo 'città del volo': l’industria aeronautica Piaggio & C. negli anni Trenta del Novecento fondò anche una scuola per formare le proprie maestranze, contribuendo a creare una reale cultura del lavoro, un’identità locale. È stata una “città con le ali”, disposta a diventare improvvida e smemorata 'città dei pedali.
Fabio Caffarena