“Comprendiamo che la materia di cui si parla sia particolarmente complessa. Ma vogliamo comunque rassicurare l’opposizione: la scelta della dimensione dell’impianto finale del ciclo dei rifiuti in Liguria è stata tecnica, sulla base del Piano regionale approvato nel 2022, per ridurre al minimo l’utilizzo delle discariche, su cui, va ricordato, si basava il sistema ligure fino a dieci anni fa, quando l’abbiamo ereditato dal centrosinistra. Chi oggi solleva polemiche sulla possibilità di smaltire nel futuro impianto di chiusura del ciclo anche una quota di rifiuti speciali, compatibili per legge, forse non sa che questo avviene in tutti gli impianti italiani. Senza dimenticare che rappresenta le stesse forze politiche che oggi stanno realizzando il più grande termovalorizzatore del Paese a Roma”.
Così l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti Giacomo Raul Giampedrone a margine del Consiglio regionale.
“La taglia individuata come indicativa negli indirizzi forniti all’Agenzia regionale Arlir – prosegue Giampedrone – è legata alla necessità di assicurare migliori prestazioni sinergiche dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico con economie di scala rispetto ai costi di costruzione e gestione. La scelta dell’impianto, non solo rispetto alla ‘taglia’ ma anche alla tecnologia (valorizzazione energetica o waste to chemical), influenzerà anche le future decisioni sul trattamento dell’indifferenziato, oltre che sulla possibilità di smaltimento nell’impianto di alcune tipologie di rifiuti speciali compatibili. Questo consentirà un’ulteriore diminuzione del ricorso alle discariche regionali o dell’invio ad impianti extraregionali, con benefici ambientali oltre che economici a vantaggio di tariffe più sostenibili per le comunità locali”.
Dal punto di vista tecnico, per quanto riguarda il rifiuto urbano indifferenziato la pianificazione traguarda un obiettivo minimo del 67% di raccolta differenziata sul territorio regionale a valle di una ulteriore riduzione del rifiuto urbano prodotto pari al 4% in meno rispetto al 2019 e stima in circa 260mila tonnellate/anno il volume da gestire. A tale volume devono essere aggiunte quote rilevanti di scarti della raccolta differenziata energeticamente valorizzabili, stimati dal medesimo piano regionale in poco meno di 30mila tonnellate/anno, sempre che si raggiungano come da obiettivo regionale raccolte differenziate di elevata qualità.
Oltre ai rifiuti urbani, il Piano sottolinea come la produzione di rifiuti da attività produttive in Liguria sia oltre tre volte quella dei rifiuti urbani, attestandosi su circa 2.600.000 tonnellate/anno di rifiuti speciali. Una parte di questi flussi, compatibile per legge, come ad esempio quote di fanghi da depurazione (attualmente destinati a discarica) e rifiuti sanitari a rischio infettivo (come ad esempio siringhe, garze o altri presidi ospedalieri che per legge devono essere smaltiti tramite termodistruzione, attualmente inviati ad impianti di altre regioni), potranno trovare opportune sinergie nel trattamento a recupero in un impianto d’ambito regionale.
Il Piano e la recente delibera regionale 71/2025 forniscono anche gli indirizzi vincolanti all’Agenzia regionale (Arlir) per tutti gli adempimenti finalizzati alla realizzazione dell’impianto: ogni valutazione rispetto alle proposte che perverranno, anche in merito alla taglia definitiva, dovrà essere coerente con gli obiettivi di riduzione della produzione di rifiuti e di massimizzazione del recupero attraverso una efficiente raccolta differenziata, che la pianificazione pone a livello prioritario, nonché alla necessità di ridurre al minimo il ricorso alla discarica e soluzioni extraregionali, con la duplice e parallela finalità di ridurre gli impatti ambientali complessivi ed i costi a carico delle comunità locali e delle imprese liguri.