800 euro di multa e la condanna al risarcimento per Mario Giordano e il collega Nicolò Calcagno e 600 euro oltre al risarcimento per la giornalista Annalisa Grandi e Elisabetta Verdino.
Questa la sentenza del giudice Veronica Desei a conclusione del procedimento per presunta diffamazione aggravata per il quale erano stati rinviati a giudizio il giornalista presentatore del programma in onda su Rete 4 "Fuori dal Coro" Giordano e i colleghi Calcagno e Grandi oltre a Verdino, proprietaria dell'abitazione che aveva lanciato l'allarme per una presunta occupazione abusiva.
L'albenganese Alessandro Cannarozzo si era invece costituito come parte civile insieme alla moglie Enrica Alladio.
Tra il 2021 e il 2022 infatti erano andate in onda quattro puntate con al centro il tema delle "occupazioni abusive" degli alloggi e la troupe si sarebbe concentrata sulla coppia che però non avrebbe occupato abusivamente l'alloggio dove vivevano con un contratto regolare d'affitto ma erano in realtà solo in arretrato con il pagamento di due mensilità degli affitti.
Durante un servizio avevano inoltre specificato che l'uomo nella casa "svolge illegalmente l'attività di tatuatore" e "ci coltivava marijuana per un'azienda di cui è amministratore".
Sul tema tatuaggi proprio Calcagno lo aveva contattato telefonicamente per avere un appuntamento in abitazione ma Cannarozzo aveva negato quella possibilità.
Con i servizi che avevano creato problemi nella vita della coppia, con l'uomo che aveva dovuto cambiare persino sede di lavoro.
In aula oltre alle diverse testimonianze erano stati visionati i filmati con gli spezzoni dei servizi andati in onda.
A favore di Alessandro Cannarozzo inoltre sono stati disposti dal giudice 20000 euro di provvisionale immediatamente esecutiva e per la moglie Enrica Alladio 10000 euro, rimandando al giudice civile per il maggior danno. Tutti gli imputati sono stati condannati a pagare le spese processuali.
Entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni della sentenza.
Le parti offese erano assistite dagli avvocati Antonio Falchero e Pierluigi Pesce.
"Non sono ladri di case perché avevano un regolare contratto e non c’è interesse pubblico a diffondere notizie personali e diffamanti - ha commentato Falchero soddisfatto - Non hanno poi menzionato nei servizi la sospensione dei sfratti a causa del Covid ed hanno utilizzato termini diffamanti, calcando su aspetti della vita privata. Il giudice, che ringrazio per lo scrupoloso impegno di studio e di approfondimento, ha accolto tutte le nostre tesi".
Giordano, Calcagno e Grandi erano difesi dall'avvocato Salvatore Pino, Verdino dal legale Monica Gallizia.