È un muro compatto quello che si leva contro il progetto regionale per la costruzione di un termovalorizzatore. La Regione Liguria potrebbe avviare a breve il bando. La Rete Liguria dei Comitati e delle Associazioni – un coordinamento che raggruppa oltre settanta realtà dal Ponente alla provincia spezzina – respinge senza appello la proposta.
"Quello proposto è un impianto che puzza di morte - attaccano i comitati - Morte della democrazia, morte della salute dei cittadini e morte dell'ambiente". Una posizione netta, accompagnata dalla denuncia di quello che viene definito "un continuo tentativo di contrapporre comunità intere di cittadini, mettendole l'una contro l'altra", con riferimento alle ipotesi localizzative di Ferrania, nel comune di Cairo Montenotte, e di Scarpino nel territorio genovese.
La Rete contesta nel merito la scelta dell'incenerimento. "L'unica soluzione efficiente per un'economia circolare non è sicuramente quella che prevede l'installazione di una struttura volta a incenerire i rifiuti", sostengono, proponendo in alternativa di considerare "il cassonetto dell'immondizia come una miniera urbana da cui estrarre le materie prime seconde necessarie".
Sul piano tecnico, i comitati contestano i rendimenti energetici dell'impianto – "pari al 21-22% contro il 42% di una centrale termoelettrica tradizionale" – e ricordano che "gli inceneritori non eliminano la discarica perché producono il 30% in peso di ceneri, a cui si aggiunge un 3% di rifiuti pericolosi derivanti dal sistema di depurazione dei fumi".
La controproposta punta sul potenziamento della raccolta differenziata "almeno fino al raggiungimento degli obiettivi europei di effettivo riciclaggio del 65%", insieme alla realizzazione di impianti di trattamento meccanico-biologico e biodigestione.
"La Regione Liguria persiste nel mostrare un totale disinteresse alla vita e all'ecosistema", concludono i firmatari.










