Al Direttore - 05 gennaio 2017, 10:00

Andammo di notte come dei ladri ai Blandri di Piana Crixia

Di Bruno Chiarlone Debenedetti

Andammo di notte come dei ladri ai Blandri di Piana Crixia

Ogni situazione imprevista si presenta ogni volta con sfumature diverse, graficamente e pittoricamente contornata dall’ombra che sfuma; non vi è mai un iter immaginabile a priori.

Ma nel momento che tutto accade si definiscono nello spazio visivo i parametri dell’immagine ben visibile, fornisce alcune spiegazioni e genera nello stesso tempo nuovi interrogativi.

Intanto cerca velocemente una sua direzione precisa, solo occhi ben aperti possono coglierne tutti gli aspetti inediti.

A sorpresa, almeno per noi, lo avevamo trovato, nel cuor della notte, da solo in quella vecchia casa dei Blandri, a metà collina. Le imposte della stanza a piano terra erano solo accostate e lo potemmo vedere sbirciando da fuori.

L'uomo con i capelli bianchi aveva posata sul tavolo la mano aperta come in attesa di un segno importante, ma era già un segno per tutti la mano stessa, era un suo modo di aprirsi ad ogni eventuale dialogo.

Tutto attorno come un disegno d’anatomia, la mano consolidava la sua forma evidente, ma poi tutto si fermava in quella visione statica di quiete apparente.

Il cane davanti alla casa si mise ad abbaiare e si avventava, ma la catena era corta e non arrivava a morderci o graffiarci.

Bisognava introdursi nella casa e comparire improvvisamente dinanzi all’uomo per studiare la sua reazione. Al momento, sic stantibus rebus, stando così le cose,  nessuno di noi era in grado di prevedere azioni successive né immaginare in prospettiva una dinamica di qualche pur modesto rilievo; in quel preciso frangente ci mancava ogni fantasia, ci sfuggiva totalmente qualsiasi legame diretto tra quella mano e il suo cervello, sede primaria di tutto quello che poteva compiere.

La necessaria consecutio temporis tuttavia voleva un risposta palese e conclusiva al ragionamento sulla mano, alla nostra visita notturna di soppiatto, una risposta plausibile che fornisse spiegazioni esaurienti e chiudesse in gloria questa breve dissertazione che casualmente si incrocia con altri spunti dinamici. Ma a priori era chiaro che non si poteva dire nulla in merito, neppure sfiorare lontanamente il concreto: si poteva solo ragionare a cose fatte perché non vi erano abbastanza elementi per pensare in modo diverso e minimamente costruttivo.

 

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